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apologetica

La Bussola Mensile: non il mese del pride ma del Sacro Cuore

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350 anni fa le apparizioni di Gesù a Paray-le-Monial: l'appello dell'amore di Dio a riaffermare il Suo Regno sui cuori e sulla società. Una speranza anche per il nostro mondo secolarizzato, a condizione di lasciarsi amare e perdonare.

Editoriali 13_06_2025

 

Il mese di giugno, ormai, è definito il “mese del pride”, ma fino a poco tempo fa per ogni cristiano è sempre stato il mese del Sacro Cuore di Gesù. Lo ricorda il direttore Riccardo Cascioli nell’editoriale della Bussola Mensile.
La devozione al Sacro Cuore di Gesù è, nel sentire comune, legata alle apparizioni a Santa Margherita Maria Alacoque, ma queste ultime «non sono l’origine di questa devozione: essa nacque sul Calvario, quando la lancia di un soldato squarciò il costato del Salvatore». Padre Bertrand-Marie Guillaume ripercorre la storia dei santi che, nei secoli, hanno dato il via alla devozione, «il cui vero iniziatore fu San Bernardo di Chiaravalle (1090-1153)». Le apparizioni del Sacro Cuore a Santa Margherita, di cui «quest’anno si concludono le celebrazioni per il 350° anniversario», sono le più note, in quanto Cristo stesso chiese alla Visitandina di «istituire una festa liturgica dedicata a onorare il suo Cuore».

Mons. Dominique Rey delinea per i lettori «un percorso spirituale in otto tappe per crescere nell’intimità con il Cuore di Cristo». Alla base, c’è l’adorazione eucaristica, attraverso la quale «Cristo evangelizza e purifica il nostro corpo e la nostra interiorità». Secondariamente, dobbiamo riparare i peccati «offrendo la nostra vita» e «consolare Cristo attraverso i sentimenti di pietà che la sua agonia ci ispira». Tutto ciò ci permette di assaporare il perdono di Dio per noi e la conseguente «guarigione della nostra anima», la quale, mondata dal peccato, sperimenta la saggezza del cuore. Ricorrendo a Maria, madre di ogni misericordia, possiamo infine diventare dei veri apostoli e artefici di misericordia.

Nel suo articolo, Miriam Savarese coglie il collegamento fra la devozione al Sacro Cuore di Gesù e la Dottrina sociale della Chiesa, poiché «lo scopo della devozione era restaurare l’ordine cristiano nella società», «sconfiggere il regno di Satana sul mondo» e affrettare «l’avvento di un ordine sociopolitico realmente cristiano» attraverso la riparazione delle offese rivolte a Cristo. La devozione è quindi «un modo per ribadire il ruolo di Cristo nella società e nella storia, la sua Regalità», per riaffermare e ricostruire il Suo Regno.

Cristo apparve alla Santa visitandina proprio mentre imperversava il giansenismo in Francia e la devozione al Sacro Cuore di Gesù fu la risposta che Dio diede per contrastarlo, come spiega padre Paul Roy citando la Dilexit nos: «al disprezzo dei giansenisti per ciò che è umano, affettivo e corporeo, Cristo ha risposto con una manifestazione decisamente sensibile della profondità del suo amore». Ma la devozione al Sacro Cuore è risposta anche al “giansenismo moderno” che in questo mondo secolarizzato riemerge nell’opposizione corpo-spirito.

Il matrimonio ormai è messo alla stregua di una qualsiasi unione civile o delle coppie di fatto – scrive Stefano Fontana – ma già papa Leone XIII nelle sue encicliche sociali sottolineava come solo il matrimonio religioso sia «alla base della famiglia e quindi della società intera», infatti è proprio dentro il matrimonio che hanno origine società e socialità, in quanto esso rappresenta la «prima accoglienza reciproca non motivata dall’utile ma dalla gratuità tra due persone».

Tommaso Scandroglio, attraverso la logica, scardina il pensiero comune secondo cui l’omosessualità non sia contro natura. Attraverso il principio di proporzionalità vediamo come la relazione omosessuale non sia dotata naturalmente del mezzo adeguato per soddisfare il fine dell’amore carnale, ossia quello unitivo e quello procreativo.

Il Risorgimento, osannato dalla storia, segnò un periodo di forte livore anticattolico, di cui Giorgio Cavallo narra le origini. La monarchia di Carlo Alberto, personalmente cattolicissimo, si pose «a capo della Rivoluzione essenzialmente per domarla, contenendo il suo afflato anticattolico» – oltre che per motivi espansionistici – ma «gli andò male». Meno mistico il figlio Vittorio Emanuele, che tuttavia «cercò in ogni modo di contenere la deriva radicale».

Uno dei tanti motivi che allontanano i fedeli dalla religione è l’identificazione di questa esclusivamente in atti di culto o in obblighi e divieti oppure nel mero “fare del bene”. Ma la religione non è solo questo, anche perché se così fosse essa non sarebbe tanto dissimile da un dovere più o meno gravoso. Fa chiarezza su questo don Stefano Bimbi, dimostrando che questi sono solo la base di un più ampio cammino spirituale che porta a un’autentica relazione d’amore con Dio.

Luisella Scrosati fa una netta distinzione tra ciò che esprime e ciò che non esprime il sensus fidei, ovvero il “senso della fede o dei fedeli”. Non esprime solo il senso della fede dei laici ma «di tutto il popolo di Dio gerarchicamente ordinato»; «l’universale consenso che caratterizza il sensus fidei … è non solo sincronico … ma è anche diacronico»; inoltre, non bisogna pensare che il senso dei fedeli possa in qualche modo contraddire ciò che insegna il Magistero.

È certamente doveroso correggere il fratello, ce lo chiede la Parola di Dio – quindi è evidentemente sbagliato non farlo per mantenere il quieto vivere o i buoni rapporti con l’altro – ma come correggere senza ferire e per portare frutto? Don Corrado Signori prende ad esempio la figura dell’antenato del chirurgo che, con un coltello in mano, doveva saper incidere con delicatezza «solo il male e cercando di procurare il meno dolore possibile».

Diego Manetti prende spunto da «un testo che raccoglie le locuzioni interiori che un monaco benedettino irlandese ha ricevuto» da Gesù stesso, di cui non è stata riconosciuta l’origine soprannaturale ma che è stato definito «in linea con la fede e la dottrina cattolica», per spiegare i benefici che l’adorazione eucaristica ha sulle anime, fra i quali il dono di saper pregare, il dono della «fede nel mistero della Santissima Eucarestia, che cresce in proporzione al tempo» trascorso in adorazione, e la guarigione del corpo e dell’anima. «L’adorazione - quindi - è indicata come medicina per risanare la fede». E fa miracoli.