La Basilica di San Marco a Venezia
La Basilica di San Marco a Venezia dall'828 custodisce le reliquie del santo, patrono della città. Voluta dal doge Giustiniano Particiaco, è espressione incantevole dell'eredità bizzantina di Venezia.
"Pax tibi Marce, Evangelista meus" si legge sul libro aperto di cui è dotato il leone, alato e armato di spada, divenuto simbolo di San Marco, evangelizzatore delle genti venete e patrono della città di Venezia. E’ dall’anno 828 che in laguna se ne custodiscono le reliquie, traslate via mare da Alessandria d’Egitto, di cui Marco era stato vescovo. Fu il doge Giustiniano Particiaco ad accogliere il corpo, disponendo la costruzione di una chiesa che ne fosse degno sepolcro. Iniziata nel 1063 su modello di quella dei Dodici Apostoli a Costantinopoli, la basilica venne consacrata nel 1094 con la deposizione delle sacre spoglie nell’arca della cripta sotto l’altare maggiore.
La struttura, incantevole espressione dell’eredità bizantina accolta da Venezia, è a croce greca, con il braccio longitudinale più lungo del transetto. Le cinque cupole orientaleggianti che ne caratterizzano l’aspetto esterno sono il simbolo della presenza di Dio. E all’ombra di queste cupole la città è cresciuta e vive, avendo sviluppato, nei confronti del proprio patrono, una sempre più profonda devozione, concretamente visibile e tangibile nei diversi rifacimenti, ingrandimenti e interventi decorativi che si sono susseguiti nei secoli.
Ad esempio i mosaici: sono oltre 8.000 i metri quadrati, tra volte, cupole e pareti, dentro e fuori, rivestiti dall’apparato musivo. Tutto ebbe inizio nel 1071, secondo un programma iconografico forse ispirato da un teologo greco, Jacopo Venetico, studioso di Aristotele. E’ probabile, però, che anche altri iconografi abbiano contribuito alla composizione generale, essendosi quest’ultima protratta per circa otto secoli. E se nell’atrio si snodano episodi tratti dal Vecchio Testamento, più precisamente dal Pentateuco, realizzati nei primi decenni del 1200, all’interno il tema dominante è il Nuovo Testamento, incentrato sulla figura di Cristo e su quella della Vergine, strumento di raccordo tra le due ere. Diversi cicli celebrano, inoltre, il Santo titolare di cui si racconta la vita, ponendo particolare attenzione alla stesura del suo Vangelo e alla sua opera di evangelizzazione. La figura isolata di San Marco in vesti liturgiche compare anche nel catino del portone centrale d’ingresso e venne eseguita nel 1545 forse su cartone di Lorenzo Lotto o Tiziano.
La facciata marmorea è un gioco di colori e volumi generato dai molteplici materiali di spoglio con cui venne costruita nel XIII secolo. Nell’ordine superiore una terrazza percorribile conserva al centro la celebre quadriga di bronzo dorato e argentato, proveniente da Costantinopoli. Il visitatore accede alla basilica attraversando il nartece, nella cui fievole luce brillano i mosaici dei cupolini con scene veterotestamentarie che preludono la celebrazione della venuta di Cristo nella decorazione interna. Quest’ultima è un tripudio di mosaici, che si alternano a marmi policromi solo nel registro inferiore delle pareti, a delimitare la zona celeste da quella terrestre. Di marmo, infatti, è anche il pavimento con motivi geometrici e figure di animali, risalente al XII secolo.
Unico esempio al mondo di oreficeria gotica di grandi dimensioni rimasto integro è, infine, la Pala d’oro, dietro l’altare maggiore, realizzata con smalti su lamina d’argento dorato a Bisanzio tra il X e il XII secolo. Il Pantocratore, nel riquadro inferiore, è circondato da evangelisti, profeti, apostoli e angeli mentre le formelle del contorno raccontano episodi della vita di Gesù e di San Marco. Tempio di vita civile oltre che religiosa, la basilica marciana è stata per mille anni Cappella Ducale dipendente direttamente dal Doge e solo nel 1807, su disposizione del Bonaparte per mano del quale era caduta la Serenissima Repubblica, è divenuta sede del Patriarca di Venezia e Cattedrale cittadina.