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ELEZIONI USA

Kamala Harris alla Cnn, candidata da accettare "a scatola chiusa"

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Domande da una giornalista amica, nessun contraddittorio vero, un ambiente controllato: Kamala Harris, dopo 38 giorni da candidata, rilascia la sua prima intervista. Ma è più uno spot elettorale.

Esteri 31_08_2024
Kamala Harris (La Presse)

E finalmente, dopo 38 giorni di latitanza, Kamala Harris ha parlato con dei giornalisti veri. Finora aveva solo tenuto discorsi (aiutandosi col “gobbo”) in ambienti amici e con una preparazione alle spalle. L’intervista del 29 agosto è dunque la prima da quando la Harris ha informalmente accettato la candidatura presidenziale, succedendo a Biden il 21 luglio scorso. Candidatura che è stata formalizzata nella Convention Nazionale Democratica di Chicago, il 23 agosto.

Anche nell’intervista, la Harris ha giocato in casa: l’ha rilasciata alla giornalista Dana Bash, della Cnn, notoriamente un’emittente vicina ai Democratici, da sempre. Dalla giornalista, infatti, non è mai stata messa in difficoltà. Le domande parevano concordate in anticipo, tanto erano costruite apposta per permettere a Kamala Harris di esporre il suo programma e soprattutto mostrare il suo volto più moderato, in modo da fugare le paure degli elettori indipendenti e indecisi. Ha potuto raccontare dei momenti in cui ha ricevuto l’investitura da Biden, della sua famiglia, della sua vita personale.

Al suo fianco c’era Tim Walz, candidato vicepresidente scelto da Kamala poco prima dell’inizio della Convention. A Walz sono state rivolte domande su gaffe che ha fatto nei suoi ultimi discorsi, prima di tutto, l’affermazione di aver portato “il fucile in guerra”, ma nonostante la lunga carriera nella Guardia Nazionale, non è mai stato al fronte (e su questo viene rimproverato da JD Vance che in Iraq c’è stato e ha combattuto). Ma anche a Walz è stata data, più che altro, l’opportunità di scusarsi per le gaffe, “dovute alle forti emozioni” della campagna elettorale e non è stata fatta alcuna pressione da parte della Bash.

Nonostante l’ambiente amico e le domande ben poco sfidanti, la candidata democratica è caduta in contraddizione (rispetto al suo passato recente) su diversi temi. A partire dal fracking, cioè la tecnica per estrarre gas di scisti dal sottosuolo, fortemente contestata dagli ecologisti. Stati chiave per queste elezioni, prima di tutto la Pennsylvania, avrebbero tutto da perdere in caso di divieto del fracking e nella sua campagna per le primarie democratiche del 2019, la Harris aveva dichiarato «Non c’è alcun dubbio che io sia per il divieto del fracking». Ma a quattro anni di distanza, a Dana Bash risponde che «Una volta presidente, io non porrò alcun divieto sul fracking».

Come spiega il cambio di rotta, pur affermando di «Rimanere fedele ai miei valori»? L’aspirante inquilina della Casa Bianca afferma che, con i livelli attuali di emissioni di CO2, il divieto del fracking sia ormai superfluo. «Ciò che ho visto è che noi possiamo crescere e possiamo incrementare l’energia verde pur senza vietare il fracking». Una giornalista più attenta avrebbe potuto chiedere approfondimenti e non si sarebbe accontentata di una spiegazione così superficiale, ma non Dana Bash della CNN, che invece ha lasciato correre ed è passata ad altri argomenti.

Ma anche sull’immigrazione, la Harris, che nel 2019 era sostenitrice della depenalizzazione dell’ingresso illegale negli Usa, oggi si presenta come una candidata “legge e ordine”, promotrice della legge bipartisan (ancora ferma al Congresso) volta a punire più severamente il traffico di esseri umani. Adesso, nelle sue risposte e nei suoi discorsi, la Harris non è più quella del 2019, ma un’aspirante presidente che, una volta alla Casa Bianca, completerebbe la costruzione del “muro”, cavallo di battaglia di Trump. E anzi, vanta un passato di procuratrice, in California, in cui faceva arrestare narcos e trafficanti di uomini. Anche su questo punto, resta un mistero come, perché e quando abbia cambiato idea, rispetto a pochi anni fa, a un passato che tutti ricordano. E anche qui Dana Bash non ha messo in difficoltà la sua intervistata che, dal 2021, avrebbe un’autorità da “zar” sulla frontiera meridionale e quindi è responsabile del disastro che si è verificato in questi quattro anni con ingressi record di immigrati illegali: 11 milioni di attraversamenti del confine dall’ottobre 2019 al giugno 2024.

La Harris è stata anche molto equilibrata sulla politica estera, in particolar modo sulla guerra a Gaza. Conosciuta come maggiormente pro-Palestina rispetto a Biden, ha però seguito fedelmente la linea del partito, l’obiettivo dei “due popoli in due Stati”, bilanciando la sicurezza e il diritto di Israele a difendersi con la nascita di uno Stato di Palestina. Infine, si è detta disponibile a nominare anche un Repubblicano nella sua prossima amministrazione, dimostrando un’inaspettata propensione bi-partisan. Non ha fatto nomi, ma ci sono molti Repubblicani never-Trump, molto ostili al candidato presidente, soprattutto nell’ambiente dei neoconservatori. Cooptare uno di quelli, però, sarebbe un modo per spaccare ulteriormente il Grand Old Party.

Tutto sommato la Harris non fa che proporsi come continuatrice della linea di Biden e loda i risultati della sua amministrazione. Poco o nulla da dire, quindi, sull’inflazione che ha aumentato i prezzi per tutti gli americani, il declino dell’ordine pubblico, il caos internazionale crescente e il caos al confine meridionale, i costi della politica Green e l’aumento delle tensioni sociali (con le occupazioni delle università, soprattutto) che hanno caratterizzato questi quattro anni. E non può spiegarlo nemmeno, se nessuno la incalza con le domande. Ma nell’intervista della Cnn non si è mai arrivati a un confronto vero su questi problemi.

Kamala Harris, dunque, resta un candidato di cui si deve accettare l’immagine così come viene presentata dal Partito Democratico e dai media. Questa surreale condizione non è cambiata dopo l’intervista alla Cnn. Da quando ha iniziato la sua corsa alla Casa Bianca, è il candidato di cui sappiamo meno nella storia delle elezioni recenti. La prossima sfida arriverà il 10 settembre, con il primo dibattito televisivo con Donald Trump. In quel caso dovrà, per forza, mostrare il suo vero volto.