Italiani in fuga dal Venezuela, vittime della burocrazia
Gli italiani emigrati in Venezuela in ben altri periodi storici, adesso affrontano fame, crisi e repressione come tutti gli altri. E tentano di tornare in Italia. Ma l'impresa, come denunciano i rappresentanti degli italiani all'estero, si presenta molto più difficile del previsto, a causa delle burocrazia italiana che rende impossibili anche le cose facili.
“Sono venezuelana, figlia di un italiano e abbiamo dovuto chiedere asilo politico in Italia”. Purtroppo “mio padre ha perso la cittadinanza in Venezuela quando è stato costretto a prendere la cittadinanza venezuelana nel 1975, perché era quasi un obbligo per poter lavorare. Ora mio padre ha l’Alzheimer e siamo in una situazione davvero difficile, perché sono un'infermiera professionale con specializzazione ma non riesco a lavorare”. A parlare è Angela Perugini, una ragazza venezuelana ma anche un’italiana per diritto di sangue, anche se senza cittadinanza.
Angela non è l’unica: in Italia ci sono migliaia di venezuelani come lei in condizioni precarie. Non solo venezuelani, soprattutto italo-venezuelani che hanno lasciato tutto in Venezuela e sono scappati via senza niente, con la loro vita in due valigie, così come i loro antenati sono scappati dell’Italia ai tempi delle guerre mondiali. Oggi invece tornano alle radici, con la speranza di avere accoglienza o almeno di veder finire il loro dramma, ma si trovano davanti numerosi ostacoli che impediscono la loro integrazione.
In Italia tutto quello che può essere facile viene reso impossibile. Dall’omologazione di un titolo di studio, alla conversione della patente di guida o al semplice rilascio della carta d’identità, tutto diventa una via crucis per chi ha lasciato l’Italia e ha bisogno di tornare. Lo ha confermato il segretario generale del Consiglio Generale degli Italiani all’Estero (CGIE), Michele Schiavone: “Ci sono diverse migliaia di nostri connazionali, non solo dal Venezuela, in particolare dall’America Latina, che quando rientrano in Italia hanno difficoltà ad acquisire la documentazione necessaria per il soggiorno in Italia e a regolarizzare la loro posizione. Per questa ragione il CGIE è interessato a regolarizzare questa situazione di criticità, affinché anche i nostri che intendono rientrare non corrano il rischio di rimanere emarginati nella società italiana”.
La situazione è ancora peggiore per quegli italiani che vivono in paesi in crisi. Gli italiani in Venezuela, ad esempio, non riescono nemmeno a fare il rinnovo di un passaporto o a portare avanti una richiesta di cittadinanza, visto che è quasi impossibile prenotare un appuntamento attraverso il sistema online, al punto che si è creata una rete di gestori o intermediari che vendono gli appuntamenti anche a 500 euro. Un vero dramma per chi abita in un paese in crisi umanitaria, con uno stipendio minimo di cerca 6 dollari al mese.
“C’è la privazione dei sacrosanti diritti previsti nella Costituzione”. Si legge nel documento firmato dal consigliere CGIE Venezuela, Nello Collevecchio, e consegnato il 5 marzo 2018 al Direttore Generale per gli Italiani all'Estero e le Politiche Migratorie della Farnesina, Luigi Maria Vignali. “Soffriamo la disattenzione delle istituzioni italiane” ha affermato il rappresentante degli italiani in Venezuela e chiede soluzioni alle loro tragedie: affaristi che vendono ogni appuntamento online per accedere ai servizi consolari in Venezuela tra 250 e 500 euro a persona, carenza di un sportello con accesso libero per informazioni a Caracas e Maracaibo, rete consolare onoraria assente, pensionati abbandonati a sé stessi perché inspiegabilmente non prendono la pensione e quelli fortunati che la prendono a mala pena arrivano a 5 euro al mese. E la ciliegina sulla torta, “disattenzione e maltrattamenti da parte delle istituzioni italiane locali (tra cui comuni e spedali) ai connazionali che rientrano in Italia”.
Ma perché gli italiani e i loro discendenti fuggono dal Venezuela? Perché Nicolas Maduro è in guerra contro il popolo. Mentre il regime ha cancellato i diritti democratici, il venezuelano soffre la fame per l’iperinflazione (quest’anno potrebbe raggiungere il 1.000.000%, secondo dati del Fondo Monetario Internazionale), portando il 24% dei bambini a rischio di morte per malnutrizione acuta. Come se non bastasse, ogni giorno muoiono persone per mancanza di cure mediche, sia per lo smantellamento del sistema sanitario, sia per la mancanza di medicinali e attrezzature. Inoltre, la violenza è allarmante: la criminalità è fuori controllo e la repressione governativa è sempre più violenta: sono 7.357 i casi di tortura e trattamenti crudeli registrati soltanto nel 2017 e ad oggi ci sono circa 230 prigionieri politici e oltre 7.300 persone hanno processi penali aperti per motivi politici.
Ora, però, è giunto il momento che l’Italia intervenga a tutela dei connazionali in difficoltà. Lo chiedono le associazioni “Venezuela: la piccola Venezia” Onlus, “Venezuelani in Lombardia”, “Venezuela Italia-Mondo”, “Centro Italo Venezuelano di Corato” e “Noi per la famiglia”. La proposta consiste nel mettere in atto un intervento di emergenza e, in parallelo, di creare un programma di accoglienza per gli italiani e i loro discendenti di rientro da territori di provata crisi umanitaria, come quello che esiste in Spagna già da più di un decennio. (https://www.change.org/p/matteo-salvini-italia-per-un-programma-di-inserimento-per-migranti-di-ritorno-in-difficolt%C3%A0 )
È il clamore della comunità italiana all’estero, formata da più di 5 milioni di cittadini. L’assemblea plenaria del Consiglio Generale degli Italiani all’Estero ha dato sostegno alla proposta delle associazioni con sede in Italia: lo scorso venerdì 16 novembre i consiglieri riuniti alla Farnesina hanno approvato in maggioranza “la creazione di un fondo economico, da utilizzare a favore dei connazionali in rientro in Patria da situazioni di crisi umanitarie (Venezuela e altri), per fare fronte alle prime necessità economiche di sopravvivenza”, la creazione del “Progetto di Accoglienza per Connazionali in rientro da territori di provata crisi umanitaria” che preveda la “semplificazione burocratica nel riconoscimento delle Certificazioni documentali possedute” (es. patenti di guida, titoli di studio) e “una maggiore facilità ad accedere al mondo del lavoro in Italia”.
Il governo italiano dovrà affrontare il problema degli italo-venezuelani. Il fenomeno della migrazione di ritorno è in crescita ogni giorno e la situazione in Venezuela è insostenibile. “Noi ci aspettiamo che verso l’America Latina, in particolare verso il Venezuela, non si abbassi la guardia, affinché esca da questa situazione drammatica il più presto possibile, e lo Stato italiano dovrà impegnarsi con interventi diretti per dare sostegno in cose basilari. Abbiamo notizie infatti che riportano la mancanza perfino di beni di prima necessità”, ha affermato Schiavone.