Italia: un pulpito per l'imam salafita, un trono per l'emiro
Tamim Al Thani, emiro del Qatar, lo Stato che più degli altri flirta con i jihadisti e finanzia i Fratelli Musulmani, è invitato con tutti gli onori dal governo italiano. Al contempo, l'imam tunisino Béchir ben Hassan, ha appena concluso un suo breve tour nelle moschee di Torino. Anch'egli è il tipico esponente del pensiero estremista della Fratellanza
L’arrivo in Italia dell’emiro del Qatar, Tamim Al Thani, ha scatenato una ridda di polemiche sull’opportunità che il Primo Ministro, Giuseppe Conte, e il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, incontrino il leader di un paese che è notoriamente il principale sponsor del terrorismo internazionale e dei gruppi estremisti legati alla Fratellanza Musulmana, nonché violatore seriale dei più basilari diritti umani.
Se l’imminente visita di Tamim ha attratto l’attenzione dei media, molto meno appariscente ma particolarmente significativa è stata quella dello sheikh tunisino Béchir ben Hassan, che il 15 e il 16 novembre ha tenuto due sermoni a Torino, presso le moschee di corso Giulio Cesare e via Saluzzo. Le due visite sono in realtà (involontariamente?) correlate, con l’imam - strettamente legato al partito Ennahda, il braccio politico dei Fratelli Musulmani in Tunisia, come riporta l'edizione torinese di Repubblica.it - che ha aperto la strada alla venuta del giovane emiro del terrore.
Béchir ben Hassan non è nuovo agli onori delle cronache per aver espresso apertamente posizioni che, alla percezione occidentale, possono sembrare talmente surreali da non meritare di essere prese sul serio o con la dovuta attenzione. Tuttavia, se l’imam può essere derubricato superficialmente come un pazzo esaltato - ad esempio, per aver affermato che le vittime dell’attacco terroristico di Charlie Hebdo meritavano di morire o per la sua idiosincrasia verso la festa di S. Valentino -, allora sono pazzi esaltati tutti coloro che sono accorsi a seguirne i sermoni a Torino o lo scorso settembre in Trentino.
Quello di Béchir ben Hassan, a ben vedere, corrisponde al “pensiero” tipico della Fratellanza Musulmana, attualmente l’organizzazione islamica, per meglio dire islamista, con il maggior numero di aderenti in Italia e di cui il Qatar è il grande banchiere e padrino. È attraverso la rete di partiti politici, movimenti e associazioni della società civile facenti capo ai Fratelli Musulmani che il regime di Doha ha tentato la conquista di Medio Oriente e Nord Africa durante la cosiddetta Primavera Araba, portando soltanto morte e distruzione in paesi come Siria e Libia, e instabilità e ulteriore impoverimento in Egitto e Tunisia.
Malgrado i clamorosi fallimenti, il binomio Qatar-Fratelli Musulmani non ha certo mollato la presa sul Medio Oriente e Nord Africa, mentre cerca ora di chiudere il cerchio attorno all’Europa. Da questo punto di vista, l’Italia costituisce una comoda piattaforma per le attività di proselitismo e radicalizzazione della Fratellanza, condotte sul campo da sedicenti imam e attivisti in moschee, sale di preghiera e associazioni (illegali e non), con la copertura politica della crescente influenza sui palazzi, sempre più cadenti, del potere esercitata dall’emiro in persona.
Lasciando a Béchir ben Hassan un pulpito da cui predicare e offrendo ad Al Thani un trono su cui sedersi al Quirinale o a Palazzo Chigi, la classe dirigente italiana sta così incoronando la Fratellanza Musulmana come suo interlocutore privilegiato, legittimandone al contempo l’estremismo religioso e culturale che continua a essere diffuso lungo tutto il territorio nazionale ed europeo.