ECONOMIA
Italia, il credito strozza le imprese
Le imprese vedono nero, ed è raddoppiato il loro numero per cui sono peggiorate negli ultimi 3 mesi le condizioni d'accesso al credito.
Attualità
24_10_2011
«Non ci sono soldi». Lo ha detto Silvio Berlusconi, parlando delle difficoltà di finanziamento delle misure lo sviluppo. «Non ci sono soldi» è quanto si sentono dire sempre più spesso con discrezione, quanto con malcelato imbarazzo, piccoli e medi imprenditori a colloquio con i dirigenti delle banche.
Sul fronte del governo quello dei soldi è solo un alibi perché moltissime misure per la crescita, come le liberalizzazioni e una vera riforma della pubblica amministrazione, non graverebbero sul bilancio pubblico, ma intaccherebbero solo i potenti interessi di lobby e corporazioni. Sul fronte delle imprese invece la difficoltà di nuovi finanziamenti, che si sommano alle richieste di rientro anticipato dei crediti concessi, rischiano di creare ulteriori e pesanti problemi all’insieme del sistema economico.
Nell’ultima indagine trimestrale della Banca d’Italia in collaborazione con il Sole-24 Ore oltre metà delle imprese ha dichiarato di vedere un peggioramento della situazione economica nei prossimi mesi ed è quasi raddoppiata, al 28,6% dal 15,2% della precedente inchiesta, la quota delle imprese per le quali le condizioni di accesso al credito sono peggiorate negli ultimi tre mesi.
Le ragioni di queste difficoltà sono di due tipi. In primo luogo c’è da parte delle banche un problema di liquidità soprattutto per quanto riguarda gli impieghi a medio termine. L’instabilità dello scenario finanziario ha inaridito molti dei tradizionali canali di finanziamento, da quelli più semplici come l’interbancario, a quelli più complessi, riferibili alle operazioni sovranazionali in valuta. Le banche si trovano così nell’esigenza di garantire la copertura delle operazioni correnti e devono ridurre gli spazi per i finanziamenti alle imprese.
In secondo luogo c’è un problema di costi. Per le banche è sempre più oneroso aumentare la propria raccolta e ottenere capitali per il forte rialzo dei tassi di interesse sui titoli di Stato italiani. C’è in questo periodo una vera e propria rincorsa ad offrire condizioni sempre più appetibili a chi deposita i propri soldi in banca: un anno fa era già un successo spuntare un tasso dell’1% sui depositi mentre ora, con un vincolo di un anno, si supera tranquillamente quota 4%. I risparmiatori sono avvantaggiati, ma chi chiede soldi in prestito deve accettare tassi decisamente più elevati.
Per le piccole e medie imprese le prospettive rischiano poi di essere ancora più difficili perchè il sistema bancario continua ad essere fortemente impegnato verso i grandi gruppi che non attraversano anch'essi un momento favorevole.
Le imprese quindi hanno di fronte un credito difficile e più caro proprio in un momento come questo in cui sarebbero necessari forti investimenti per rinnovare gli impianti, accrescere la competitività, finanziare la ricerca. E' anche questo il prezzo che si paga per una politica economica che ha messo in sicurezza i conti pubblici solo a parole.