Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Santa Cecilia a cura di Ermes Dovico
L'ANNIVERSARIO

Italia Germania 4 a 3, la notte che cambiò il calcio degli italiani

Come può una partita diventare mito? Italia-Germania è la gara del secolo, scorso, tramandata ai posteri, intanto perché è calcio, lo sport più amato nel nostro Paese. Italia-Germania è sempre stata fantasia contro pragmatismo, acuti azzurri contro la continuità dei bianchi. Italia-Germania fece epoca anche perché si giocò da mezzanotte e allora non era così consueto che le famiglie facessero le ore piccole per seguire avvenimenti sportivi.

Sport 18_06_2020

Come può una partita diventare mito? Italia-Germania è la gara del secolo, scorso, tramandata ai posteri, intanto perché è calcio, lo sport più amato nel nostro Paese, anche 50 anni fa. Era il campionato del mondo, la coppa Rimet, che in finale sarebbe andata al Brasile, definitivamente, per tre successi contro i 2 degli azzurri.

Italia-Germania è sempre stata fantasia contro pragmatismo, acuti azzurri contro la continuità dei bianchi. Germania Ovest, per la verità, va sottolineato. Dopo la prima, mancata partecipazione iridata, i tedeschi sono stati la nazionale più presente, ai massimi livelli, con 8 podi, in assoluto, compresa la riunificazione.

L’Italia era campione d’Europa in carica, aveva conquistato il suo unico titolo continentale grazie al fattore campo, alla monetina in semifinale con la Russia, grazie alla ripetizione della finale con la Jugoslavia, a Roma. Le attese erano enormi. Italia-Germania fece epoca anche perché si giocò da mezzanotte e allora non era così consueto che le famiglie facessero le ore piccole per seguire avvenimenti sportivi. E poi c’era la staffetta, tra Rivera, pallone d’oro, e Mazzola, bandiera dell’Inter; l’Italia era divisa fra milanisti e nerazzurri.

La partita divenne epica nei supplementari, perché un 3-2 di parziale è rarissimo, più spesso in quei 30’ non si sblocca la parità, tant’è che a fine millennio si provò a vivacizzarli, con il golden gol.

Fu il trionfo, sui crucchi. L’Italia però era esausta, si giocava in altura e anche per questo perse la finale per 4-1, contro il Brasile, dopo il momentaneo pareggio di Boninsegna. Comunque resse in parità con i carioca per tre quarti di gara, neanche pochi. Al contrario del 4-0 subito nella finale degli Europei del 2012, contro la Spagna, con Prandelli ct.

Se Italia-Germania del 17 giugno 1970 è il simbolo del pallone, anche altri sport hanno gare epiche. Nel basket, possiamo battezzare la semifinale olimpica del 2004, ad Atene, vinta da Azzurra sulla Lituania, anche grazie ai canestri pesanti di Basile. Nel volley, il primo mondiale vinto da Velasco, nel ’90, tre a uno a Cuba, seguirono altri due ori. Al femminile, l’unico campionato azzurre fu nel 2002, a Berlino, 3-2 sugli Stati Uniti, dunque tiebreak, quasi come ai supplementari.

Nella pallanuoto, l’Italia vincente a Barcellona ’92, con Gandolfi, al sesto supplementare, sulla Spagna. Per il setterosa, due overtime d’oro, ad Atene 2004, sulla Grecia. Ogni nazionale, insomma, ha il suo incontro storico. Nando Martellini ci preparò così, al gol di Rivera, su lancio di Facchetti e cross di Boninsegna: "Che meravigliosa partita, ascoltatori italiani. Non ringrazieremo mai abbastanza i nostri giocatori per queste emozioni che ci offrono...”.

17,7 milioni davanti alla televisione, divennero 28 milioni la domenica, nel tardo pomeriggio. E all’epoca tutto lo sport in tv era gratis. Neanche esistevano marketing e procuratori, manager, hostess e uffici stampa. Il calcio era più lento e meno fisico, poco tattico e di talento individuale. Si vinceva magari in contropiede e poi tutti a difendere. In serie A, dal ’68 all’80 non si poterono tesserare stranieri, proprio per salvaguardare la nazionale. Anche così si costruì quella notte indimenticabile.