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L'ANALISI

Italia, cresce il partito delle elezioni anticipate

A sinistra come a destra s'ingrossano le fila di chi punta alle elezioni anticipate. I falchi del Pdl e gli anti-renziani del Pd puntano ad andare subito al voto. Settembre potrà essere il momento per l'offensiva finale.

Politica 11_08_2013
Aria di elezioni

Forse saranno solo vaneggiamenti ferragostani o esercizi di fantapolitica, ma la sensazione è che il “partito (trasversale) delle elezioni” stia ingrossando le fila e si prepari a sferrare l’offensiva finale sul Quirinale per chiedere a gran voce lo scioglimento anticipato delle Camere. Sembra, infatti, evaporato in un battibaleno quel clima costruttivo delle “larghe intese” che aveva fatto ben sperare e che ancora oggi, se ripristinato, potrebbe garantire stabilità governativa al nostro Paese fino al 2015 (il 31 dicembre 2014 terminerà il semestre italiano di presidenza Ue).

La sentenza di condanna definitiva di Silvio Berlusconi ha inferto forse un colpo decisivo alla tanto osannata “pacificazione”, che dovrebbe garantire all’Italia la definitiva uscita dal tunnel della crisi economica, il varo di riforme strutturali e una nuova legge elettorale che superi il Porcellum.

Rebus sic stantibus, è assai probabile che solo l’ultima condizione (nuova legge elettorale da approvare con ampia convergenza) possa realizzarsi a breve, mentre i propositi di stabilizzazione del quadro economico e di palingenesi del sistema politico-istituzionale probabilmente troveranno un humus più fertile nella prossima legislatura. In materia elettorale, è già stata calendarizzata “con urgenza” al Senato per settembre la discussione sulla nuova legge, proprio al fine di mettere in sicurezza un nuovo sistema di voto in caso di elezioni anticipate.

Si respira, dunque, un’aria pre-elettorale. Alcuni partiti sono usciti allo scoperto: la Lega e Fratelli d’Italia hanno già celebrato i funerali del governo Letta e invocano urne subito. Sel e Movimento Cinque Stelle si dicono favorevoli a un nuovo governo senza passare dal voto anticipato, ma sapendo che ciò è impossibile. In questa legislatura, infatti, non è nell’ordine delle cose un incarico a un grillino per la formazione di un ipotetico nuovo governo, così come appare inverosimile che il Pd cambi strategia e accetti di farsi schiacciare a sinistra, tentando di costituire un governo con Sel e Movimento Cinque Stelle, visto che quest’ultimo ha già escluso ogni disponibilità in tal senso.

Il mese decisivo per “staccare la spina” al governo Letta potrebbe essere settembre. La giunta delle immunità del Senato ha rinviato di un mese la decisione sulla decadenza da senatore di Berlusconi, all’indomani della sentenza Mediaset. Nel frattempo, i “berluscones” attendono con fiducia un segnale dal Quirinale che possa garantire una soluzione al tema dell’”agibilità politica” del leader del centro-destra. E’ probabile che Giorgio Napolitano, per disinnescare la mina delle elezioni anticipate, individui una strada che congeli l’esecuzione della sentenza della Cassazione, ma al momento ogni congettura appare azzardata.

Settembre è un mese decisivo anche per il Pd, lacerato da una frattura sempre più evidente tra renziani e vecchia guardia. Nella direzione di giovedì scorso, il collante è stato ancora una volta  l’antiberlusconismo, ma rispetto alle questioni più spinose per il futuro dei democratici (data e regole del congresso e delle primarie) c’è stato solo un rinvio all’Assemblea nazionale del 20 e 21 settembre. Il sindaco di Firenze si sente accerchiato dal patto Epifani-Franceschini-Bersani-D’Alema, che vorrebbe  frenarne l’ascesa e contrapporgli, alle eventuali primarie per la premiership, l’attuale premier. Le elezioni anticipate servirebbero a stoppare le ambizioni renziane e a mantenere alla segreteria Epifani, magari lanciando Letta come candidato premier del centro-sinistra. La data del 24 novembre, circolata nei giorni scorsi come quella più probabile per le primarie, non è affatto certa. E resta il nodo della coincidenza tra candidato alla segreteria del partito e candidato a Palazzo Chigi. Facile prevedere scintille, senza escludere scissioni.

Sull’altro versante, la mobilitazione elettorale è già cominciata. La riesumazione di Forza Italia, stando ai sondaggi, starebbe galvanizzando l’elettorato berlusconiano, che “scalda i muscoli” in vista dell’ennesima prova di forza delle urne. Nel frattempo, sulle spiagge e nelle strade, con slogan a effetto e banchetti di raccolta firme, il popolo berlusconiano prepara la riscossa contro quella che giudica una “recrudescenza giudiziaria” senza precedenti nei confronti del suo leader. Le firme serviranno sia per dare forza ai referendum radicali sulla giustizia sia per confermare solidarietà a Berlusconi (con una sottoscrizione di solidarietà da parte dei suoi simpatizzanti). Sui manifesti del centro-destra campeggerà il cognome Berlusconi, che potrebbe servire sia come ennesimo richiamo verso un leader già presidente del Consiglio per ben 4 volte in vent’anni, sia per l’eventuale incoronazione di sua figlia Marina, qualora la sentenza della Cassazione impedisse all’ex premier di scendere direttamente in campo.

Del “partito delle elezioni” fanno dunque parte sia ampi settori del Pd, insofferenti all’ascesa di Renzi, sia i falchi del Pdl, sempre più numerosi e più che mai convinti che la sentenza della Cassazione possa giocare a favore del centro-destra in termini elettorali. Di qui la strana convergenza per andare al voto subito, magari approvando in tempi brevi una nuova legge elettorale che costringa i centristi di Scelta Civica e Udc a fare una scelta di campo e che penalizzi i grillini, riducendone il peso in Parlamento.

Se, infatti, venissero ripristinati i collegi elettorali con le preferenze, ben difficilmente il Movimento Cinque Stelle e i centristi, correndo da soli, potrebbero conquistare tanti seggi. Funzionerebbero molto di più le coalizioni collaudate, grazie a un’equa spartizione di posti all’interno del centro-sinistra (tra Pd, Sel e cespugli vari) e del centro-destra (tra Forza Italia/Pdl, Fratelli d’Italia e Lega). A fare le liste, in entrambi gli schieramenti, sarebbero gli attuali quadri dirigenti, ed è la cosa che interessa di più sia a Berlusconi che a Epifani. Il resto è teatrino e commedia degli inganni.