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MEDIO ORIENTE

Israele-Palestina, una marcia più calma del previsto

L'annuale Marcia delle Bandiere, domenica, che celebrava l'annessione israeliana di Gerusalemme Est, si è svolta in un clima di crescente tensione. Scontri ci sono stati, ma la giornata di domenica è stata più calma del previsto. E gli Usa, pur non aprendo un consolato a Gerusalemme Est, nominano Hady Amr al ruolo di inviato speciale per i palestinesi. 

Esteri 31_05_2022
Gerusalemme, marcia delle bandiere

Si temeva per l’ultima domenica di maggio, in molte città e villaggi d’Israele, una giornata di fuoco e che i centri abitati si trasformassero in un campo di battaglia. Ma così non è stato. Oltre cinquemila soldati e agenti delle forze speciali sono stati dislocati lungo le vie principali di Gerusalemme e nelle città e villaggi nel Nord della Galilea, in occasione della Marcia delle bandiere. Le forze dell'ordine sono state impegnate, sin dalla notte precedente, per garantire il normale svolgimento delle manifestazioni in programma per l’annuale ricorrenza dell’annessione, da parte dello Stato israeliano, di Gerusalemme est, dopo la guerra dei Sei Giorni del 1967.

Sin dalle prime ore del mattino, circa 2600 ebrei, con l'autorizzazione della polizia, si sono recati sulla spianata del Monte del Tempio, nella città vecchia. Non sono mancati i tafferugli. Pietre e fuochi d'artificio sono stati lanciati in direzione dei poliziotti che controllavano le entrate della spianata. Va detto che un palestinese è stato aggredito da connazionali, perché sospettato di aver trasmesso informazioni agli israeliani su ciò che stava accadendo all'interno della moschea di Al Aqsa durante gli scontri con la polizia. Poco prima dell’inizio della marcia, un drone che issava una bandiera palestinese ha sorvolato Porta Damasco, mentre era in corso un violento scontro tra nazionalisti religiosi ebrei, giovani palestinesi e polizia israeliana. Lo spray al peperoncino ha riempito l'aria, insieme a pietre, bottiglie e sedie, mentre la polizia tentava, con molta difficoltà, di riportare la calma.

Porta Damasco torna ad essere, oltre alla Spianata delle moschee, il teatro di scontro tra arabi ed ebrei. Di epoca ottomana è la più grande delle sette porte di accesso alla città vecchia di Gerusalemme, e si trova nel quartiere arabo di Gerusalemme, l’ottava, denominata “Porta d’oro”, è stata murata nel XVI secolo da Solimano il Magnifico. «Porta di Damasco è diventata un simbolo nazionale per i gerosolimitani e per i palestinesi più in generale, un simbolo che esprime l'identità nazionale nella città» ha detto l'analista politico Nasser al-Hidmi.

La marcia di quest’anno si è svolta in un’atmosfera di grande tensione. È stata preceduta, infatti, da un’ondata di attacchi mortali contro israeliani da parte di palestinesi e arabo-israeliani e l’uccisione di decine di palestinesi da parte delle forze ebraiche, fomentando un clima di rabbia e odio da entrambe le parti. A ciò si sono aggiunte le recriminazioni per l’uccisione della giornalista di Al Jazeera, Shireen Abu Aqla, assassinata da colpi di arma da fuoco mentre riferiva di un’operazione militare israeliana in Cisgiordania, lo scorso 11 maggio.

Dal canto suo, il Ministero degli Esteri giordano ha protestato contro il Governo israeliano per aver permesso al deputato di estrema destra, Itamar Ben Gvir, e ad altri “estremisti” ebrei di visitare il Monte del Tempio. Il portavoce giordano, con una nota, ha chiesto a Israele di cessare tutte le azioni e le violazioni perpetrate nel sito della moschea di Al-Aqsa. Il Primo ministro israeliano, Naftali Bennett, ha assicurato che gli estremisti ebrei che hanno cercato di provocare i disordini saranno puniti. «La stragrande maggioranza dei partecipanti alla manifestazione è venuta per festeggiare - ha detto - ma sfortunatamente c'era una minoranza che ha approfittato dell’evento per mettere in atto delle provocazioni». Gli appelli alla rivolta, sollecitati da Hamas, non hanno trovato, invece, riscontro tra la popolazione palestinese. Lo stesso gruppo, lo scorso anno, si era servito della celebrazione dell’anniversario dell’annessione, come pretesto per lanciare razzi su Israele, innescando un conflitto durato undici giorni, durante il quale furono uccisi più di 230 arabi e 12 israeliani.

Il bilancio, questa volta, è tutto sommato positivo perché gli appelli alla calma e alla moderazione sono prevalsi sulle sollecitazioni alla rivolta. A margine della Giornata delle bandiere va sottolineato che dagli Stati Uniti è giunta la notizia che l'Amministrazione Biden avrebbe rinunciato a riaprire il Consolato degli Stati Uniti per la Palestina a Gerusalemme Est. Se questa notizia è stata accolta con un certo malumore, non è stata, invece, sottovalutata l'iniziativa da parte del presidente degli Stati Uniti di nominare, per un breve periodo, Hady Amr, attuale vicesegretario di Stato per gli Affari israeliani e palestinesi, al ruolo di inviato speciale per i palestinesi. Amr effettuerà regolarmente dei viaggi nella regione e lavorerà a stretto contatto con l'Unità per gli affari palestinesi, che attualmente ha un ufficio nell'Ambasciata degli Stati Uniti in Israele ed è ospitato nel vecchio edificio del Consolato di Gerusalemme. Amr sarà poi sostituito da Andrew Miller che attualmente svolge il ruolo di consulente politico nella missione degli Stati Uniti presso le Nazioni Unite, ma in precedenza è stato direttore per le questioni militari in Egitto e Israele, presso il Consiglio di sicurezza nazionale della Casa Bianca durante l'amministrazione Obama.

 Biden spera, infatti, di riportare un po' di calma prima del suo viaggio in Israele e in Cisgiordania, in programma per fine giugno.