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GUERRA INFINITA

Israele colpisce gli iraniani in Siria. Pericolo di escalation

Il giorno dopo i raid aerei israeliani in Siria in cui Gerusalemme ha visto, per la prima volta dal 1982, un suo aereo da guerra abbattuto dalle difese aeree di Damasco, si fa più grave il rischio di un coinvolgimento diretto dello Stato Ebraico nel conflitto siriano. E può entrare in rotta di collisione con la Russia.

Esteri 12_02_2018
F-16 israeliano

Il giorno dopo i raid aerei israeliani in Siria in cui Gerusalemme ha visto, per la prima volta dal 1982, un suo aereo da guerra abbattuto dalle difese aeree di Damasco, si fa più grave il rischio di un coinvolgimento diretto dello Stato Ebraico nel conflitto siriano.

Israele sostiene di aver inferto un duro colpo alle truppe siriane e iraniane anche se l'Osservatorio siriano per i diritti umani, Ong vicina ai ribelli anti-Assad basata a Londra, valuta che siano solo 6 i soldati di Assad rimasti uccisi nei raid che hanno colpito 12 obiettivi incluso l'aeroporto militare di al Taifur (T-4), sede del comando congiunto siriano-iraniano che include anche le milizie sciite libanesi Hezbollah e da dove sarebbe decollato il drone iraniano che Israele sostiene di aver abbattuto mentre sorvolava la Galilea.

"Ieri abbiamo inflitto dei duri colpi alle forze iraniane e siriane e continueremo a colpire tutti coloro che tentano di attaccarci” ha avvertito Benjamin Netanyahu, primo ministro di Israele. Le incursioni aeree avrebbero colpito anche l'aeroporto di Khalkhar vicino alla cittadina di As-Suwayda, a circa 100 chilometri a sud di Damasco, e un deposito di armi vicino alla capitale. Non è la prima volta che i jet israeliani colpiscono la Siria e da quando nel paese arabo è iniziata la guerra civile, nel 2011, i raid di Gerusalemme sono stati almeno un centinaio, spesso tesi a colpire ufficialmente armi destinate dall’Iran al movimento Hezbollah libanese.

Israele si arroga da tempo il diritto di colpire in Siria obiettivi che considera legittimi poiché destinati a fornire capacità offensive ai suoi nemici Hezbollah e iraniani, anche se lo stesso governo israeliano ha ammesso, per bocca del ministro per l’istruzione Naftali Bennet,  che “l'Iran non ha alcuna divisione, brigata o battaglione in Siria, in nessuna delle aree rilevanti e la loro presenza è contenuta”. Il capo del comando nord dell'esercito israeliano generale Yoel Strick ha ribadito che lo Stato ebraico "non permetterà all'Iran di arroccarsi in Siria" aggiungendo che Teheran "vuole stabilire una base avanzata in Siria con l'obiettivo di colpire Israele”. Teheran e Damasco negano però che il drone abbattuto sorvolasse Israele e del resto i jet con la Stella di David compiono da anni continue violazioni dello spazio aereo libanese e siriano per compiere raid preventivi contro minacce potenziali.

Anche per questo la vicenda del drone iraniano potrebbe costituire una forzatura, un casus belli teso a giustificare un intervento di più ampio respiro nel conflitto siriano (o in Libano) in appoggio agli Stati Uniti la cui presenza militare in Siria non è certo più legata alla lotta all’Isis ma al contenimento delle forze di Assad e dei suoi alleati russi e iraniani, veri vincitori del conflitto civile. Se così stanno le cose dovremmo aspettarci un’intensificazione dei raid aerei israeliani sulla Siria e contro Hezbollah nel Sud del Libano, dove sono schierati proprio lungo la Blue Line di confine anche 1.100 caschi blu italiani dei 12mila che compongono la missione Unifil dell’Onu.

Un maggiore peso delle incursioni israeliane porterebbe Gerusalemme in rotta di collisione con la Russia che in Siria schiera forze consistenti, rapidamente rinforzabili, attive anche nella difesa aerea e che ha espresso la necessità di “rispettare in modo incondizionato la sovranità e l'integrità territoriale della Siria e degli altri Paesi nella regione”. I russi gestiscono con propri consiglieri militari i radar e le batterie di missili antiaerei siriani, recentemente rimodernati, schierano a Latakya un poderoso apparato difensivo basato su batterie missilistiche a lungo raggio S-300 e S-400 con radar in grado di penetrare lo spazio aereo israeliano e con sofisticate contromisure elettroniche che potrebbero aver contribuito a consentire ai siriani di abbattere l’F-16 israeliano.