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ASIA E AFRICA

Islamisti contro i vaccini: così la polio torna a colpire

Gli islamisti e i talebani sono convinti che il pretesto di sradicare la polio nasconda in realtà un complotto per sterilizzare i bambini musulmani. Per questo attaccano e uccidono gli operatori sanitari incaricati delle vaccinazioni antipolio. Succede in Pakistan, ma anche in Afghanistan, Nigeria e Somalia. 

Esteri 13_09_2016
Vaccinazioni in Asia

Il 10 settembre in Pakistan i talebani Jamaat-ul-Ahrar hanno ucciso Zakaullah Khan, un medico. Due jihadisti armati di pistola a bordo di una motocicletta hanno aspettato che uscisse dalla moschea dove si era recato per le preghiere della sera e lo hanno ferito a morte. Il dottor Khan è stato giustiziato perché era il responsabile della campagna per la eliminazione della poliomielite a Peshawar. 

Gli islamisti in Pakistan sono infatti convinti che il pretesto di sradicare la polio nasconda in realtà un complotto per sterilizzare i bambini musulmani. Per questo attaccano e uccidono gli operatori sanitari incaricati delle vaccinazioni antipolio. Le ultime aggressioni risalgono ad aprile e sono costate la vita a sette agenti di polizia di scorta a due équipe di volontari. A gennaio, un attacco dinamitardo a un centro per la vaccinazione antipolio ha provocato 14 morti e 20 feriti. Altri attacchi nel corso degli anni hanno più volte costretto a interrompere le campagne di vaccinazione La conseguenza è che il Pakistan è uno dei due stati in cui la polio è ancora endemica. L’altro Stato è l’Afghanistan, anche in quel caso a causa dei talebani.

L’eliminazione quasi totale della poliomielite nel resto del mondo è stata realizzata grazie a un impegno internazionale formidabile iniziato nel 1988, quando la malattia era endemica in 125 Stati, con una campagna che ha raggiunto centinaia di milioni di bambini in Asia, Africa e America Latina. Il successo in realtà avrebbe dovuto e potuto essere completo. Così non è stato e anzi l’insorgere di nuovi focolai periodicamente minaccia la salute di milioni di bambini. In un modo o in un altro la colpa è dell’islam radicale: perché proibisce le vaccinazioni credendole veleni per sterilizzare o uccidere i bambini islamici, oppure perché rende inaccessibili certe regioni, troppo pericolose perché gli operatori sanitari possano accedervi.

In Somalia, ad esempio, la poliomielite era stata dichiarata sconfitta nel 2006, dopo tre anni senza nuovi casi accertati. Nel 2012, però, è ricomparsa a causa dell’impossibilità di vaccinare i bambini nelle regioni del Paese controllate dai jihadisti al Shabaab, il gruppo armato legato ad al Qaida, che l’Onu classifica tra gli ambienti più difficili e pericolosi al mondo per gli operatori umanitari. Nel 2012 i casi registrati sono stati 223. Nei primi mesi del 2013 in Somalia e nel vicino Kenya, dove sorgono i campi profughi allestiti per i somali in fuga, ne sono stati individuati 181: la peggiore epidemia in un Paese in cui la malattia non è più considerata endemica, per fermare la quale è stato necessario uno sforzo disperato che ha messo a dura prova e spesso in pericolo il personale dell’Oms e delle organizzazioni non governative. 

Il problema più grave si è verificato quando nel 2000 e negli anni successivi le autorità religiose e  civili di alcuni Stati del nord della Nigeria a maggioranza islamica hanno bloccato le vaccinazioni: convinte che si trattasse di un complotto cristiano per avvelenare i bambini islamici o, in alternativa, di un piano ordito dagli Stati Uniti per renderli sterili e diffondere cancro e aids. Un ceppo del virus sopravvissuto ha poi provocato un incremento di casi del 30% in Nigeria, in 23 dei 35 stati della federazione, e quindi nel 2004 la polio si è ripresentata in 12 stati africani già dichiarati liberi dalla malattia. 

Nel 2005 il virus è ricomparso nella lontana Namibia, a dieci anni dall’ultimo caso. Nel 2005, molto probabilmente trasmessa alla Mecca, in Arabia Saudita, dove per il pellegrinaggio prescritto dall’Islam si incontrano islamici provenienti da tutto il mondo, la polio ha raggiunto l’Indonesia in cui dal 1995 non si erano verificati casi. Poi nel 2012 in Nigeria, per la prima volta, due squadre di volontari che stavano somministrando i vaccini a Kano, la capitale dell’omonimo Stato, sono state aggredite presumibilmente dai jihadisti Boko Haram. Gli attentati sono costati la vita a nove donne.

Ogni volta nuove campagne straordinarie di vaccinazione raggiungono milioni di bambini, anche decine di milioni, e arginano le epidemie: imprese eroiche realizzate grazie ai fondi messi a disposizione dall’Oms e alla buona volontà di migliaia di volontari disposti ad affrontare rischi e fatica, impegnati per giorni dall’alba fino a notte fonda. Ogni volta è una corsa contro il tempo: e tuttavia qualche altro bambino porta per tutta la vita i segni della malattia. Nel 2016 sembrava che finalmente anche in Nigeria si fosse riusciti ad aver ragione del virus. Nel 2015 la polio, dopo un anno senza nuovi contagi, era stata dichiarata non più endemica e nel 2017, trascorsi tre anni dall’ultimo caso, il Paese avrebbe festeggiato la liberazione dalla malattia. 

Invece ad agosto, nello Stato del Borno devastato da Boko Haram dove attacchi e attentati jihadisti hanno reso impossibile una regolare assistenza sanitaria, sono stati scoperti due casi seguiti da un terzo a settembre. Il 26 agosto è iniziata una campagna straordinaria di vaccinazione destinata a un milione di bambini del Borno e ad altri cinque negli Stati federali confinanti. Poi toccherà ai bambini dei Paesi vicini: Niger, Camerun, Ciad e Repubblica Centrafricana. Sperando che basti.