MISSIONE
Islam e piani di Dio
Che significato
ha l'islam
nella storia
della salvezza?
Quale ruolo
nei piani
di Dio?
ha l'islam
nella storia
della salvezza?
Quale ruolo
nei piani
di Dio?
Attualità
28_01_2012
Una domanda che spesso si fanno gli studiosi dell’islam è questa: “Che posto ha l’islam nei piani di Dio? E’ possibile che l’islam sia nato e si sia diffuso così rapidamente senza avere un suo ruolo storico nei piani di Dio?”. Naturalmente nessuno conosce o può conoscere il pensiero di Dio. Ma è possibile proporre e discutere varie ipotesi, per chiarificarci le idee e avere di fronte all’islam un atteggiamento che favorisca “il dialogo”, come il Papa e i vescovi continuamente raccomandano, e non “lo scontro di civiltà” (o la “III guerra mondiale” come alcuni pessimisti immaginano).
Nel 2007 in Libia, il vescovo di Tripoli, mons. Giovanni Innocenzo Martinelli, mi diceva: “Ritengo che l’islam abbia un significato nella storia e nei piani dì Dio. Non è nato per caso. Io penso che oggi l’islam ha il compito storico di richiamare in modo forte e anche scioccante, contraddittorio a noi cristiani occidentali, secolarizzati e laicizzati (viviamo come se Dio non esistesse), il senso della presenza di Dio in ogni momento della vita dell’uomo e della società, il dovere di essere sottomessi a Dio, il forte senso di appartenenza ad una comunità religiosa universale, il coraggio di essere testimoni di Dio. E poi la preghiera. Vado a visitare – mi diceva mons. Martinelli - molte famiglie musulmane amiche. Una volta non era prevista la mia visita ed era il tempo della preghiera: in una stanza c’erano sette uomini in ginocchio che pregavano rivolti alla Mecca. L’islam significa sottomissione a Dio. Noi in Occidente abbiamo perso questo riferimento a Dio e al soprannaturale. Non approviamo certamente uno stato teocratico e meno che mai il terrorismo o “la violenza per Dio”), ma nemmeno lo spirito prevalente nella società occidentale, che pensa di fare a meno di Dio per risolvere i problemi dell’uomo”.
Il card. Carlo Maria Martini nel suo “L’lslam e noi” (1990) si poneva anche lui questa domanda: “Cosa pensare dell’islam in quanto cristiani? Che cosa significa per un cristiano, dal punto di vista della storia della salvezza e dell’adempimento del disegno divino nel mondo? Perchè Dio ha permesso che l’islam, unica tra le grandi religione storiche, sorgesse sei secoli dopo l’evento cristiano, tanto che alcuni tra i primi testimoni lo ritennero un’eresia cristiana?... In un mondo occidentale che ha perso il senso dei valori assoluti e non riesce più in particolare ad agganciarli ad un Dio Signore di tutto, la testimonianza del primato di Dio su ogni cosa e della sua esigenza di giustizia, ci fa comprendere i valori storici che l’Islam ha portato con sé e che ancora può testimoniare nella nostra società”.
Nella intervista al padre Davide Carraro del Pime, giovane missionario che ha studiato l’arabo per due anni in Egitto ed è già stato in Algeria dove tornerà presto, mi dice: “Ho visto in Algeria che quando risuona la voce del muezzin, si fermano i pullman, i mezzi pubblici, per consentire a chi vuole di fare la sua preghiera in pubblico. In Egitto no, ma anche in Egitto il richiamo pubblico alla preghiera è molto forte tre volte al giorno e molti si fermano a pregare. Il senso della presenza di Dio nella giornata lavorativa è forte e richiama anche noi cristiani, i copti egiziani e gli operatori occidentali nei pozzi di petrolio in Algeria".
“Sono stato un anno in Algeria come cappellano nei pozzi petroliferi del deserto del Sahara, continua Davide, ad Hassi-Messaoud, una città in pieno deserto dove c’è una chiesa e i lavoratori cattolici del petrolio, italiani, francesi, spagnoli, filippini, ecc. In questa città ci sono una sessantina di Compagnie del petrolio e io andavo a visitarle tutte per invitarle a Messa. In questa città avevo la mia sede e poi a Natale e Pasqua venivo chiamato in altri centri petroliferi per la funzione religiosa e incontrare i petrolieri. Allora con i loro piccoli aerei andavo da una parte e dall’altra del deserto e celebravo la Messa nelle varie Compagnie. Hassi-Messaoud, con 50.000 abitanti, è solo una città petrolifera e ci sono gli uffici delle Compagnie petroliere, con circa 2.000 stranieri e gli altri algerini. E’ una vera città con tutto, ristoranti, prostituzione, discoteche, pensioni, hotel, negozi, ecc.
I cattolici venivano a Messa e dicevano che nel loro paese in Europa a Messa ci andavano pochissimo. Qui, nell’atmosfera che si respira in un paese islamico, sembrava loro naturale andare a chiedere l’aiuto di Dio. Non solo, mi dicevano, ma vedendo la fede dei musulmani siamo provocati e interrogati a ripensare alla nostra fede cristiana”.
Dico a Davide che nel 2007 ero a Tripoli e in una festa degli italiani nei locali dell’ambasciata d’Italia ho incontrato un ingegnere di Torino con la sua signora, in Libia da anni per lavoro, che mi confidavano: ”In Italia a Messa non ci andiamo quasi mai, ma in questa non facile società islamica ci andiamo sempre, abbiamo ritrovato il senso di appartenere ad una comunità di fede che ti sostiene e la gioia degli antichi canti natalizi e devozioni che avvicinano a Dio. Abbiamo tre figli in Italia, due già sposati, e tornando diremo anche a loro questa nostra esperienza”.
Non tiro nessuna conclusione, penso che questo tema, qui appena accennato, dovrebbe essere provocatorio per tutti noi battezzati e credenti in Cristo: quanto e come Dio è presente nella nostra vita quotidiana?