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Politica linguistica

Iraq, vietata la parola "omosessualità"

L'Iraq ha imposto ai media e social di usare l'espressione "devianza sessuale" al posto di "omosessualità"

Gender Watch 14_08_2023

La Commissione irachena per le comunicazioni e i media (CMC) ha imposto  a tutte le società di media, società telefoniche e social media che operano nello stato arabo di usare a posto della parola “omosessualità” l’espressione “devianza sessuale”. Anche il termine “genere” è stato vietato. Non è stata ancora fissata una sanzione, ma probabilmente verrà prevista una multa. In Iraq le condotte omosessuali non sono oggetto di sanzione penale.

Questa Commissione ha fatto bene o male a prendere simile decisione? Insegna la dottrina politica fondata sulla legge naturale che laddove un divieto provocasse più danni che benefici al bene comune è bene preferire al divieto la tolleranza. È questo il caso in esame. La presente decisione del governo iracheno butterà benzina sul fuoco e quindi alla fine porterà acqua al mulino delle rivendicazioni LGBT. In breve, farà più male che bene.

C’è poi da aggiungere che soprattutto nelle discipline linguistiche non si può imporre la morale a suon di divieti. Piuttosto è assai più efficace la battaglia culturale, la quale è capace di incidere sulla lingua in modo ancor più valido che una sanzione penale.