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MANIFESTAZIONI

Iran, il regime di fronte a una nuova "primavera"

Da giorni si susseguono proteste di piazza in tutte le città iraniane, ieri nella provincia di Leorstan la polizia ha sparato sulla folla uccidendo sei persone. Le rivolte interne mettono a dura prova il regime degli ayatollah in un momento di forti tensioni anche all'esterno, con i paesi sunniti. (VIDEO)

Esteri 31_12_2017
Manifestazioni in Iran

Sono in costante aumento nelle principali città dell'Iran le manifestazioni contro il regime, che hanno come motivo occasionale il carovita. Nella provincia di Leorstan ieri la polizia ha sparato sulla folla uccidendo sei manifestanti. A Teheran si sono confrontati due manifestazioni, una di protesta e l'altra a sostegno del governo. Ecco un'analisi sulla situazione iraniana.

L'Iran è stretto fra due fuochi e lo sa. Mai come oggi è cruciale la posizione della Repubblica Islamica di Teheran per capire cosa stia realmente succedendo nel quadrante; la protesta contro il regime degli Ayatollah si è innescata gradualmente, fino a divenire una preoccupazione per il governo che ora teme il ripetersi dei moti del 2009, repressi con la forza come tutti più o meno ricordiamo.

In piazza si protesta per la libertà, per i diritti umani, per il lavoro e la precaria situazione economica di alcune classi sociali particolarmente svantaggiate; motivazioni che in altri Paesi potrebbero non avere una così dirompente capacità di deflagrare, avendo i vari governi la possibilità di risolvere la cosa con dibattiti e blande concessioni, per placare gli animi. Ma a Teheran le cose sono assai diverse, come sa chi conosce anche un minimo quella terra meravigliosa ma ormai da quasi 40 anni soffocata da una cappa pesantissima, conseguenza diretta della rivoluzione khomeinista sostenuta dalle connivenze di alcuni Paesi occidentali.



La situazione interna è in continuo stato di fibrillazione, le forze endogene di dissenso al regime sono molte e paiono modificarsi nel tempo ma mai spegnersi del tutto, nonostante repressione alternata a flebili spiragli di apertura; e sono soprattutto gli studenti a farsi sentire, sostenendo che ormai «il gioco fra moderati e conservatori è finito». Cioè ormai è chiaro a tutti che le forze governative contrapposte sono d'accordo tacitamente per mantenere lo status quo. Nessuno vuole il cambiamento, ma il popolo spinge.

E come se non bastasse l'Iran è al centro di uno scontro interislamico di enorme portata, che ai più ancora sfugge, insieme alle forze sunnite e l'Arabia Saudita in particolar modo. Dall'embargo al Qatar, ritenuto vicino a Teheran e principale foraggiatore del terrorismo jihadista e dei fratelli musulmani, passando per la ''questione Yemen'' con il sostegno ai ribelli sciiti Houthi, e finendo con i punzecchiamenti americani che denotano seppure con una certa cautela la enorme distanza che ancora permane fra i due Paesi.

L'Iran, come detto in principio, è dunque stretto dalle forze interne che tornano a farsi sentire con grandi manifestazioni di piazza e forze esterne, potenti e organizzate in maniera tale da costruire un vero e proprio cordone attorno a Teheran, pronto in qualsiasi momento a sferrare il colpo ferale per la supremazia nei vari quadranti ove i due schieramenti abbiano interessi, economici e geopolitici. L'Iran dunque potrebbe vedere a breve degli smottamenti interni? È o no a rischio il regime degli Ayatollah iraniani? È presto per dirlo, ma appare piuttosto evidente come la massa magmatica delle opposizioni interne stia abilmente combinando la propria azione con le circostanze esterne, con l'azione delle forze sunnite che tengono Teheran sempre sul filo del rasoio.



Certo, non sfugge che all'Iran non manca anche supporto, come quello della Russia per esempio, che si è sempre rivelato un alleato di grande affidabilità, specialmente nella questione siriana che ha di molto rafforzato il ruolo iraniano in Medioriente. Quel ruolo che ora le potenze sunnite vogliono mettere in discussione, contrastando a loro volta le velleità di Teheran. Che forse, questa volta, potrebbe avere qualche difficoltà in più nel contrastare una seconda ''primavera iraniana'', impegnata com'è all'esterno contro avversari molto potenti. Solo una cosa è certa in questo contesto: che se dovessimo farci un'idea di quel che accade lì guardando i nostri media mainstream non potremmo farlo. Se non fosse per materiale arrivato direttamente da lì, nemmeno staremmo a parlarne...