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GOLFO

Iran contro gli Stati Uniti, dove avverranno le rappresaglie

Teheran ha annunciato una dura rappresaglia dopo l'uccisione del generale Soleimani, a Baghdad, per mano degli americani. Quale rappresaglia? La prima mossa è avvenuta nella notte, con un lancio di missili contro due basi americane in Iraq. Per i prossimi giorni? Non dobbiamo attenderci azioni troppo eclatanti, come attacchi ai pozzi sauditi o al traffico delle petroliere nel Golfo, ma azioni più selettive contro i comandi e le basi degli americani in Iraq. Infatti l'Iran ha d'ora in avanti tutto l'interesse di mostrarsi al mondo arabo e islamico come parte aggredita e un'escalation che coinvolga troppo gli alleati arabi degli Usa sarebbe controproducente.

L'IRAN PUO' COLPIRE IN SUD AMERICA di Marinellys Tremamunno

Esteri 08_01_2020
Khamenei e tutta la dirigenza iraniana ai funerali di Soleimani

Aggiornamento del 8 gennaio 2020, ore 10,30: Lancio di missili balistici  iraniani a corto raggio su due basi statunitensi in Iraq: Irbil e Al Asad. Sono stati lanciati almeno 15 ordigni. I Pasdaran annunciano che nell'attacco sono state inflitte almeno 80 perdite al contingente statunitense e che non vi siano perdite fra gli iracheni. Ma la notizia con il bilancio delle vittime non è al momento confermata e non è chiaro se vi siano state vittime, del tutto. 

Occhi puntati sulla dirigenza iraniana per comprendere dove verrà scatenata e quali obiettivi colpirà la rappresaglia annunciata e promessa da Teheran per vendicare l’uccisione per mano degli Stati Uniti del generale Qassam Soleimani.

L’ayatollah Ali Khamenei, “guida suprema” dell’Iran, ha annunciato che una “dura vendetta attende i criminali, le cui mani nefaste si sono macchiate del sangue di Soleimani e degli altri martiri” ma di certo non si possono considerare risposte adeguate gli sporadici lanci di razzi verso l’ambasciata americana a Baghdad o alcune basi statunitensi in Iraq verificatisi negli ultimi giorni. L’Iran dovrà rispondere in modo duro ed eclatante, ma in qualche modo limitato per non offrire il destro al Pentagono per scatenare una ancor più vasta ritorsione bellica anche se, in termini politici e militari, il più grande successo ottenuto dall’Iran è l’autogol con cui gli Usa, uccidendo Soleimani, hanno indotto il parlamento di Baghdad a votare la cacciate delle forze americane e alleate dal paese.

Sul piano militare Teheran probabilmente si guarderà bene dall’attuare attacchi contro installazioni petrolifere, città e basi militari statunitensi situate nei Paesi arabi del Golfo alleati degli Usa. L’Iran non dovrebbe avere interesse a colpirli, ma a concentrarsi solo su bersagli statunitensi per accentuare l’isolamento degli Usa dagli stessi Paesi amici che, con l’esclusione di Israele, mostrano preoccupazione per le possibili conseguenze dell’eliminazione di Soleimani. Per le stesse ragioni, poco probabili sembrano quindi rappresaglie che minaccino la navigazione nel Golfo Persico mettendo a repentaglio il traffico di petroliere e l’export petrolifero: azioni che asseconderebbero la propaganda statunitense tesa a far percepire l’Iran come una minaccia per l’intera comunità internazionale.

L’Iran ha subito un duro affronto ma, come ha capito il presidente Hassan Rohani, ha oggi l’occasione per denunciare gli Usa come i veri aggressori che violano la sovranità degli Stati arabi come hanno fatto con l’Iraq uccidendo Soleimani, da quanto si è appreso, invitato a Baghdad dal governo iracheno. “La mossa degli Stati Uniti è stata un grande errore in quanto ha violato l’integrità territoriale dell’Iraq e ha condotto atti terroristici nel suolo di quel Paese, minando la sua indipendenza”, ha detto Rohani. E’ inoltre probabile che il compito di vendicare l’eroe nazionale iraniano venga affidata ai pasdaran, il corpo di cui Soleimani era il leader più carismatico. Possibile vengano coinvolte anche le milizie sciite irachene poiché con Soleimani è stato ucciso anche perduto il loro vicecomandante, Abu Mahdi al-Muhandis.

Il terreno più congeniale per effettuare la rappresaglia contro gli USA rimane del resto l’Iraq, dove abbondano gli obiettivi statunitensi: velivoli, militari, diplomatici, contractors, basi e l’ambasciata. Obiettivi facili da colpire con azioni di sabotaggio, esplosivi, lancio di razzi, fuoco di mortai o attacchi diretti oppure con azioni mirate a uccidere singoli esponenti di spicco dei comandi militari statunitensi con una sorta di “occhio per occhio” rispetto all’uccisione del generale Soleimani.