«Io, ingegnere nucleare, vi racconto le bilocazioni di Natuzza»
Ieri, solennità di Tutti i Santi, cadeva l’11° anniversario della morte di Natuzza Evolo, Serva di Dio. Tra i suoi doni soprannaturali, visioni di Gesù e Maria, colloqui con l’angelo custode e i fedeli defunti (per loro chiedeva preghiere), stimmate e bilocazioni, le quali avvenivano «solo per volontà di Dio» e il bene delle anime, come spiegò al professor Valerio Marinelli, autore di vari libri sulla mistica calabrese. La Nuova Bussola lo ha intervistato.
Sono nati tutti e due in Calabria, a pochi chilometri l'uno dall’altra: Valerio Marinelli a Rosarno, Natuzza Evolo (23 agosto 1924 - 1 novembre 2009) a Paravati di Mileto, ma le loro vite sono state completamente diverse. Lei, analfabeta, grande mistica italiana del XX secolo, aveva visioni di Gesù, di Maria e dei santi, parlava con l’angelo custode, incontrava le anime dei defunti, aveva le stimmate e il dono della bilocazione. Lui, uomo di scienza, ha fatto gli studi universitari a Torino diventando ingegnere nucleare, dopo di che ha lavorato presso un centro di ricerche nucleari e successivamente ha insegnato come ordinario di fisica tecnica all’Università della Calabria.
Queste due persone così diverse, un giorno, si sono incontrate grazie alla curiosità dell’ingegnere che, da scienziato, voleva scoprire il “mistero” di Natuzza che gli sembrava desse le prove dell’esistenza dell’invisibile. E in questo modo lui, uno scienziato, è diventato il più competente biografo della mistica calabrese.
Alla vigilia dell’undicesimo anniversario della morte di Natuzza - che cadeva esattamente ieri, solennità di Tutti i Santi - il professor Marinelli ha pubblicato il suo nuovo libro sulla mistica (Le bilocazioni di Natuzza Evolo, Graus Edizioni, 2020) questa volta concentrato sul fenomeno che da sempre lo ha affascinato: le bilocazioni. La Nuova Bussola lo ha intervistato.
Professor Marinelli, lei ha dato alle stampe un libro che documenta le bilocazioni di Natuzza. Ma non è il suo primo libro dedicato alla mistica di Paravati…
È vero. Ho cominciato ad occuparmi di Natuzza nel 1977 quando tornai in Calabria dopo sette anni trascorsi a Roma come ricercatore nel campo nucleare. Allora avevo tanti dubbi riguardanti la mia fede e pensavo che Natuzza potesse aiutarmi. Perciò decisi di fare delle ricerche scientifiche di tutti i fenomeni a lei attribuiti per avere delle risposte ai miei dubbi. Così cominciai a frequentarla.
Come iniziarono le sue ricerche?
Mi incuriosiva molto il fenomeno della sua bilocazione che non era mai stata studiata scientificamente. Preparai con i miei colleghi le telecamere per riprendere la sua bilocazione all’Università. Ma lei mi disse che non controllava questi fenomeni, che avvenivano solo per volontà di Dio. La sua risposta aveva una semplicità che disarmava.
E che cosa fece in quella situazione?
Non potendo fare l’esperimento con la bilocazione, chiesi a Natuzza dei contatti con persone che la conoscevano. Così cominciai a girare per tutta la Calabria per incontrare le persone e raccogliere le loro testimonianze: feci alcune centinaia di interviste. E così è nato il mio primo libro che riguarda la sua vita dalla nascita fino al 1980.
Che cosa risultava dalle sue prime indagini?
Constatai i suoi doni mistici, come la bilocazione e gli incontri con le anime, che magari non hanno un valore strettamente scientifico, ma che per me sono indizi forti dell’esistenza di Dio. Constatai anche che Natuzza aveva il carisma del conforto e della consolazione: rassicurava la gente dicendo loro che, se Dio vuole, ogni problema può essere risolto. Sapeva rafforzare o risvegliare la fede delle persone.
Continuò a seguire Natuzza?
Sì, fino alla sua morte. Ogni tanto pubblicavo un mio nuovo libro e in questo modo ho fatto la sua biografia a puntate.
E con il suo nuovo libro lei ha voluto tornare al primo argomento che le interessava: le bilocazioni…
Ho studiato almeno 500 bilocazioni, anche se nel mio libro riporto 300 casi. La bilocazione avveniva con l’apparizione visibile di Natuzza oppure senza apparizione ma con la produzione di rumori, oppure sensazioni tattili sul corpo, sentendo i profumi straordinari di provenienza sconosciuta, con spostamenti degli oggetti in casa. Natuzza diceva di andare in bilocazione con la compagnia degli angeli e delle anime dei defunti che la portavano sul posto e le suggerivano delle azioni. Ma ci sono anche dei casi di bilocazione con trasporto degli oggetti, cioè Natuzza spostava gli oggetti da un posto all’altro.
Le bilocazioni avevano qualche limite di distanza?
Assolutamente no. Natuzza riusciva a raggiungere in bilocazione anche persone molto lontane. La distanza non è importante: ci sono bilocazioni documentate anche in Australia e negli Stati Uniti.
Qual era lo scopo delle bilocazioni?
Natuzza appariva alle persone e parlava con loro in momenti di difficoltà di vario tipo, come per esempio la malattia, e riusciva a consolare questa gente. La bilocazione aveva sempre uno scopo, di natura spirituale ma spesso anche “materiale”, come la guarigione dalla malattia, anche grave, o per impedire qualche cosa di sbagliato, per esempio il suicidio.
Come avvenivano le bilocazioni?
In vario modo. Certe persone vedevano Natuzza come una persona viva e vera e riuscivano a parlare con lei. Spesso Natuzza ricordava loro dove si fossero incontrati, dando le prove di tali incontri. Ci sono persone che, senza conoscere Natuzza, sono state visitate da lei: tra loro, un uomo gravemente malato in un ospedale di Palermo, che si è visto arrivare presso il suo letto una donna minuta con le mani giunte come in preghiera. Quando la donna è uscita dalla stanza, sua moglie l’ha seguita ma poi l’ha vista sparire nel corridoio senza uscita. Dopo questa misteriosa visita, l’ammalato cominciò a guarire rapidamente, tra lo stupore dei medici. Successivamente, quando quell’ammalato si era ormai ristabilito, vide la foto di Natuzza sul giornale e riconobbe in lei la donna che l’aveva visitato.
Cosa sentiva Natuzza durante le bilocazioni, quando il suo corpo rimaneva sempre a Paravati, a casa sua?
Prima di tutto Natuzza diceva che la bilocazione non avveniva per sua spontanea volontà. In quei momenti lei, istantaneamente, si ritrovava in un altro posto come se avesse un doppio corpo: sapeva di essere a Paravati ma allo stesso tempo si trovava immersa in un altro ambiente dove aveva la capacità di spostare oggetti, parlare con le persone e fare delle azioni che le venivano suggerite dagli angeli o dalle anime dei defunti. Lei diceva che questi spostamenti avvenivano nel mondo spirituale.
Oggi è la festa dei fedeli defunti. Purtroppo, anche tanti cattolici hanno smesso di credere nella vita eterna delle anime. Lei, che ha studiato il fenomeno Natuzza, cosa potrebbe dire a queste persone dubbiose sulla vita dell’aldilà?
Tanti santi ci hanno confermato l’esistenza della vita nell’aldilà. Natuzza è stato un collegamento forte tra il mondo materiale e la realtà spirituale. Quante persone ha convertito? Tantissime, me compreso. Natuzza spiegava che l’aldilà è qualcosa di reale, di tangibile e riusciva a trasmettere questa certezza agli altri. In questo modo ha consolidato in tante persone la fede sul fatto che la vita non finisce, ma continua nell’aldilà. Vorrei sottolineare una cosa: Natuzza ha riportato l’attenzione sull’importanza della preghiera di suffragio per le anime dei defunti. Spesso - diceva lei - basta una breve preghiera o un pensiero pieno d’amore. Allora, andando sulle tombe dei nostri defunti, più dei fiori e dei lumi dobbiamo ricordarci delle preghiere per loro.