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IL PAPA SPIEGA L'ACCORDO

"Io il responsabile sulla Cina, la Resistenza soffrirà"

Conferenza stampa blindata quella del Papa sull'aereo di ritorno da Tallinn. Domande vietate sul caso Viganò, Francesco interviene solo sul viaggio e sulla Cina, rivendicando la responsabilità di aver firmato l'accordo col regime. E spiega: "La Resistenza soffrirà, ma è normale: in un accordo tutti perdono qualcosa. Per chi non capisce bisogna pregare". 
- IL VIAGGIO: "SCANDALI: PER I GIOVANI NON SIAMO CREDIBILI" di Lorenzo Bertocchi

Ecclesia 26_09_2018

Una conferenza stampa “blindata”, quella del Pontefice sull’aereo che lo riportava a Roma dopo il viaggio nelle Repubbliche Baltiche. Il Pontefice – che secondo alcuni colleghi che erano sul volo appariva nervoso, e in difficoltà, - non voleva rispondere a domande che non avessero per tema il viaggio appena concluso. Per cui niente domande sul caso McCarrick, sulla testimonianza dell’arcivescovo Viganò, sul caso del cardinale Murphy O’Connor.

In pratica non è stato permesso a nessuno del gruppo anglofono – i più determinati a chiedere spiegazioni sui temi scottanti – di porre domande. Quando una collega si è avvicinata, per ripetere la domanda fatta da Anna Matranga della CBS nel viaggio di ritorno da Dublino, e cioè di quando era stato informato dei crimini di McCarrick, le è stato chiesto se la domanda era sul viaggio. La collega ha detto no, è un follow up delle domande del mese scorso. Le è stato risposto: devi aspettare, prima il viaggio. E poi naturalmente non le hanno più dato la parola. Molti colleghi del gruppo anglofono erano sbalorditi e irritati per questa mancanza di disponibilità, e per questa forma di censura preventiva. Tanto più straordinaria da parte di chi raccomanda continuamente dialogo e franchezza.

Quindi, a un mese di distanza dall’apparizione della testimonianza di mons. Viganò, non c’è ancora una risposta – o una smentita – alle affermazioni dell’ex nunzio. E soprattutto manca una risposta da parte del principale protagonista di questa vicenda, chiamato in causa personalmente nel suo rapporto con McCarrick, e accusato di avere riabilitato e aver elevato a rango di consigliere principale per gli USA il cardinale predatore omosessuale. Dopo aver glissato un mese fa, il Pontefice in difficoltà continua a evitare l’argomento.

Con qualche difficoltà iniziale il collega Antonio Pelayo è riuscito a porre una domanda sulla Cina.

“Questo - ha spiegato il Papa - è un processo da anni. Un dialogo tra la commissione vaticana e la commissione cinese per sistemare la nomina dei vescovi. L’equipe vaticana ha lavorato tanto. Quando si fa un accordo di pace o un negoziato, ambedue le parti perdono qualcosa. Questa è la legge. Ambedue le parti… e si va avanti, questo è andato avanti due passi avanti e uno indietro, due avanti e uno indietro, mesi sono passati senza parlarci… E i vescovi che erano in difficoltà sono studiati caso per caso e nel caso dei vescovi sono alla fine arrivati i dossier di ciascuno sulla mia scrivania e sono stato io il responsabile di firmare il caso dei vescovi. Poi il caso dell’accordo è tornato, le bozze sulla mia scrivania, si parlava, davo le mie idee, gli altri discutevano e andavano avanti… io penso alla Resistenza, ai cattolici che hanno sofferto: loro soffriranno, sempre in un accordo c’è sofferenza, la loro è una grande fede, e loro scrivono, fanno arrivare i messaggi che quello che la Santa Sede che Pietro dice è quello che dice Gesù.

Se la fede martiriale di questa gente oggi va avanti, sono dei grandi! L’accordo l’ho firmato io. Almeno, le lettere plenipotenziarie per firmare quell’accordo che io avevo firmato. Io sono il responsabile. Gli altri che ho nominato in tutto hanno lavorato per più di dieci anni. Non è una improvvisazione, ma è un cammino. Un vero cammino.  Un aneddoto semplice e un dato storico”. Il Pontefice alla fine ha sottolineato che “è un dialogo su eventuali candidati, ma nomina Roma, nomina il Papa e preghiamo per le sofferenze di alcuni che non capiscono o che hanno alle spalle tanti anni di clandestinità”. 

Sugli abusi c’è stato un accenno, in relazione a quanto detto ai giovani a Tallinn. La pedofilia - ha osservato papa Bergoglio “c’è dappertutto, ma nella Chiesa è più scandaloso perché deve portare i bambini a Dio e non distruggere”. Sul rapporto della Pennsylvania ha detto: “Vediamo che i primi 70 anni c’erano tanti preti che sono caduti in questa corruzione, poi in tempi più recenti è diminuito, perché la Chiesa se ne è accorta che doveva lottare in altro modo”.