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L'OPA

Intesa vuol comprare Ubi, per contare di più in Europa

Mentre tutti si sono abituati a ricevere sempre brutte notizie dal fronte bancario, da ieri c'è una novità che fa ben sperare: Banca Intesa San Paolo ha lanciato un'offerta consistente per acquistare Ubi. Se si perfezionasse l'operazione, nascerebbe la terza banca in Europa per capitalizzazione e la prima per profitti. 

Economia 20_02_2020
Banca Intesa Sanpaolo

In questi anni, per lo più, non sono state positive per la nostra gente le notizie provenienti dal mondo bancario: fallimenti che hanno travolto e spesso portato alla  rovina ignari correntisti e piccoli azionisti, attacchi del governo che hanno cancellato le piccole banche di territorio, le più vicine al cittadino e alla piccola impresa ecc. È quindi più che giustificata la diffidenza e anche l’ostilità con cui il cittadino parla e sente parlare delle banche. Eppure questa volta la notizia è positiva e i vantaggi sembrano proprio destinati a ricadere su tutto il sistema italiano, compreso l’insieme dei cittadini e dei piccoli imprenditori. Di cosa si tratta? Banca Intesa San Paolo, la più grande banca italiana, ha lanciato un’offerta molto consistente, di quasi 5 miliardi di euro, per acquistare Ubi, un’altra grande banca italiana, la quarta per capitalizzazione.

Se l’offerta sarà accettata (le previsioni sono positive) nascerà la terza banca in Europa per capitalizzazione e la prima per profitti, un colosso un po' più grande di Deutsche Bank, la banca tedesca che in questi anni ha dettato legge in campo europeo. Perché è positiva questa notizia? Perchè nel mondo sempre più globalizzato solo le grandi realtà o le grandi aggregazioni possono veramente competere e dir la loro, e questo in tutti i campi, compreso quello bancario. E per esempio, in vista della definizione dell’unione bancaria europea, questo vuol dire che l’Italia nell’UE non sarà costretta a subire i diktat tedeschi e francesi, ma potremo dire la nostra, difendendo gli interessi delle nostre banche, ma anche dei loro clienti, cioè dei nostri concittadini e imprenditori. Ma ancora, l’operazione garantirà 30 miliardi di euro di credito aggiuntivo per l’economia italiana nei prossimi tre anni, una bella boccata d’ossigeno per il nostro paese alla disperata ricerca di investimenti che sono fermi da un bel po' e da un bel po' stanno diminuendo.

Va detto ancora che, in un momento di difficoltà per tutta l’economia europea e per gli stessi sistemi bancari nazionali, la mossa ‘italiana’ va in controtendenza e lancia un segnale di forza, di compattezza, di fiducia in noi stessi che non può non avere effetti su tutti gli attori in gioco e tutti gli osservatori. L’Italia è più forte di tutte le debolezze che le sono attribuite, quelle vere e quelle presunte e false, “lo spread non rappresenta la forza delle imprese e delle famiglie italiane, la percezione del rischio Italia è totalmente esagerata”, come ha giustamente dichiarato Carlo Messina, capo di Intesa San Paolo e primo responsabile del progetto. E per di più c’è l’impegno che le uscite del personale saranno solo volontarie e ci saranno 2500 nuove assunzioni.

Un’ultima considerazione, questa operazione è un altro segnale a tutto il mondo economico e produttivo italiano, e dice che la globalizzazione è una realtà ormai consolidata e irreversibile. Occorre per tutti avere il coraggio di farci i conti, è lì che si può e si deve crescere, l’Italia deve sempre più fare sistema, costruendo i grandi campioni (anche noi ne siamo capaci) ma facendo anche in modo che i piccoli non soccombano ma siano integrati e valorizzati. Si può o è utopia? Io credo che: insieme si può.