Inferno e Paradiso nel santuario di Maria
Sul fianco occidentale del Monte Battaiosa si distende il paese di Montegrosso, divenuto poi Montegrazie, un tempo facente parte di Imperia e oggi comune autonomo. Poco distante sorge il santuario di Nostra Signora delle Grazie, tra i più antichi di tutto il territorio ligure. Qui Maria sarebbe apparsa a una pastorella.
Sul fianco occidentale del Monte Battaiosa si distende il paese di Montegrosso, divenuto poi Montegrazie, un tempo facente parte di Imperia e oggi comune autonomo. Poco distante sorge il Santuario di Nostra Signora delle Grazie, tra i più antichi di tutto il territorio ligure.
La sua origine è legata a un’epifania mariana: a una pastorella, sordomuta dalla nascita, sarebbe apparsa Maria, con il suo Bambino, che, dopo avere guarito la fanciulla, avrebbe espresso il desiderio di vedere qui edificato un tempio a Lei dedicato. E così fu. Un piccolo santuario fu eretto nei pressi di una più antica torre, utilizzata probabilmente per l’avvistamento delle incursioni saracene. Ben presto, crescendo il numero dei devoti alla Santa Vergine, alla prima costruzione fu affiancata una chiesa più grande, in stile tardo romanico, che divenne punto di riferimento per tanta gente di mare e per tutti i fedeli delle valli circostanti.
Il primitivo altare corrispondeva alla nuda pietra su cui era avvenuto il miracolo dell’apparizione. L’edificio attuale, datato 1450, come indicato da una lapide sull’architrave del portale, è frutto di molteplici ristrutturazioni succedutesi nei secoli. Tutto l’edificio è costruito con pietra finemente lavorata. La facciata, a salienti, si apre sui lati con due ampie monofore a tutto tondo mentre un oculo centrale sormonta il protiro sostenuto da colonne e decorato con una cornice di archetti pensili a sesto acuto che corre anche sui lati e intorno al perimetro delle tre absidi. Il campanile, dall’aspetto più rustico, pare essere ancora più antico della chiesa.
L’interno è a tre navate suddivise tra loro da due teorie di colonne che sorreggono archi a sesto acuto. L’altare maggiore, su cui si appoggia il nicchio di marmo che accoglie il simulacro della Vergine col Bambino, fu realizzato nella seconda metà del Seicento ed è l’unico arredo barocco sopravvissuto alla ristrutturazione di primo Novecento. Il bellissimo polittico che il milanese Carlo Braccesco realizzò nel 1478 come pala d’altare fu, invece, spostato ed è oggi ammirabile nella limitrofa parrocchia.
Il santuario custodisce ancora, invece, uno dei cicli pittorici più vasti e meglio conservati di tutto il territorio imperiese. I piemontesi Matteo e Tommaso Biazaci da Busca nel 1483 firmarono gli affreschi della navata sinistra, della rispettiva abside e del catino centrale. Con ingenuo realismo i due fratelli raccontarono storie delle anime nell’oltretomba - dall’Angelo che consola un moribondo porgendogli l’eucarestia al demonio che rapisce un’altra anima mentre un angelo piange- raffigurando, inoltre, la cavalcata dei Vizi e delle Virtù, i castighi dell’Inferno e la Città Celeste. Le storie di San Giovanni Battista dell’abside centrale risultano molto frammentarie. Agli affreschi quattrocenteschi si sovrappose, infatti, nel corso del Seicento, un ciclo con le storie della Vergine.
Gli affreschi dell’abside destra si devono al maestro Gabriele da Cella di Finale Ligure e sono datati al 1498. Attorno alla figura di un Cristo Crocefisso in gloria sono disposte scene dei miracoli compiuti da San Giacomo, unico esempio, nella riviera di Ponente, di devozione Jacobea. Al secolo successivo appartengono le storie della Passione, affrescate sulla parete destra dal pittore Pietro da Ranzo. I numerosi ex voto conservati nella chiesa sono l’evidente testimonianza del sincero affetto e della profonda devozione nutriti nei confronti di Maria, Nostra Signora delle Grazie.