India: siro-malabaresi ribelli al contrattacco
Non basta il congedo di Alencherry a placare gli animi nell'arcieparchia indiana di Ernakulam. Sotto accusa anche il videomessaggio papale.
Non conosce tregua la storia ormai infinita che lacera l'arcieparchia indiana di Ernakulam e neanche il congedo del card. George Alencherry basta a placare gli animi. Ora i ribelli puntano il dito sul video del Papa che esorta all'obbedienza.
«Pieno di errori fattuali e ambiguità», accusano 300 sacerdoti che hanno «chiedendo tra le altre cose una “indagine approfondita”». Su Crux Now Nirmala Carvalho riporta che «un riassunto dell'incontro dei sacerdoti del 13 dicembre rilasciato da padre Jose Vailikodath, rappresentante di un "Consiglio di protezione arcidiocesano"». I 300 sostengono che il video «è stato realizzato da Thazhath [l'ex amministratore apostolico] e dal Dicastero per le Chiese Orientali “che costringe il Papa a cantare secondo la sua melodia senza verificare i fatti”».
I fatti contestati riguardo al video papale sono essenzialmente questi, secondo padre Kuriakose Mundadan: 1) «Non sono solo “alcuni preti” a resistere alla forma prescritta della Messa, ma la stragrande maggioranza insieme alla maggior parte dei laici»; 2) «Gli “atti di mancanza di rispetto” verso l’Eucaristia menzionati nel video sono stati commessi non da coloro che si opponevano ai cambiamenti ma da coloro che tentavano di forzarne l’osservanza»; 3) «Il Papa ha suggerito che alla base della disputa sulla liturgia vi sono preoccupazioni più “mondane”, ma Mundadan ha insistito sul fatto che “il vero problema è la liturgia stessa»; 4) non è «una questione di comunione, ma ... un disaccordo sulla liturgia che “potrebbe essere facilmente risolto dai vescovi del sinodo se avessero buona volontà»; 5) «il video afferma che alcuni sacerdoti omettevano il nome dell’arcivescovo maggiore durante la celebrazione della Messa, ma Mundadan ha detto che “la maggior parte dei sacerdoti nomina l’arcivescovo maggiore e prega per lui”».
In sintesi, secondo loro la questione è esclusivamente liturgica (come riferito più volte: il rifiuto di adottare per una parte della liturgia l'orientamento comune, sacerdote e popolo insieme rivolti a Oriente) e non invece intrecciata a una potenziale rottura della comunione e alle altre polemiche che hanno opposto, anche per vie legali, i sacerdoti ribelli al card. Alencherry. Se è vero che la querelle continua anche ora che quest'ultimo è uscito di scena, è altrettanto difficile pensare che tensioni di tale portata, trascinate per anni, siano dovute solo allo "zelo" di celebrare rivolti al popolo.