"Indentità di genere": come cambia la legislazione Usa
Obama sta usando la tutela delle donne da ogni tipo di violenza come foglia di fico per introdurre forzatamente il concetto di “gender” nella legislazione degli Stati Uniti, a sfavore delle realtà assistenziali cattoliche. E, alla fine, a essere danneggiati sono i soggetti più deboli.
L’amministrazione Obama sta usando la tutela delle donne da ogni tipo di violenza come foglia di fico per introdurre forzatamente i concetti di “gender” e “orientamento sessuale” nella legislazione degli Stati Uniti. È questo, in estrema sintesi, quanto emerge dal testo del Violence Against Women Reauthorization Act approvato da Camera e Senato americani con lo scopo di dare nuovo impulso, estendendone l’applicazione a nuove categorie di persone, alla legge in vigore dal 1994.
Negli emendamenti introdotti, infatti, si legge che tra le persone che incontrano ostacoli all’accesso ai servizi garantiti alle vittime di violenza, ci sono anche coloro che sono discriminati a causa dell’identità di «genere» e dell’«orientamento sessuale». Le due espressioni, vere e proprie parole d’ordine per la lobby omosessuale, compaiono cinque volte nelle 107 pagine del Violence Against Women Reauthorization Act.
Per capire meglio cosa significhi «identità di genere», la legge rimanda al paragrafo c, punto 4, del titolo 18 del Codice delle leggi degli Stati Uniti: l’identità di genere consiste in quelle caratteristiche «reali o percepite» relative al genere. L’identità sessuale, cioè, come percezione e non determinata biologicamente.
È proprio questo netto ed inequivocabile contrasto con il biblico «maschio e femmina li creò» – dato biologico per altro sotto gli occhi di tutti, credenti e non – che ha innescato la protesta dei Vescovi statunitensi. Sul sito della Conferenza episcopale degli Stati Uniti (Usccb) si può consultare un comunicato nel quale si spiegano le ragioni per le quali affermano di non poter dare il loro sostegno al Violence Against Women Reauthorization Act. «Tutte le persone devono essere protette dalla violenza, ma codificare le classificazioni “orientamento sessuale” e “identità di genere” è problematico», si legge nelle dichiarazioni dei presuli statunitensi. La Usccb, che da sempre ha garantito il supporto ideale e concreto ad ogni misura volta a proteggere le vittime di soprusi, definisce le due classificazioni «non necessarie» per la protezione dovuta a tutte le persone. I concetti contenuti nella legge approvata, infatti, «minano il significato e l’importanza della differenza sessuale» e sono «sfruttati col proposito della ridefinizione del matrimonio», che è «la sola istituzione che unisce un uomo e una donna tra loro e con i figli nati dalla loro unione».
Le perplessità dei Vescovi non si esauriscono all’ambito inerente all’identità sessuale. Nella legge oggetto delle osservazioni, infatti, viene ravvisato un altro aspetto critico: la mancata menzione del diritto all’obiezione di coscienza quando si parla di lotta al traffico di esseri umani, individuato come forma di violenza inflitta alla persona. Relativamente a questo aspetto il conflitto tra Usccb e Amministrazione Obama risale al 2011, quando a Washington si decise di tagliare i fondi a realtà assistenziali direttamente legate alla Conferenza episcopale statunitense o comunque ispirate a principi e convincimenti religiosi o morali contrari a contraccezione e aborto. Ciò accadde perché il governo federale ritenne che, tra i servizi fondamentali da garantire alle vittime del traffico di esseri umani e in particolar modo alle donne oggetto del racket della prostituzione, vi fossero appunto pratiche legate al controllo delle nascite. Questo tipo d’impostazione ha impedito a molte organizzazioni operanti nel settore dell’aiuto alla persona di proseguire nella loro preziosa opera, configurando una violazione della libertà religiosa e di coscienza.
In definitiva, ad essere danneggiati sono proprio i soggetti più deboli e bisognosi, che vedono mancare l’apporto fondamentale delle associazioni cattoliche, con conseguenti ridotte possibilità di vedere soddisfatti i loro bisogni. Il cerchio, quindi, si chiude: se con la riforma sanitaria, che configura l’obbligo di erogare contraccezione e aborto per tutti i datori di lavoro, Obama ha sferrato un attacco frontale alla vita umana nascente e alla libertà religiosa e di coscienza, con i provvedimenti approvati recentemente è nuovamente quest’ultima ad essere messa a repentaglio, questa volta assieme al concetto di famiglia.