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San Giovanni da Kety a cura di Ermes Dovico
MEDITAZIONE

In Quaresima, Gesù ci prende per mano

Di fronte alla Quaresima, quando
Dio viene a solcare profondamente
la nostra terra, si svelano la nostra fragilità e la futilità delle cose...

Editoriali 27_03_2012
Gesù

Di fronte all’imponenza della Quaresima, nei giorni in cui il passo di Dio viene a solcare profondamente la nostra terra, si svelano in modo più palese la nostra fragilità e la futilità delle cose. La diffusa fatica del vivere, le difficoltà del lavoro e dell’economia, lo smarrimento di ciò è vero e buono, non potranno mai venire risolti rifugiandosi nella distrazione e negli azzardi della fortuna.

Il bisogno del cuore induce a immergersi nel mistero del Signore, divenuto chicco di frumento che muore e porta molto frutto. Ci sorprende il paradosso annunciato dal Vangelo: chi ama la propria vita, la perde; con la croce, dove il Figlio di Dio si consegna nella morte, è giunta l’ora nella quale il Figlio dell’uomo viene glorificato. Di fronte al mistero vivente dell’Eucaristia, percorriamo i luoghi nei quali abbiamo sostato nei Vangeli di queste domeniche di Quaresima: il deserto della nostra lotta faticosa contro il male, il monte Tabor della bellezza donata, il tempio percosso e purificato dalla sua presenza, la stanza nascosta del dialogo con Nicodemo.

Apparteniamo alla schiera dei Greci che domandano di ‘vedere Gesù’. La sua amicizia dolce e forte non ci lascia soli nella pianura dei nostri schemi abituali e dei nostri interessi servili. Gesù continua ad arrivare a noi nel ritmo lento e deciso del cammino quaresimale. Quanto incide su di noi il percorso della Via Crucis, vedendo il nostro Signore condannato e percosso e crocifisso, camminando con le persone che gli stanno accanto: la Madre, le donne di Gerusalemme, il Cireneo, la Veronica, Maddalena e Giovanni sotto la Croce? Rimarranno colpiti i bambini, leggendo i brani della Passione?
Abbiamo bisogno di condividere con i discepoli del Signore il dramma della Croce. Non possiamo essere cristiani da soli. Anche nel deserto di una società senza amore, nel vuoto di tanti cristiani senza fede, incontriamo la folla di chi lo ama e lo segue. I discepoli di allora, i santi appassionati di cui parla la storia fornendoci i loro intensi ritratti, gli scritti e l’imponenza delle loro opere impensate; i discepoli che gli vanno dietro adesso, quelli che fanno silenzio adorando la sua presenza, quelli che lo servono nei fratelli malati e poveri, quelli che lo sperano nelle circostanze logoranti e drammatiche della vita. Quelli che lo annunciano con intensità e bellezza, fino ai confini del mondo, come Papa Benedetto. Nasce un intreccio, un’alleanza. Si impara una regola di vita. Si segue il ritmo delle campane, mattina, mezzogiorno e sera, con la preghiera dell’Angelus fiorita nel giorno dell’Annunciazione. Poveri discepoli, siamo presi per mano dalla Sua Grazia che ci fa nuovi ogni mattino.