In Pakistan una infermiera cristiana è stata aggredita e accusata di blasfemia
La donna è stata picchiata dalle colleghe che l’accusano di aver offeso Maometto e altri profeti. Tuttavia il capo degli ulema pakistani e un leader sciita hanno condannato l’aggressione
Un nuovo episodio di violenza contro cristiani si è verificato in Pakistan il 28 gennaio. La vittima è Tabitha Nazir Gill, 30 anni, una infermiera che lavora da nove anni al Sobhraj Maternity Hospital di Karachi. Quel giorno delle colleghe l’hanno accusata di aver detto a qualcuno di invocare Gesù per risolvere i suoi problemi e così facendo di aver insultato tutti i profeti, inclusi Maometto, Abramo e Adamo. Quindi hanno incominciato a malmenarla e picchiarla. Una intanto gridava: “ha commesso blasfemia”; e altre:” Chiudete il cancello, non lasciatela scappare. Si deve vergognare. Deve chiedere perdono”. Poi l’hanno trascinata dal terzo al primo piano dell’ospedale dove anche delle donne vestite con il burqa l’hanno aggredita, alcune con delle scope”. Infine l’hanno legata, costretta a chiedere scusa e chiusa in una stanza in attesa che arrivasse la polizia che nel frattempo era stata chiamata. Gil è stata portata in una stazione di polizia dove dapprima l’agente incaricato di accertare i fatti ha respinto le accuse di blasfemia, ha parlato di “un malinteso tra colleghe” e l’ha lasciata andare. Ma quello stesso pomeriggio la polizia ha verbalizzato l’accusa di blasfemia. Nel rapporto compilato dagli agenti c’è la dichiarazione di una studentessa di ostetricia di nome Saba secondo la quale Gill avrebbe affermato che il profeta Ismaele era frutto di un adulterio: “ha calpestato l’acqua santa Zamzam che beviamo. Ha detto che Adamo ha commesso adulterio con Eva. Ha storpiato il nome di Maometto dicendo che Maometto non è nessuno e che nessuno è venuto dopo Gesù”. L’accusa di blasfemia è molto grave e può comportare una condanna a morte. Tuttavia c’è da sperare per la sorte di Gill perché, venuto a conoscenza del fatto, il capo del Consiglio degli Ulema del Pakistan Hafiz Tahir Mehmood Ashrafi è intervenuto per deplorare fermamente l’accaduto: “A nessuno deve essere permesso di farsi giustizia da sé, né di abusare delle leggi sulla blasfemia – ha dichiarato – tutte le organizzazioni religiose e i leader hanno condannato le torture inflitte all'infermiera cristiana in ospedale. Il governo del Pakistan non tollererà questi abusi”. Anche il leader sciita Allama Shehryar Raza Abidi ha condannato l'aggressione con un videomessaggio: “è stato vergognoso – ha detto – vedere donne musulmane che picchiano una donna cristiana e usano un linguaggio offensivo verso di lei. Quella violenza mostra il loro estremismo e fondamentalismo, che non sono insegnamenti dell'Islam, e comunica un messaggio e un'immagine sbagliata dell'Islam. Questo fondamentalismo non ha nulla a che fare con l'Islam, che non diffonde violenza”.