In Pakistan accusata ingiustamente di omicidio una famiglia cristiana vittima di rapina
Dei ladri hanno cercato di rubare la dote che una famiglia aveva preparato per una figlia, ma i fratelli sono accusati di aver ucciso uno dei ladri in realtà consegnato vivo alla polizia
Decine di milioni di cristiani vivono nell’insicurezza, nel sentimento costante di non essere tutelati, di poter subire vessazioni e abusi senza essere difesi dalle istituzioni e anzi di essere ingiustamente trattati dalle autorità che li dovrebbero proteggere. Uno dei paesi in cui i cristiani vivono questa condizione è il Pakistan. Di recente è stata una famiglia di Lahore a farne le spese. Nella notte del 23 febbraio tre uomini, vicini di casa, hanno tentato di rubare la dote in oro e altri beni che i genitori avevano preparato per il matrimonio di una figlia. Il padre, Mushtag Masih, si è ribellato e, nonostante che fosse stato ferito a colpi di arma da fuoco a una gamba, è riuscito a bloccare uno dei ladri che ha poi consegnato agli agenti accorsi. Ma inaspettatamente il giorno successivo la polizia ha accusato Masih e i suoi famigliari di aver ucciso il ladro che invece era stato affidato vivo alla loro custodia e hanno arrestato i due figli di Masih che solo il 12 marzo sono stati rilasciati su cauzione. Come osserva l’agenzia AsiaNews che ha dato notizia del fatto il 14 marzo, l’incidente occorso alla famiglia Masih non è certo il primo, sono decine ogni anno i casi di cristiani trattati ingiustamente dalla polizia che tarda a intervenire se chiamata, è reticente a registrare le denunce e addirittura rivolge le accuse contro le vittime. Secondo l’avvocato che difenderà la famiglia, quando si tratta di cittadini pakistani di fede cristiana, soprattutto se poveri, la polizia “si fa guidare da pregiudizi invece di fare giustizia”.