In Libia chiusi due centri di detenzione e trasferiti più di 1.000 rifugiati
Procede in Libia la chiusura dei centri di detenzione per immigrati illegali e il trasferimento in paesi terzi dei rifugiati organizzato dall’Acnur in collaborazione con i governi dei paesi resisi disponibili
L’Oim, Organizzazione internazionale per i migranti, ha confermato la notizia data il 28 febbraio dalle autorità libiche dell’avvenuta chiusura di altri due centri di detenzione per immigrati illegali. Nei mesi scorsi in Libia ne sono stati già chiusi 18. Ne restano 34 in funzione, molti dei quali verranno presto chiusi perché – ha spiegato il direttore del dipartimento libico di contrasto all’immigrazione irregolare – non rispettano i diritti umani. L’annuncio della graduale chiusura dei centri è stata accolta favorevolmente così come quella, diffusa pochi giorni prima dall’Alto commissariato Onu per i rifugiati, della partenza di 128 rifugiati, trasportati in aereo da Tripoli a Niamey, la capitale del Niger, e di altri 150 portati a Roma. Salgono così a 1.084 i rifugiati fermati in Libia che l’Acnur ha trasferito in paesi terzi. L’agenzia Onu riporta che a Niamey i rifugiati sono stati sistemati in alberghi dove ricevono assistenza e sostegno psicologico in attesa di reinsediamento o di altre soluzioni definitive. Finora sono stati portati in Niger 770 rifugiati, tra cui madri single, famiglie e minori non accompagnati. I 150 rifugiati affidati all’Italia, che si aggiungono ai 162 arrivati in precedenza, sono persone particolarmente vulnerabili: tra l’altro donne e bambini che sono stati detenuti per lunghi periodi. Al loro atterraggio a Roma sono stati visitati da personale medico, forniti di indumenti adatti al clima e di un pasto caldo mentre le autorità procedevano alla loro identificazione. Poi sono stati trasferiti in diverse strutture di accoglienza.