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FURBIZIE

In Italia, immigrazione fa rima con improvvisazione

Improvvisazione, navigazione a vista, furbizie da quattro soldi. E' così che viene gestita l'ondata di immigrati dal governo italiano e non ce lo possiamo permettere più. Diamo la colpa all'Ue, ma le autorità italiane fanno transitare gli immigrati verso gli altri paesi europei. E spacciamo per "emergenza" ciò che dura da anni.

Politica 11_06_2015
Primi soccorsi agli immigrati

Si può continuare a governare un Paese  - tanto più se ha le dimensioni che ha, tanto più se si tratta di una delle sette maggiori economie industriali dell’Occidente, tanto più se si tratta di un crocevia fondamentale delle relazioni tra Nord e Sud del mondo – all’insegna dell’irresponsabilità e  dell’improvvisazione, come se fosse insomma il paese di Pulcinella? Al di là dei problemi immediati è questa la domanda di fondo che ci si deve fare vedendo che cosa sta accadendo con riguardo ai migranti irregolari che approdano in Italia. Non c’è un solo aspetto della questione che sia stato studiato dal governo e che venga affrontato non diciamo con il dovuto senso di responsabilità ma quanto meno con un po’ di buon senso.

In primo luogo è ovvio che si tratta di un fenomeno che ha un andamento stagionale: i più disperati dei disperati sono pronti a mettersi in mare su gommoni a fior d’acqua anche nel pieno dell’inverno, ma ovviamente i meno disperati dei disperati preferiscono farlo d’estate. D’altra parte è così ormai da anni. Ciononostante ogni volta non si esita a giocare la ridicola carta dell’emergenza, come se l’impennata estiva di tale afflusso fosse inattesa e imprevedibile come un terremoto. Il governo di Roma non si prepara e non prepara nulla di adeguato al riguardo. Quando poi, come in queste settimane, comincia ad aumentare rapidamente il numero dei migranti irregolari che prendono il mare dalla Libia verso la Sicilia, ecco che la giostra si mette in moto. Già dicevamo dell’equivoco del trasferimento in mare aperto dei migranti dai gommoni dei passatori alle navi che li ricuperano: un trasbordo concordato, tra l’altro pericoloso, che viene fatto passare per soccorso a persone prossime al naufragio. Una volta che comunque i migranti toccano il suolo del nostro Paese ecco prendere il via la sarabanda di cui in questi giorni i cronisti ci raccontano: pullman che scaricano migranti spaesati qua e là dopo decine di ore di viaggio, Regioni colte di sorpresa che protestano, prefetti che fanno riaprire d’urgenza caserme chiuse da anni, parrocchie e privati che si mobilitano. In questo c’è anche molta buona volontà e molto spirito di solidarietà più che lodevoli. Tutto ciò non assolve tuttavia chi, avendo un ruolo di governo, avrebbe dovuto predisporre ogni cosa per tempo; e prima ancora provvedere perché di tanta mobilitazione non vi fosse alcun bisogno.   

Lo stesso dicasi per quanto concerne il cruciale rapporto sia in generale con l’Unione Europea che in particolare con quei Paesi (Francia, Germania, Nord Europa in genere) verso cui il grosso dei migranti irregolari è diretto. Anche a tale riguardo il governo non ha fatto tempestivamente nulla di efficace. Al vertice europeo straordinario convocato lo scorso 23 aprile, sull’onda dell’emozione del tragico naufragio avvenuto pochi giorni prima nel Canale di Sicilia, era stato concordato di introdurre un “meccanismo temporaneo di solidarietà”. Al momento di definirlo, nel concreto, molti Paesi si sono però tirati indietro: dalla Francia alla Polonia, dalla Spagna all’Ungheria, dal Portogallo ai Paesi baltici. Per parte sua il nostro governo non ha puntato i piedi e la Commissione Europea, che aveva fissato per la soluzione del problema la data già troppo tarda del 1° luglio, incurante del ridicolo ventila adesso un rinvio nientemeno che a settembre, ovvero dopo l’estate.

Sarebbe però ingiusto gettare la croce soltanto sulle spalle della Commissione e dei Paesi membri che recalcitrano. Il nostro governo ha infatti esso pure delle sue responsabilità, di cui la nostra stampa o tace o parla molto poco. Dal momento  che la procedura di verifica del diritto a venire accolti come rifugiati  dura circa tre mesi, la Francia e altri esigono che fino al compimento di tale procedura l’Italia si impegni a trattenere gli aspiranti rifugiati nei centri di prima accoglienza. Il nostro governo dice di non poterlo fare per nobili  motivi (“se lo facessimo trasformeremmo i centri di prima accoglienza in carceri”), ma in effetti dietro tali nobili motivi c’è la speranza, mai disattesa, che dopo qualche giorno gli aspiranti rifugiati taglino la corda. Ciò spiega tra l’altro…il miracolo della presenza in Italia di queste persone, visibilmente molto meno numerose di quanto dovrebbero essere in base al numero degli arrivi; e anche il miracolo della ricettività dei centri di prima accoglienza che ogni tanto sono al collasso, ma a un collasso che poi passa. Chi ha pensato a questa gherminella avrà magari anche creduto di essere furbo, ma la risposta degli altri Paesi a questa furbizia è stato il rifiuto di impegnarsi a un’accoglienza ufficiale che dovrebbe perciò sommarsi all’affronto del problema dell’afflusso dei migranti non autorizzati. Giunti a questo punto non si può dunque che tornare alla domanda che ci eravamo posti all’inizio: si può continuare a governare come il paese di Pulcinella un Paese come l’Italia, una delle sette maggiori economie industriali dell’Occidente, un crocevia fondamentale delle relazioni tra Nord e Sud del mondo?