Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi

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In Germania i media raccontano un "altro" Papa

Vuoi illuminato ecologista, vuoi retrivo oscurantista... Ecco come la stampa tedesca ha perso un'occasione d'oro per confrontarsi sul serio con la verità.

Attualità 29_09_2011
I media tedeschi e il Papa


Le solite forzature dei media tedeschi al discorso di Benedetto al Bundestag. Con qualche eccezione.

Con i 17 discorsi offerti loro durante la recente visita in patria Papa Benedetto XVI ha lasciato ai suoi connazionali, non solo cattolici, e a tutti noi, un bel patrimonio su cui riflettere a lungo. Com’era da aspettarsi, è stato rispetto a quello tenuto al Bundestag il 22 settembre che media e commentatori di lingua tedesca hanno fatto a gara per farne risaltare aspetti parziali a scapito dei passaggi sostanziali del testo. Diciamolo subito: non tutti, se è vero che la Frankfurter Allgemeine, dopo aver ascoltato Benedetto XVI, si è chiesta attraverso Georg Paul Hefty «come mai l’evento del papa oratore in parlamento avesse sollevato a priori così tanti rifiuti». Ed è lo stesso editorialista a tentare una risposta: «In realtà non si è trattato di nulla di sorprendente, visto che questo è il paese del protestantesimo religioso e politico come anche del largamente diffuso individualismo».

Come già accaduto altrove, anche questa volta il Papa tedesco ha fatto ricredere più di un commentatore. Nel numero uscito il 22 settembre di Zeit, il settimanale liberal diretto dall’italo-tedesco Giovanni Di Lorenzo, Evelyn Finger aveva scritto che «Benedetto teme la democrazia», e che «la sua chiesa deve diventare così autocratica come lo è stata sempre». La stessa Finger però, a commento del discorso al Bundestag, non ha potuto fare di scrivere: «L’uomo più potente della cristianità non ha parlato come missionario o come possessore della verità, piuttosto come inviato di un’antica comunità di uomini capaci di persuadere, una comunità che probabilmente ha ancora qualcosa da dire a tutti noi».

Tuttavia, come detto, c’è stato chi ha tentato a tutti i costi di piegare i contenuti dell’intervento di Benedetto a proprie visioni del mondo. «Il papa loda l'ecologia», ha scritto Welt a proposito del grande discorso. «Il papa consacra il movimento ambientalista», così sulla prima pagina della Süddeutsche Zeitung, che a sostegno ha aggiunto un commento dell’editorialista Heribert Prantl intitolato «Il papa verde e illuminato». Dalla Svizzera ha fatto eco il Tages Anzeiger: «Il papa loda gli ecologisti». Ma qualcuno è andato anche più in là: «Il papa loda sorprendentemente i Verdi», questo il titolo del commento a caldo sul blog di Telecom Germania. «Ma è davvero successo questo?», si è chiesto André F. Lichtschlag, il direttore del giornale liberale online eigentümlich frei, «O il papa non ha piuttosto frustato con scaltrezza il delirio intorno ai temi climatici, vissuto come sostitutivo della religione, giudicandolo come irrazionale?». «La ragione positivista», ha detto Benedetto, «che si presenta in modo esclusivista e non è in grado di percepire qualcosa al di là di ciò che è funzionale, assomiglia agli edifici di cemento armato senza finestre. […] Bisogna tornare a spalancare le finestre, dobbiamo vedere di nuovo la vastità del mondo, il cielo e la terra ed imparare ad usare tutto questo in modo giusto. Ma come si realizza? Come troviamo l'ingresso nella vastità, nell'insieme? Come può la ragione ritrovare la sua grandezza senza scivolare nell'irrazionale?».

E davvero, come ha scritto lo Spiegel, Benedetto XVI aveva in mente solo i combattenti della resistenza al regime nazista e ad altri regimi del passato, quando ha detto a proposito di diritto e ingiustizia che non possono essere determinati dalla maggioranza? Rileggiamo anche questo passaggio del discorso del papa: «Come riconosciamo che cosa è giusto? Come possiamo distinguere tra il bene e il male, tra il vero diritto e il diritto solo apparente? […] I combattenti della resistenza hanno agito contro il regime nazista e contro altri regimi totalitari, rendendo così un servizio al diritto e all’intera umanità. Per queste persone era evidente in modo incontestabile che il diritto vigente, in realtà, era ingiustizia. Ma nelle decisioni di un politico democratico, la domanda su che cosa ora corrisponda alla legge della verità, che cosa sia veramente giusto e possa diventare legge non è altrettanto evidente».

Ed è davvero un caso, tanto per citare un terzo passaggio diffusamente frainteso dai media, che Benedetto abbia espressamente paragonato lo Stato che si allontana dal diritto ad una banda di briganti? «Noi abbiamo sperimentato il separarsi del potere dal diritto», ha detto il papa ricordando l’esperienza nazista, «il porsi del potere contro il diritto, il suo calpestare il diritto, così che lo Stato era diventato lo strumento per la distruzione del diritto – era diventato una banda di briganti molto ben organizzata». Difficile pensare che Benedetto abbia voluto ricordare il dodicennio hitleriano come gratuita citazione storica. Infatti, per attualizzare, ha subito aggiunto: «Servire il diritto e combattere il dominio dell’ingiustizia è e rimane il compito fondamentale del politico. In un momento storico in cui l’uomo ha acquistato un potere finora inimmaginabile, questo compito diventa particolarmente urgente».

Tanto per citare ancora Lichtschlag, che non è certo un cattolico, Benedetto XVI è stato autore di un «grandioso discorso storico» attraverso il quale ha proclamato «il contrario del populismo quotidiano e dell'illegalità crescente che altrimenti vengono annunciate nella Camera Alta». Quanti tra i politici e i giornalisti l’avranno davvero capito?