LIBERTA' RELIGIOSA
In crescita l'intolleranza contro i cristiani in Europa
Anche se non c'è una persecuzione aperta, i fatti dimostrano che assistiamo a un rapido aumento di ostilità e pregiudizio contro i credenti.
Attualità
23_12_2010
Il messaggio di papa Benedetto XVI per la Giornata Mondiale per la Pace del 2011 è occasione per una seria riflessione sulla dimensione religiosa della persona e sulla necessità che essa sia rispettata e promossa, anche a livello dell’ordinamento giuridico e della cultura, inclusi i media.
Alla base della riflessione del Papa sta un dato antropologico. La ricerca di Dio, il desiderio di un senso per la vita - che non sia riducibile alle cose che uno può possedere o fare, ma che sia veramente capace di rispondere all’apertura del cuore umano che va oltre l’immediato e il finito che lui può dominare -, questa dimensione religiosa appartiene intrinsecamente alla natura dell’uomo e non può essere negata. Anche se sarà poi la libertà di ognuno a rispondere o a trovare una risposta, non si può mai impedire che l’uomo faccia questa ricerca.
Un secondo aspetto della natura dell’uomo che si collega inevitabilmente al tema qui in discussione è il fatto che ogni persona, per il semplice fatto di essere umana, ha una interiorità, che però si esprime anche nella sua vita esteriore e sociale. Questo significa che, anche se è una domanda interiore e personale, la ricerca di Dio è allo stesso tempo una realtà sociale e si esprime nel modo di vivere i rapporti con gli altri. Negare la possibilità di cercare Dio o di manifestare l’appartenenza religiosa sono vere aggressioni alle persone e quindi la negazione di un diritto fondamentale dell’uomo.
Sono diverse le aggressioni e la mancanza di rispetto del diritto alla libertà religiosa. Ci sono senza dubbio, ancora oggi, delle persecuzioni. In diverse parti del mondo i cristiani sono perseguitati. Il rapporto del Pew Forum on religion & Public Life, diceva che nel 2009 i cristiani erano quelli che soffrivano più ostilità nel mondo a causa della religione. Il Santo Padre, a sua volta, dice nel messaggio, che “nel mondo ancora oggi si registrano persecuzioni, discriminazioni, atti di violenza e di intolleranza basati sulla religione”.
Le persecuzioni ci sono quando in un modo chiaro e spesso anche con delle leggi o politiche, il potere ufficiale o gruppi costituiti nel seno della società cercano di annullare la presenza di una determinata realtà sociale. Come dice il Papa, questo spesso accade contro le minoranze religiose. In questi casi, si considera che la professione di una fede o religione sia un male per il bene comune. Si nega, quindi, la stessa natura della libertà e, spesso, si arriva all’uso di metodi violenti per impedire la presenza pubblica di queste religioni o comunità religiose. Per questo il Papa mette insieme tra i principali nemici della libertà sia i fondamentalismi religiosi (per cui l’individuo deve automaticamente accettare, senza dover pensare, la religione della maggioranza e nessuno può professare pubblicamente un’altra fede) sia quelli che possiamo chiamare fondamentalismi laicisti (quando uno Stato o gruppo di pressione pretende di annientare la dimensione religiosa della vita pubblica).
In Europa, però, non si può, forse, in questo momento, parlare di persecuzioni aperte. Tutti gli Stati hanno oggi una qualche legislazione che sancisce il diritto ad ognuno di cercare Dio e di associarsi con quelli che professano la stessa religione. E il Consiglio d’Europa, insieme alla Corte per i diritti umani, ha il compito di verificare il compimento di questo diritto. Purtroppo, però, ci sono sempre più casi d’intolleranza e di discriminazione contro i cristiani. Come dice il Santo Padre, ci sono “forme più sofisticate di ostilità contro la religione, che nei Paesi occidentali si esprimono talvolta col rinnegamento della storia e dei simboli religiosi nei quali si rispecchiano l’identità e la cultura della maggioranza dei cittadini. Esse fomentano spesso l’odio e il pregiudizio e non sono coerenti con una visione serena ed equilibrata del pluralismo e della laicità delle istituzioni”.
Come si può anche vedere dal recente Rapporto curato dall’Osservatorio sull’Intolleranza e discriminazione contro i cristiani in Europa (www.intoleranceagainstchristians.eu ), ci sono, in effetti tanti casi dove persone e comunità cristiane sono oggetto di ostilità. Possiamo distinguere fra i casi di discriminazione e quelli d’intolleranza. Nel primo caso, ad una persona cristiana viene negato il diritto di manifestare pubblicamente le sue convinzioni derivanti dalla fede, oppure essa è oggetto di crimini di odio, o ancora è impedito di fare atti pubblici in accordo con la propria fede. Questi casi forse non assumono il carattere di vere persecuzioni, perché si cerca sempre di avere una giustificazione per attaccare la fede, ma si può constatare che cresce la pressione per ridurre la fede alla vita privata e quindi discriminare quelli che professano pubblicamente le proprie convinzioni religiose.
I casi d’intolleranza, invece, sono forse meno chiari ma più diffusi, e sono un fenomeno sociale sempre più evidente. Pensiamo ai casi in cui un cristiano è escluso da un concorso per un posto di lavoro senza altra ragione che per la sua fede, quando i media distorcono le notizie sulla Chiesa e ridicolizzano i cattolici o i loro pastori e disprezzano le idee e i valori che i cristiani difendono e tanti altri casi, che in fondo indicano che la società sta diventando intollerante contro i cristiani e che le autorità non fanno niente per impedirlo.
Avendo presente tutto questo, il Papa fa un richiamo all’Europa dicendo: «Esprimo anche il mio auspicio affinché in Occidente, specie in Europa, cessino l’ostilità e i pregiudizi contro i cristiani per il fatto che essi intendono orientare la propria vita in modo coerente ai valori e ai principi espressi nel Vangelo. L’Europa, piuttosto, sappia riconciliarsi con le proprie radici cristiane, che sono fondamentali per comprendere il ruolo che ha avuto, che ha e che intende avere nella storia; saprà, così, sperimentare giustizia, concordia e pace, coltivando un sincero dialogo con tutti i popoli».
In conclusione, si può dire che l’urgenza della difesa della libertà a tutti i livelli, quindi anche la libertà religiosa, si radica nel giudizio ormai molto chiaro e che tanta gente condivide, anche quelli che non hanno la fede cristiana, che «Il mondo ha bisogno di Dio. Ha bisogno di valori etici e spirituali, universali e condivisi, e la religione può offrire un contributo prezioso nella loro ricerca, per la costruzione di un ordine sociale giusto e pacifico, a livello nazionale e internazionale».
* Segretario della CCEE (Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee)