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APPROPRAZIONE INDEBITA

In coma da trent’anni ora è cittadina onoraria

Cristina, 45 anni, bolognese,
dal 1981 vive assistita dal papà.
Dal consiglio comunale della città emiliana un sì all’unanimità. Qualche giorno fa, il padre della donna, Romano, è stato nominato cavaliere della Repubblica. Il 3 dicembre
il Comune emiliano dedicherà
una seduta alle persone in stato
di fragilità estrema.

Può una donna in stato vegetativo da 30 anni, forte solo della sua esistenza sofferta, diventare vanto e onore di una città tanto da meritare la cittadinanza onoraria? Sì, se in quella sofferenza c’è anche speranza. Una speranza che nasce dall’attaccamento alla vita, quotidianamente sorretta dall’amore di un padre che da tre decenni spende tutto se stesso per la sua «bambina». Sì, c’è vanto e onore nella storia di una donna che diventa esempio per tante altre condizioni di gravissime disabilità.

Sta in questa chiave la decisione del consiglio comunale di Bologna che ha deciso di conferire la massima onorificenza cittadina a Cristina Magrini, 45 anni. Una vita stravolta da quando, un maledetto giorno del 1981, diretta a casa di ritorno da scuola, Cristina viene investita da un’auto.

Il riconoscimento segue quello che il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, il 10 novembre scorso, ha indirizzato al papà di Cristina, Romano, nominato cavaliere della Repubblica. Insieme, papà e figlia vivono oggi a Sarzana (La Spezia), dove li ha raggiunti la notizia proveniente dall’Emilia. Lunedì scorso il consiglio comunale felsineo ha approvato all’unanimità la richiesta di cittadinanza onoraria a Cristina, promossa da un gruppo di famiglie. La vicenda, (raccontata anche dal sito cristinamagrini.it), ha riunito intorno ai Magrini migliaia di altre famiglie.

La richiesta di cittadinanza onoraria è stata accettata dopo un percorso altalenante: la maggioranza Pd non faceva sperare nel favorevole accoglimento, caldeggiato invece, dal Pdl. Ma con un colpo di coda la proposta è giunta a buon fine, grazie anche alla posizione del sindaco Virginio Merola che ha partecipato alla votazione esprimendo il «sì».


«L’approvazione all’unanimità – commenta Gianluigi Poggi, rappresentante del gruppo promotore che si è affiancato ai volontari che hanno aiutato Cristina – ha prevalso sulle alchimie politiche. Prova ne è che, oltre all’ordine del giorno del Pdl, ne è comparso uno del Pd che apre a gesti concreti, riconoscendo a ogni persona il diritto di cura e assistenza, e che impegna il consiglio comunale a dedicare una seduta, il 3 dicembre, al tema della cura delle persone in stato di fragilità estrema».

Del resto, aggiunge Poggi, «Cristina ci mette davanti a un’esigenza: riconoscere il diritto di ogni persona alla cura e all’assistenza, anche domiciliare, e a vivere nelle migliori condizioni possibili. La sua storia dimostra che, grazie alla famiglia, è possibile vivere anche se minati da gravissime disabilità. Ma lo Stato deve fare la sua parte. Ci impegneremo da una parte ad abbattere la barriera culturale che ha confinato le persone come Cristina nelle pareti domestiche, dimenticando che vanno curate come quelle ospedalizzate; dall’altra, a dare il via a centri di "dopo di noi", che possano rassicurare i familiari sul futuro dei loro cari con patologie severe».

 
Da Avvenire del 16 novembre 2011