In Cina la città di Zhumadian ricompensa chi denuncia atti religiosi illegali
Le informazioni su atti religiosi ritenuti illegali saranno pagate da 81 a 162 euro, alle spie si raccomanda di raccogliere materiale audiovisivo comprovante i reati commessi
L’Amministrazione per gli affari religiosi di Zhumadian, provincia di Henan, il 13 marzo ha deliberato di corrispondere compensi da 600 a 1.200 yuan (81-162 euro) a chi denuncia attività religiose “illegali”. L’iniziativa che è stata resa nota a fine marzo è intesa a sollecitare la partecipazione pubblica contro atti religiosi illegali, in sostanza a invogliare con compensi in denaro dei semplici cittadini a farsi delatori. Il decreto non fa riferimento a una religiose specifica, ma andrà a colpire soprattutto i cattolici dal momento che nella provincia di Henan vive il 10% dei cattolici cinesi e che la Chiesa sotterranea, che non riconosce gli organi religiosi sotto controllo del partito comunista, è molto forte. Nel decreto si raccomanda agli informatori di realizzare materiali audiovisivi per provare i fatti denunciati. “Non è la prima volta che le autorità locali incentivano delatori per sopprimere comunità religiose ritenute non allineate ai dettami del Partito comunista cinese (Pcc) e viste quindi come una minaccia alla stabilità sociale – spiegava l’agenzia AsiaNews nel dare la notizia il 28 marzo scorso – situazioni del genere si sono avute nell’Heilongjiang e nello Shandong nel 2021, e nel Fujian, Guangxi, Hebei, Liaoning e di nuovo Henan nel 2019”. Le autorità di Zhumadian inoltre di recente hanno introdotto l’obbligo per i fedeli di ogni credo di registrarsi se vogliono poter assistere alle funzioni religiose pubbliche. L’obbligo vale per le chiese cristiane, per le moschee e per i templi buddhisti. I provvedimenti rientrano nella politica di sinizzazione delle religioni che la Cina ha adottato a partire dal 2015.