In Cina, a Qiqihar, un convento di suore è stato semi demolito per ordine delle autorità
Le autorità cinesi hanno ordinato lo sgombro e la demolizione di un convento di suore appartenenti a una comunità sotterranea. A nulla è valso l’intervento di monsignor Wei Jingyi
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La persecuzione governativa dei cristiani in Cina non conosce tregua. La mattina del 18 dicembre le autorità di Qiqihar, una città della provincia cinese dell’Heilongjiang, hanno notificato a una comunità di suore l’avviso di sgrombro del loro convento. Poche ore dopo, nella notte fra il 18 e il 19 dicembre, la polizia ha fatto irruzione nell’edificio e ha dato alle suore un’ora di tempo per andarsene. Subito dopo gli operai arrivati insieme agli agenti hanno incominciato ad abbattere infissi e porte. La demolizione è continuata il giorno successivo nonostante i tentativi del vescovo della diocesi, monsignor Wei Jingyi, di convincere le autorità a trovare una soluzione. Le suore hanno ottenuto solo che fossero risparmiate la cappella e un’ala adibita a residenza che restano di loro proprietà. Secondo le autorità l’edificio andava abbattuto perché è una costruzione illegale e perché ospita raduni religiosi considerati illegali in quanto le suore fanno parte di una comunità non ufficiale. Lo stesso monsignor Jingyi non è riconosciuto dal governo. Per le suore è stata trovata un’altra residenza. Alcuni fedeli hanno riferito all’agenzia di stampa AsiaNews di sospettare che le autorità abbiano deciso l’abbattimento del convento per esercitare pressione sulla comunità sotterranea e indurla a registrarsi sotto il governo.