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L'UDIENZA DEL PAPA

«Imparate, i bambini ci dicono che siamo tutti figli»

All’udienza generale, proseguendo le catechesi dedicate alla famiglia, dopo avere meditato sugli anziani papa Francesco ha iniziato un ciclo dedicato ai bambini. «Con la loro stessa presenza, soltanto con la presenza», ha ricordato il Papa, «i bambini ci ricordano che tutti noi e ognuno di noi siamo figli». 

Ecclesia 18_03_2015
Papa Francesco

Nell'udienza generale del 18 marzo, proseguendo le catechesi dedicate alla famiglia, dopo avere meditato sugli anziani Papa Francesco ha iniziato un ciclo dedicato ai bambini. «Da come sono trattati i bambini», ha affermato il Pontefice, «si può giudicare la società, ma non solo moralmente, anche sociologicamente, se è una società libera o una società schiava di interessi internazionali». 

Anzitutto, i bambini «ci ricordano che tutti, nei primi anni della vita, siamo stati totalmente dipendenti dalle cure e dalla benevolenza degli altri». il mistero del Natale mostra come «il Figlio di Dio non si è risparmiato questo passaggio». «Il presepe è l’icona che ci comunica questa realtà nel modo più semplice e diretto. Ma è curioso: Dio non ha difficoltà a farsi capire dai bambini, e i bambini non hanno problemi a capire Dio». Gesù stesso lo fa notare ai discepoli «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli» (Mt 11,25). E ancora: «Guardate di non disprezzare uno solo di questi piccoli, perché io vi dico che i loro angeli nei cieli vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli» (Mt 18,10).

Gesù parla spesso dei bambini perché «ci ricordano che siamo sempre figli: anche se uno diventa adulto, o anziano, anche se diventa genitore, se occupa un posto di responsabilità, al di sotto di tutto questo rimane l’identità di figlio. Tutti siamo figli». E questo ha implicazioni molto profonde: «ci riporta sempre al fatto che la vita non ce la siamo data noi ma l’abbiamo ricevuta. Il grande dono della vita è il primo regalo che abbiamo ricevuto, la vita». A volte oggi «rischiamo di vivere dimenticandoci di questo, come se fossimo noi i padroni della nostra esistenza, e invece siamo radicalmente dipendenti». In realtà, «in ogni età della vita, in ogni situazione, in ogni condizione sociale, siamo e rimaniamo figli. Questo è il principale messaggio che i bambini ci danno, con la loro stessa presenza. Soltanto con la presenza, ci ricordano che tutti noi e ognuno di noi siamo figli».

I riferimenti di Gesù ai bambini ci invitano a ulteriori approfondimenti. Tra i doni che i bambini, solo se sappiamo guardarli e ascoltarli, ci offrono, c'è «il loro modo di vedere la realtà, con uno sguardo fiducioso e puro. Il bambino ha una spontanea fiducia nel papà e nella mamma; ha una spontanea fiducia in Dio, in Gesù, nella Madonna. Nello stesso tempo, il suo sguardo interiore è puro, non ancora inquinato dalla malizia, dalle doppiezze, dalle “incrostazioni” della vita che induriscono il cuore». Naturalmente, «anche i bambini hanno il peccato originale, hanno i loro egoismi, ma conservano una purezza, e una semplicità interiore»: «ancora non hanno imparato quella scienza della doppiezza che noi adulti abbiamo imparato». Non dobbiamo avere paura di imparare dai bambini, che «nella loro semplicità interiore portano con sé la capacità di ricevere e dare tenerezza. Tenerezza è avere un cuore “di carne” e non “di pietra”, come dice la Bibbia (cfr Ez 36,26). La tenerezza è anche poesia: è “sentire” le cose e gli avvenimenti, non trattarli come meri oggetti, solo per usarli, perché servono… I bambini hanno la capacità di sorridere e di piangere». E di questo abbiamo tutti bisogno.

A braccio, il Papa ha aggiunto: alcuni bambini, «quando li prendo per abbracciarli, sorridono; altri mi vedono in bianco: credono che io sia il medico e che vengo a fargli il vaccino, e piangono … ma spontaneamente! I bambini sono così! Sorridere e piangere, due cose che in noi grandi spesso “si bloccano”, non siamo più capaci… Tante volte il nostro sorriso diventa un sorriso di cartone, eh? Una cosa senza vita, un sorriso che non è vivace, anche un sorriso artificiale, di pagliaccio. I bambini sorridono spontaneamente e piangono spontaneamente. Dipende sempre dal cuore, e il cuore nostro si blocca e perde spesso questa capacità di sorridere di piangere. E allora i bambini possono insegnarci di nuovo a sorridere e a piangere». I bambini ci aiutano a evitare quel «sorriso artificiale» che nasconde la falsità e la tristezza.

Sì, ha concluso papa Francesco, «i bambini portano vita, allegria, speranza, anche guai. Ma, la vita è così. Certamente portano anche preoccupazioni e a volte tanti problemi». Ma è preferibile «una società con queste preoccupazioni e questi problemi, che una società triste e grigia perché è rimasta senza bambini! E quando vediamo che il livello di nascita di una società arriva appena all’uno per cento [il riferimento è all'Italia], possiamo dire che questa società è triste, è grigia perché è rimasta senza bambini».