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OMOFOBIA

Imola, prove tecniche di legge bavaglio

Imola, Padre Ceresoli, nella sua omelia della festa della Sacra Famiglia, predica contro l'omosessualità (secondo i dettami del Catechismo) . Apriti cielo. Le reazioni fanno capire cosa sarebbe la legge contro l'omofobia

Libertà religiosa 07_01_2014
Santuario della Madonna del Piratello

Imola, Santuario della Madonna del Piratello, va in scena una anteprima dei frutti che potrebbe portare con sé una legge bavaglio come quella sull’omofobia.

Il parroco, durante l’omelia della festa della Sacra Famiglia, avrebbe urtato la sensibilità di qualche parrocchiano, uno di questi ha scritto alla stampa locale per far sentire il suo sdegno per la predica “tutta orientata ad offendere e prendere distanza dall’omosessualità”.

Secondo quanto riportano le cronache Padre Ceresoli avrebbe tirato in ballo la posizione dell’OMS che fino a pochi decenni fa considerava l’omosessualità una “malattia”. E nella mail inviata alla stampa il parrocchiano zelante ha fatto notare che il prete si è rivolto ai gay con parole come “tenebrosi” o cattiverie simili, ricordando anche il Vecchio Testamento che puniva gli uomini che andavano con altri uomini con la lapidazione.

Padre Ceresoli da parte sua ha dichiarato: «Se considero l’omosessualità un reato? Non condanno nessuno — spiega —, però può esserci una valutazione degli atteggiamenti che possono essere un male. Ma un aiuto va dato a tutti, e in particolare ai fratelli in difficoltà. Hanno bisogno della nostra preghiera». Insomma, «deve esserci il rispetto massimo della persona — prosegue — Dare amore al peccatore e odio al peccato. Siamo tutti figli di Dio e tutti possiamo sbagliare».

L’episodio ha sollevato una selva di polemiche, Rifondazione Comunista, insieme ad un Centro Sociale, domenica ha fatto un picchetto contro l’omofobia davanti al santuario. Più o meno dieci-venti persone che hanno ribadito che quelle di don Ceresoli sono affermazioni “espressione di oscurantismo religioso e di una visione retrograda e omofoba del mondo”. Nel comunicato della sezione locale del partito si legge anche che tali affermazioni provano come il “germe dell’omofobia sia ancora tristemente radicato nella società e specialmente nelle gerarchie cattoliche”.

Il caso mostra quali potrebbero essere le conseguenze di una legge sull’omofobia come quella attualmente in discussione al senato. La vera posta in gioco è quanto sancito dalla Costituzione all’art. 21: la libera manifestazione del pensiero come cardine della democrazia.

Secondo lo UAAR imolese quelle della Chiesa sono solo “storie” fantastiche e una legge anti-omofobia servirebbe proprio per “curare” gli esponenti della Chiesa. Per gli atei imolesi sembra davvero urgente una legge con conseguenze penali per chi cita in pubblico passi biblici. Se così fosse però cosa resta della libertà di manifestare le proprie convinzioni etiche? Per qualcuno questa libertà sarebbe garantita, per altri no.

D’altra parte Rifondazione comunista fa una bella lezione di catechismo ricordando al parroco che “questa ignoranza, che (…) nega i diritti civili delle persone omossessuali, transessuali e bisessuali, ci pare in aperto contrasto con quello che dovrebbe essere il messaggio della Fede, ossia dell’amore e della fratellanza”.

Il parroco, invece, sembra proprio essere rimasto pienamente fedele a quanto riportato dal Catechismo della Chiesa Cattolica laddove si dice che “appoggiandosi alla Sacra Scrittura, che presenta le relazioni omosessuali come gravi depravazioni, la Tradizione ha sempre dichiarato che gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati.” E come ricordava la Congregazione della Dottrina della Fede nel 2003 “non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie, neppure remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia”.

«Quelle composte da omosessuali non sono famiglie — dichiara, infatti, padre Ceresoli —. Sappiamo che le famiglie sono quelle composte da un uomo e una donna. Ci sono il papà e la mamma e, se non hanno figli, lo sposo e la sposa».

Il dialogo, per essere autentico, parte anche dalla chiarezza, limitare la libera manifestazione del pensiero rimane operazione assai pericolosa. Ad Imola sono andate in onda prove tecniche di legge bavaglio.