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Il fenomeno

Immigrazionismo e crimini, i danni del socialismo in Svezia

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La Svezia ha il più alto tasso pro capite di violenza armata tra i Paesi dell’Ue. C’è un legame tra l’immigrazione incontrollata, favorita dalle sinistre, e la criminalità delle bande. E ora si investe nella remigrazione: pagare gli immigrati per rimpatriare.

Esteri 17_09_2024
Foto Ap-LaPresse

In Svezia il danno lasciato da socialisti e sinistre, dopo 8 anni ininterrotti di potere nel XXI secolo e pressoché sempre nel corso del XX, si paga ora in tutti i Paesi scandinavi. Dopo anni di favore verso l’immigrazionismo, anche illegale, la falsa tolleranza nei confronti di “enclave” cittadine abbandonate alla legge islamica, anche peggio delle banlieue francesi, le bande criminali e giovanili islamiche ora presentano il conto salato che l’intera società deve pagare per ripristinare ordine, sicurezza e un decente comune senso civico.

Tutto ciò mostra i fallimenti della “sostituzione etnica” e del “meticciato” e segna la fine della favola sul multiculturalismo e delle politiche europee promosse dall’attuale commissario europeo, svedese e socialista, Ylva Johansson.

La Svezia ha il più alto tasso pro capite di violenza armata nell'Unione europea: l'anno scorso il paese ha registrato oltre 350 attentati riusciti o sventati e 363 sparatorie (con 53 morti e 109 feriti), i numeri più alti di tutta Europa, in un Paese che una volta aveva la minor quantità di crimini con armi da fuoco, pro capite. Al contrario, gli altri tre Paesi nordici hanno registrato solo sei sparatorie mortali nel 2023. Dall’inizio del 2024 e sino all’estate, si sono registrate nel Paese 109 sparatorie con 14 morti e 19 feriti, oltre a 50 attentati, 29 tentativi di attentati dinamitardi, con la polizia che ha evitato ben 74 preparativi per attentati.  

Lo scorso 13 settembre la polizia ha reso noto di aver identificato circa 600 persone, residenti all’estero, ma coinvolte nel crimine organizzato contro la Svezia, operando in 57 Paesi diversi (prevalentemente in Spagna e, più recentemente, in Turchia, Marocco, Emirati Arabi Uniti, Balcani, Tunisia, Iran, Iraq, Portogallo e diversi Paesi sudamericani). «Abbiamo una tendenza criminale grave e in continua evoluzione in Svezia, dove gran parte dei crimini sono ordinati e diretti dall'estero. Questi individui influenzano quindi il crimine che stiamo vedendo ora nel Paese», ha detto Petra Lundh, commissario della polizia nazionale.

Questi criminali sono principalmente coinvolti nel traffico di droga, nella violenza e nel riciclaggio di denaro, con ulteriori reati, tra cui il traffico di armi e la frode. Göran Adamson, consulente politico e professore associato con un dottorato di ricerca presso la London School of Economics, ha detto al Daily Mail che esiste un chiaro legame tra l'immigrazione e la criminalità delle bande in Svezia. Citando il suo studio del 2020, “Migranti e criminalità in Svezia nel XXI secolo”, ha affermato che una persona con un background migratorio può avere due, tre o anche quattro volte più probabilità di essere coinvolta o sospettata di attività criminali rispetto a uno svedese medio. «Quando alcune persone dicono che non c'è alcun legame tra migrazione e criminalità, non stanno dicendo la verità», ha detto Adamson, aggiungendo: «I dati dell'agenzia per la prevenzione del crimine ci dicono questo [...], queste sono solo le statistiche nude e crude».

Perciò la Svezia è costretta ad aumentare anche la spesa per il suo sistema giudiziario di 3,46 miliardi di corone (circa 305 milioni di euro) nella sua legge di bilancio per il 2025, in modo da frenare gli alti tassi di criminalità e ripristinare la giustizia, ha dichiarato il ministro della Giustizia, Gunnar Strömmer. La criminalità delle bande svedesi non è solo un problema crescente all'interno del Paese, ma ha colpito anche i Paesi vicini, portando la Danimarca a ripristinare i controlli alle frontiere, attivare controlli congiunti con i giganti dei social media e sviluppare con i Paesi nordici una cooperazione regionale per affrontare il problema delle bande criminali e gang di adolescenti.

La Norvegia, un Paese non appartenente all'Ue ma membro dell'area Schengen, ha voluto intensificare la cooperazione regionale da quando è stato recentemente scoperto che le bande di migranti "svedesi" sono attive in ogni regione del Paese, con una prevalenza in costante aumento di crimini violenti. A fronte di tutto ciò, oltre ad una stretta per l’immigrazione non qualificata, il governo è in procinto di approvare nuove norme sulla cosiddetta remigrazione. Attualmente, gli immigrati che optano per il rimpatrio volontario possono ricevere solo fino a circa 877 euro per adulto e 438 euro per bambino, con un tetto massimo di 3.511 euro per famiglia.

Questi aiuti, voluti dai socialisti dal 1984, sono stati poco usati; l'anno scorso solo una persona ha accettato l'offerta. Il governo di centrodestra, sull’esempio di altri Paesi (la Danimarca offre circa 13.500 euro a persona a chi rientra volontariamente, mentre in Norvegia l'incentivo è di 1.265 euro, in Francia 2.500 euro e in Germania 1.800 euro), ha deciso un aumento significativo degli incentivi finanziari per gli immigrati che desiderano tornare volontariamente nei loro Paesi di origine: dal 2026, coloro che torneranno a casa loro riceveranno fino a 350.000 corone svedesi per adulto, che equivalgono a circa 30.850 euro.

Una spesa significativa per tutti i cittadini che, oltre alle violenze e ai pericoli, ora dovranno ringraziare i socialisti, le lobby e i chierici promotori del mito del “buon migrante”, banale aggiornamento del “buon selvaggio” dei secoli scorsi, per l’insicurezza sociale e le nuove tasse.