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IL LIBRO

Illmitz, un viaggio nella memoria

Illmitz è il primo libro di Susanna Tamaro, che solo ora viene pubblicato. È il viaggio di un giovane alle origini della sua famiglia, al confine fra Austria e Ungheria. Un viaggio nella memoria, oltre che una dichiarazione d'amore alla natura.

Cultura 10_03_2014
Illmitz

Non è facile per uno scrittore come il sottoscritto recensire un romanzo, anche se è opera di una sua cara amica e questa amica è nientemeno che Susanna Tamaro, la scrittrice italiana più famosa nel mondo. Il sottoscritto, infatti, è più a suo agio con la saggistica, di cui è stato produttore prolifico. Le rare volte in cui si è personalmente cimentato col genere «romanzo» ha optato per quello «storico», nel quale la trama fa aggio sull’introspezione psicologica e sullo stile. Il sottoscritto, per giunta, i romanzi-romanzi di solito non li legge nemmeno, neppure quando si tratta di celebrati bestseller o di «casi letterari». Perché? Perché si annoia. E, dopo qualche pagina, si chiede se valga la pena di continuare a perdere tempo, tempo che potrebbe essere più utilmente impiegato per leggere un saggio. Di solito non legge neppure i romanzi storici, perché è difficile che di effettivamente storico abbiano qualcosa: il più delle volte parlano male della Chiesa e rimescolano i triti luoghi comuni settecenteschi su Medioevo, Inquisizione, Crociate e compagnia brutta (sai la fantasia…). Se volete un consiglio, quando vedete titoli che menzionano manoscritti perduti, sacrigraal, confraternite misteriose, ultimi templari o antichissimi segreti che potrebbero riscrivere la storia del cristianesimo, date retta, risparmiatevi i soldi, perché se siete agnostici sarete confermati nella vostra ignoranza, se siete credenti vi verrà un fegato così.

Epperò, un romanzo della Tamaro il sottoscritto lo legge volentieri. Innanzitutto perché il suo contenuto filosofico non offende la sensibilità di nessuno. Poi, perché quasi sempre è breve. Il sottoscritto, infatti, è un fan della concisione e, nel suo lavoro, tiene sempre presente l’aurea sinteticità del Vangelo. Impiegare cinquecento pagine per dire una, due o tre cose implica un temperamento da chiacchieroni. E i chiacchieroni difficilmente sanno ascoltare. Meno hanno da dire e più lo dicono, rivelando a un osservatore non superficiale la loro essenza di superbia autoreferenziale. Quando uno chiude un libro della Tamaro, invece, rimane colpito dalle tante cose che ha sempre avuto sotto il naso e sulle quali mai ha fissato lo sguardo. Ecco, la Tamaro riesce a far questo, e con poche frasi.

L’ultimo suo romanzo, Illmitz, in verità è il primo, quello, come si dice, d’esordio, che solo ora viene pubblicato. La trama è presto detta, anche se nei romanzi della Tamaro la trama è come la stecca nell’ombrello: serve a reggere la tela che ripara dalla pioggia, ma è la tela l’importante. Illmitz è una cittadina di confine tra Austria e Ungheria. Qui viveva la famiglia di un giovanotto residente a Roma. Questi decide di visitarla per cercarvi le sue radici e, in qualche modo, ovviare al senso di solitudine e inadeguatezza indefinita che lo pervade. Ci sta pochi giorni, poi se ne va. Tutto qui. Quel che viene narrato, in realtà, è un viaggio nella memoria, nei sogni e pure negli incubi, tra i ricordi delle persone care, quelle vive e quelle morte. E non manca l’amore per la natura, vera passione personale dell’autrice. Il sottoscritto ha sempre invidiato coloro che hanno questa inclinazione, che poi era quella di san Francesco. Chi ama davvero la natura è naturaliter religiosus, perché il Creato parla del Creatore (come ben sapeva il già nominato san Francesco). Certo, anche la natura può diventare un –ismo, generando ecologisti fanatici e animalisti odiatori dell’umanità. Ma se uno sfugge alla trappola del panteismo secolarizzato, la natura lo forma, e lo forma bene, insegnandogli ad amare la vita e, soprattutto, a stupirsene.

Il sottoscritto è cresciuto in campagna, tra contadini e bestie, e ha constatato che un bambino in campagna non ha alcun bisogno di giocattoli, cosa che parifica il ricco al povero. Poi, però, la città gli ha preso la mano e ormai ne è un topo (pensate che adora i film di fantascienza, in cui la gente vive in ambienti di acciaio e plastica), tant’è che sta a Milano. Ed è in città che la differenza tra ricchi e poveri la vedi, la vivi e la subisci. In modo tanto più lancinante quanto più appartieni alla seconda categoria. Leggendo la Tamaro si percepisce il giusto amore per la natura, e ciò incute al sottoscritto un sottile senso di nostalgia. Certo, i topi di città si trovano in qualche imbarazzo nell’imbattersi in nomi di animali e piante mai sentiti (da loro). Chissà, forse è l’occasione buona per cercarli sul dizionario e «vederli» con l’immaginazione.

E ricordare quel che scriveva sant’Agostino a proposito della natura: elefanti, cammelli, rinoceronti, aironi ci dicono di guardarli, perché sono belli. Altro richiamo, per converso, a L’esorcista, il film-cult degli anni Settanta. Il giovane prete scettico chiede all’indemoniata: se sei il diavolo, dacci qualche prova dell’esistenza di Dio. E quella risponde: le prove le avete tutte intorno a voi, ed è per questo che siete dannati. Per non farla lunga, anche per i continui (ma mai stancanti o stucchevoli) riferimenti alla natura la letteratura di Susanna Tamaro è, per il sottoscritto, edificante. Sì, il termine è obsoleto e, di questi tempi, forse anche controproducente. Ma non ce n’è un altro. Il resto sarebbe solo critica letteraria (cioè, chiacchiere), e il sottoscritto, come anticipato, non sa farla.

Susanna Tamaro, Illmitz, Bompiani, pp. 125