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principi non negoziabili

Il voto sull'aborto svela l'inaffidabilità del centrodestra

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La bocciatura dell’emendamento Pd contro i pro life nei consultori è senz’altro positiva. Ma l'atteggiamento di Lega e Forza Italia sulla libertà di coscienza non offre garanzie. Perché è un principio inaccettabile per motivi morali e politici. 
- VIDEO: Lega e aborto, c'è un problema, di R. Cascioli

Editoriali 20_04_2024

Ieri la Camera ha bocciato un emendamento del Partito Democratico al decreto legge sui fondi del Pnrr che prevede la possibilità della presenza nei consultori di volontari ed enti del terzo settore impegnati nel sostegno alla maternità. L’attenzione era concentrata sul comportamento della maggioranza, dove si è notata la vistosa astensione di 15 deputati della Lega e di uno di Forza Italia. La bocciatura dell’emendamento è passata e questo è senz’altro positivo. Ugualmente, però, è opportuna qualche considerazione politica, non sul voto dell’opposizione, rimasta ferma al «diritto delle donne a decidere del proprio corpo» di cinquant’anni fa, ma proprio su quello espresso dalla maggioranza di governo.

Da tempo su questo quotidiano segnaliamo l’atteggiamento della Lega sui temi decisivi, anche politicamente, della vita. Avevamo scritto che alle prossime regionali in Veneto i cattolici non potranno votare Lega, date le iniziative assunte dal governatore Luca Zaia sul trangenderismo e il suicidio assistito: Il Veneto di Zaia non merita il voto cattolico. Certo, aggiungiamo ora, non potranno votare nemmeno Forza Italia se verrà confermata la candidatura di Flavio Tosi, anche lui enormemente sbilanciato sugli stessi temi altamente sensibili. Il 23 gennaio scorso, c’era poi stata la vicenda del convegno tenuto alla Camera dal Centro studi Machiavelli durante il quale si era sostenuto che l’aborto non è mai giusto nemmeno nei casi di stupro. Siccome a promuovere la cosa era stato il deputato della Lega Simone Billi, erano subito montate le proteste della sinistra.

Subito, però, il Billi, il vicesegretario della Lega Andrea Crippa, e Laura Ravetto, responsabile dello stesso partito per le pari opportunità, si erano dissociati dal Machiavelli, si erano dichiarati per l’aborto, a sostegno della 194 senza se e senza ma. Salvini in quella occasione non era intervenuto ma in altre aveva dichiarato di essere anche lui su quella stessa linea. Ieri, in continuità con questa storia recente, le quindici astensioni, tra cui anche quella del capogruppo Paolo Riccardo Molinari.

Non credo possano esserci dubbi, quindi, sull’orientamento del partito, e non solo delle coscienze di alcuni suoi parlamentari, con la conferma dell’impossibilità per un cattolico di votare Lega. La cosa è da tenere presente anche in vista delle prossime elezioni europee. Se tanto mi dà tanto, i parlamentari europei della Lega non faranno granché per fermare il processo in atto di “costituzionalizzazione” europea dell’aborto.

Il discorso però non può finire con la Lega. Il principio di lasciare libertà di coscienza in aula ai parlamentari è inaccettabile per due motivi. Il primo è morale: il male non ammette alcuna discrezionalità della coscienza. Il secondo è politico: se la politica non difende il più debole dall’impedimento a nascere per volontà del potere vuol dire che non ha capito niente di se stessa e per i sostenitori di una posizione di questo tipo niente di aberrante sarà mai impossibile, basterà lasciare, o almeno fingere di lasciare, libertà di coscienza. Varcato quel Rubicone, nessun male sarà più male, perché se fatto in coscienza diventerà un bene.

Ora, non solo la Lega ma anche Forza Italia ha concesso libertà di coscienza ai propri deputati. Di fatto poi uno solo, Paolo Emilio Russo, si è astenuto, ma altri forzisti avrebbero potuto astenersi, se non l’hanno fatto non è perché il loro partito abbia dato maggiori garanzie della Lega su questo punto. Pure il voto a Forza Italia diventa problematico, anche in prospettiva europea. I parlamentari europei di questo partito confluiranno nel gruppo del Partito Popolare Europeo che di fatto è un partito di sinistra moderata e che non offre alcuna garanzia di tutelare vita e famiglia, come dimostra la sua storia.

Si potrebbe pensare che rimanga solo Fratelli d’Italia, ed invece anche qui non tutto è chiaro e affidabile. Dalle cronache non risulta che il partito abbia concesso libertà di coscienza ai deputati in occasione del voto di ieri, ma questo non significa automaticamente che abbia implicitamente dichiarato la propria contrarietà all’aborto di Stato. Per Fratelli d’Italia quel punto del decreto legge sulla presenza pro-vita nei consultori è una applicazione della 194, con essa perfettamente compatibile come è stato detto da Giorgia Meloni e dal ministro Eugenia Roccella, e peer questo da approvare senza bisogno di licenze alle coscienze.

Il giorno precedente alla votazione di cui ci stiamo occupando, c’era stato il battibecco con la ministra spagnola Ana Redondo, che, da sinistra, aveva redarguito il governo italiano proprio su questo argomento. Ma sulla risposta di Meloni e Roccella non bisogna equivocare. Esse hanno accusato la Redondo di “ignoranza” non perché ignorasse che l’aborto è sempre ingiusto e avessero rivendicato un nesso tra il punto del decreto legge e l’opposizione all’aborto, ma perché non conosceva la nostra legge 194 e non aveva capito che la disposizione di legge ne era l’applicazione.

Va riconosciuto che in Fratelli d’Italia c’è una maggiore attenzione alla lotta alla denatalità e ad una applicazione della 194 nella linea della dissuasione della donna ad abortire e di un maggiore aiuto nei suoi confronti. Però non si sono sentite dichiarazioni contrare all’aborto o che minimamente mettessero in discussione la 194. In altre parole: Fratelli d’Italia rimane formalmente un partito favorevole all’aborto così come viene contemplato dalla 194. Lo si potrà votare senza problemi alle prossime elezioni europee? Chi pensa di sì può appoggiarsi a due considerazioni. La prima sostiene che l’appoggio del partito alla 194 è tattico, mentre si tenta di contrastare il suo spirito proprio applicandone alcuni suoi aspetti, per poi rimetterla radicalmente in discussione a tempi maturi. La seconda dice che anche se il partito non è completamente affidabile, alle europee sarà possibile scegliere il candidato che dia maggiori garanzie.

Può essere, anche se di quella tattica non c’è nessuna certezza e anche se poi il singolo candidato non potrà smarcarsi più di tanto dalla linea del partito. Una cosa sembra comunque certa: sembra avvicinarsi il momento in cui il cattolico non avrà più alcuna possibilità di esprimere in buona coscienza il proprio voto.