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EDITORIALE

Il volto di Gesù, mai tanto vivo e concreto

I giorni pasquali del  passaggio da vita a morte e da morte a vita, dimostrano in modo imponente e a volte violento che il cristianesimo non è una questione di idee o di schemi. Il cristianesimo nasce come presa di  posizione davanti alla persona di Cristo...

Editoriali 20_04_2014
Mandylion o Cristo di Edessa

Mai come nei giorni della Pasqua il volto di Gesù appare tanto vivo e concreto. Non per nulla i pittori l’hanno così intensamente guardato e l’hanno dipinto sofferente e glorioso con tutti i toni e i colori della tavolozza. Non per nulla i santi l’hanno pregato, pianto, imitato in tutte gli aspetti della sua umana personalità.

I giorni pasquali del  passaggio da vita a morte e da morte a vita, dimostrano in modo imponente e a volte violento che il cristianesimo non è una questione di idee o di schemi. Il cristianesimo nasce come presa di  posizione davanti alla persona di Cristo: accoglienza o rifiuto di Lui, amore o odio, indifferenza o passione verso di Lui. Cristo ci tratta da persone e provoca la reazione di tutto il nostro essere, anima e corpo, cervello e sentimenti, volontà ed emozioni. Siamo trascinati davanti a Lui con fatti e gesti, con parole e atteggiamenti; siamo presi ciascuno personalmente e tutti insieme. Così come siamo: sconvolti dal nostro male o delusi come Giuda, appassionati come Pietro e la Maddalena, dubbiosi come Tommaso, incerti come Nicodemo. Travolti dalla sorpresa della risurrezione come le donne e come Pietro e Giovanni al sepolcro; come Paolo, ancora tanti anni dopo.

Sulle rive della storia umana vengono a infrangersi onde di tutte le dimensioni, come assalti feroci o come lievi carezze. Lo abbracciamo o tentiamo di cancellarlo perfino dalla storia, lo imbrigliamo negli apparati legalistici o burocratici e ne spegniamo l’impeto nell’elenco degli scandali. Quasi lo nascondiamo e lo appiattiamo dietro i paludamenti della liturgia e ci difendiamo dal mistero che contiene; non ci bastano i gesti generosi della nostra carità; nemmeno i grandi ideali hanno tenuta, né si realizzano.

Con cuore libero e umile, siamo chiamati a mettere i nostri passi dietro a Lui, come nella Via Crucis; ad accorgerci che Lui ci cammina accanto, come andando a Emmaus. Eccolo nel profondo dell’agitazione del nostro cuore; eccolo nella compagnia della Chiesa, di chi lo annuncia e lo testimonia. Eccolo nel Sacramento che ci attrae.

Egli prende sul serio le nostre domande, il dramma e la tristezza della  vita; ma non li risolve per via di ragionamenti. Semplicemente si mette accanto a noi, si svela in un gesto e ci guarda – risorto e presente - come ha guardato la Maddalena, Pietro, Tommaso e tutti gli altri. Quando ci facciamo compagnia nella fede e nella preghiera,  le nostre difese cadono, il suo richiamo si fa concreto e non parolaio e il segno della sua presenza diventa chiaro. Ma restassimo soli; si spegnessero il clamore dei canti e l’eco della preghiera,  “da chi andremo, Signore?”. Tu solo – il Vivente - apri il nostro cuore al respiro della vita.