Il vescovo copto cattolico Youhannes Zakaria confida in un futuro di pace
I leader mondiali non mostrano di avere a cuore le sorti dell'uomo. Mubarak ha fatto anche del bene, ma ha commesso troppi errori. Potivo adesso l'atteggiamento dell'esercito.
«Da quando sono cominciate le proteste quasi ogni giorno e notte nelle nostre chiese preghiamo perché le violenze non abbiano la meglio sul dialogo e perché il Paese non cada nella guerra civile», rivela al SIR mons. Youhannes Zakaria, vescovo copto-cattolico di Luxor-Tebe, nell'Alto Egitto. «Quello che sta accadendo in questi giorni in Egitto – afferma – è frutto della politica sbagliata dei leader mondiali che nelle loro scelte mostrano di non avere a cuore le sorti dell’uomo, della sua vita, della sua dignità e della sua libertà. Gli appelli dei Pontefici, Giovanni Paolo II prima e di Benedetto XVI ora, lanciati a difesa dei diritti della persona, sono rimasti inascoltati. La crisi economica mondiale ha acuito le difficoltà aggravando la situazione. Al mondo non servono armi, ma sviluppo, promozione umana e sociale, grandi opere come ospedali, strade, acquedotti, scuole. Le proteste dei giovani egiziani hanno origine da tutto questo. Nessuno in questi anni ha pensato a loro, ai bisogni che avevano, ai loro sogni infranti. Le manifestazioni sono un atto disperato per far sentire la loro voce. È arrivato il momento per i leader politici di fare un esame di coscienza mettendo da parte i loro interessi personali. La politica torni a servire il nostro Paese». Il vescovo di Luxor afferma «di appoggiare la protesta pacifica che giunge dopo trenta anni di regime. Dopo tanto silenzio i giovani, usando le nuove tecnologie, hanno cominciato a parlare, a fare richieste e chiedere diritti. Sono ottimista per il futuro dell’Egitto, e ne sono convinto dopo aver ascoltato il discorso del presidente Mubarak in tv. Ha fatto del bene ma ha compiuto anche molti errori ed ora è il tempo per passare la mano». Per mons. Zakaria, le violenze «trovano i loro mandanti in molte persone che sotto Mubarak hanno goduto di privilegi e benefici e che ora stanno mandando gruppi armati contro i giovani radunati in piazza Tahrir». Positivo è l’atteggiamento dell’esercito, in questo frangente, «ho apprezzato – afferma – l’appoggio dato alle manifestazioni pacifiche. Con lo scoppio di scontri tra le opposte fazioni hanno cercato di separarle e di bloccare ogni violenza. Speriamo che la calma prevalga».
Nuovo spazio per i cristiani. Come già altri vescovi copti prima di lui anche per mons. Zakaria, «la transizione politica richiede tempo e pazienza». «Non dobbiamo dimenticare che il regime che fino ad oggi ha governato le sorti dell’Egitto è stato un regime di tipo militare e non è facile cambiare la situazione in 24 ore. Ci vuole tempo per la democrazia. L’Egitto, per la sua storia e per la sua civiltà, merita una transizione verso la democrazia che sia pacifica e trasparente, merita un governo che sappia rispondere alle attese della sua gente, e tra questa gente c’è anche la minoranza cristiana che conta oltre 8 milioni di fedeli». Il vescovo rivendica un nuovo spazio per i cristiani nell’Egitto che verrà: «Siamo la minoranza più grande e ascoltata del mondo mediorientale. Nel nuovo Egitto cristiani e musulmani devono poter vivere in concordia e con pari dignità e diritti. E quanto ho ascoltato dai leader dell’opposizione e del governo va in questa direzione. Tutti, infatti, hanno ribadito che i cristiani sono cittadini egiziani a pieno titolo, un’affermazione che ho molto apprezzato. Da quando sono cominciate le proteste quasi ogni giorno e notte nelle nostre chiese preghiamo perché le violenze non abbiano la meglio sul dialogo e perché il Paese non cada nella guerra civile. Bisogna prestare attenzione anche perché l’Iran sta lavorando per creare un governo musulmano in Egitto e in Tunisia».
Dall’agenzia SIR, Servizio Informazione Religiosa, 3 febbraio 2011