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EDITORIALE

Il vero programma di sviluppo

L'approccio del Papa sui princìpi non negoziabili è cosa ben diversa dalle posizioni espresse da diversi cattolici, vedi il ministro Riccardi. E dopo Monti, anche Berlusconi sulle coppie gay cede all'opinione dominante.

Editoriali 08_01_2013
Andrea Riccardi


«Secondo una concezione ormai diffusa, l’impegno per la pace si riduce alla ricerca di compromessi che garantiscano la convivenza fra i Popoli, o fra i cittadini all’interno di una Nazione», ma «quando si cessa di riferirsi a una verità oggettiva e trascendente, come è possibile realizzare un autentico dialogo? In tal caso come si può evitare che la violenza, dichiarata o nascosta, diventi la regola ultima dei rapporti umani? In realtà, senza un’apertura trascendente, l’uomo cade facile preda del relativismo e gli riesce poi difficile agire secondo giustizia e impegnarsi per la pace».

Queste parole pronunciate da Benedetto XVI al Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede, giudicano con chiarezza non solo quanto avviene a livello internazionale, ma anche ciò che sta avvenendo nel nostro paese in vista delle elezioni del prossimo 24 febbraio. Soprattutto ci aiutano a giudicare le polemiche tra politici cattolici dei diversi schieramenti sui princìpi non negoziabili.

L’«agenda Ratzinger» è chiara: data la premessa di cui sopra, la pace e il bene comune passano dalla «tutela dell’uomo e dei suoi diritti fondamentali». Ed ecco dunque i punti programmatici che ne scaturiscono: difesa della vita, famiglia, educazione e libertà religiosa.
Solo questo permette di costruire la casa comune sulla roccia; quando questi punti si mettono tra parentesi è invece come costruire sulla sabbia, al primo vento tutto viene giù.

Se questo criterio non è chiaro, se questi princìpi vengono considerati al pari di altri valori importanti finisce che vita e famiglia, ad esempio, diventano soltanto argomenti elettorali con cui raggranellare voti fra gli aderenti alle associazioni che di questi temi si occupano.

Un esempio eclatante ce lo dà il ministro Andrea Riccardi, grande artefice e sponsor di una aggregazione cattolica a sostegno di Mario Monti, che abbiamo visto il 10 dicembre intervenire alla consegna dei Premi per la vita in una manifestazione organizzata appunto dal Movimento per la Vita. E’ una presenza un po’ curiosa visto che nel curriculum vitae di Riccardi non si ricorda alcun impegno o presa di posizione importante a favore della vita (a parte la campagna per l’abrogazione della pena di morte), della famiglia o della libertà di educazione. Né si è mai udita una sua parola in questo periodo di governo su questi temi, pur avendo lui la delega per la famiglia. Non una parola ha speso a sostegno del quoziente familiare in tema di fisco; non un commento quando la mannaia dell’Imu si è abbattuta sulle scuole paritarie; non una piega quando il ministro Fornero ha proposto di introdurre l’ideologia di genere nelle scuole (quella stessa ideologia di genere che il Papa ha indicato poche settimane fa come il maggior pericolo oggi per la Chiesa); neanche un fiato quando il ministro Profumo ha detto pubblicamente che l’ora di religione cattolica a scuola va trasformata in corso sulla storia delle religioni; non una sola parola quando il Parlamento poche settimane fa ha legittimato l’incesto. E pensando al programma per le prossime elezioni ha sposato la linea Monti, ovvero non parliamo di princìpi non negoziabili perché ci dividono.

Certo, Riccardi non è il solo a pensarla così e non solo nel gruppone che sponsorizza Monti; dando per scontate le posizioni nel Pd (in fondo la famosa proposta dei Di.Co. per il riconoscimento delle coppie di fatto portava la firma della cattolica Rosy Bindi ), c’è da dire che anche nel Pdl le idee sono un po’ confuse se Silvio Berlusconi, dopo aver ripetuto un no secco nelle ultime settimane ai matrimoni gay, ieri si è improvvisamente mostrato aperto se non al matrimonio, almeno a un qualche riconoscimento delle unioni di fatto. Se non altro però Berlusconi non pretende di parlare a nome della Chiesa. Fatto sta che sia Monti sia Berlusconi su questi temi parlano di libertà di coscienza e di maggioranze che si “faranno” in Parlamento.

Come a dire che nella prossima legislatura sarà probabilmente ancora più dura per i princìpi non negoziabili. Ma questo non deve scoraggiare, anzi ci deve rendere ancora più consapevoli e decisi nel porre l’«Agenda Ratzinger» al centro della riflessione politica, perché questa è l’unica strada che ha il nostro paese – e non solo il nostro paese – per uscire dalla crisi.