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POLITICA

Il triste declino del presidente Fini

Poteva essere l'erede naturale di Berlusconi nel Pdl, è finito a fare il no. 2 in una ibrida alleanza di centro.
Una lezione da tenere a mente.

Attualità 06_10_2011
fini

La situazione politica di questi mesi e la condizione di subbuglio interna al Pdl fanno venire alla mente la figura di Gianfranco Fini e la sua parabola politica.

Posto dalla Provvidenza accanto a Silvio Berlusconi nella gerarchia del Pdl, di cui è stato socio fondatore, ha rifiutato questa collocazione dopo mesi di sfibranti polemiche interne, per andare a fondare un piccolo partito che ora sta in una coalizione che si vorrebbe di centro, nella quale è ancora un numero due, dopo Pierferdinando Casini. Un partito, Futuro e libertà, che non si sa se sia di destra o di sinistra, ma che non sembra neanche di centro, che ha abbandonato la strada dei principi non negoziabili per abbracciare un laicismo che fa concorrenza ai radicali senza averne il fascino, perverso ma vero.

Assecondando le suggestioni di alcuni poteri, tanto forti quanto discreti, Fini ha tolto al partito di maggioranza quei parlamentari con i quali forse sarebbe stato più facile fare quelle riforme che il centrodestra aveva promesso e non ha ancora compiuto, creando così un vulnus nel rapporto col suo elettorato. Ma, soprattutto, Fini avrebbe potuto essere la soluzione politica, istituzionale, “normale” all'epoca di Silvio Berlusconi, che probabilmente si concluderà nel 2013, vent'anni dopo la "discesa in campo".

In quella circostanza, Fini avrebbe ereditato con naturalezza, senza traumi, sia il partito sia la candidatura alla guida del Paese, mentre invece sarà uno delle numerose figure dell'opposizione alla disperata e un po’ patetica ricerca del potere.


Peccato. Per il Paese, che avrebbe intravisto una soluzione normale alla guida del governo; per il Pdl, che si sarebbe risparmiato beghe e inutili lotte interne; per lo stesso Fini, che avrebbe dato un esito politico meno mediocre alla sua lunga carriera politica. Ci valga almeno come insegnamento. La Provvidenza esiste e opera nella storia, spesso mettendo alcune persone accanto ad altre, non casualmente. Se gli uomini politici, ma anche in altri campi il discorso non muta, avessero l'intelligenza e l'umiltà di comprendere e accettare la realtà, forse sia il bene comune che loro stessi ne trarrebbero grandi benefici.