Il traffico delle spose cristiane
Cresce in Pakistan il numero delle ragazze soprattutto cristiane convinte a sposarsi con la promessa di una vita agiata, in realtà vendute a “mariti”, spesso cinesi, che le avviano alla prostituzione
Sono state arrestate in Pakistan nel distretto di Faisalabad sei persone con l’accusa di traffico umano, frode e falso. Combinavano falsi matrimoni tra uomini cinesi e donne cristiane pakistane, convincendole con la promessa di una vita agiata mentre invece i falsi mariti le acquistavano per avviarle alla prostituzione. Candis, una donna cinese, un pastore protestante di nome Zahid e quattro cristiani pakistani sono stati colti sul fatto grazie al padre di una ragazza che si è rivolto alla polizia il 1° maggio dicendo che sua figlia era stata presa e portata in un certo ristorante da alcuni uomini e che temeva per la sua sorte. Gli agenti recatisi nel locale hanno trovato oltre alla ragazza, il pastore, in possesso di un falso certificato matrimoniale, e i suoi complici. Candis, la donna cinese è risultata essere il capo dell’organizzazione, socia di Anas Butt, un musulmano potente, figlio di un ufficiale di polizia a riposo che ancora non è stato arrestato. “Gestendo le cose da Lahore – spiega l’agenzia AsiaNews – i due contattavano e convincevano ragazze cristiane povere a sposare giovani cinesi. Tutte le spese di matrimonio erano sostenute da Candis, che pagava anche una discreta somma ai genitori della ragazza, assicurando che la loro figlia avrebbe avuto una prosperosa vita da sposata”. Le autorità sostengono che a Faisalabad si sono già celebrati 20 matrimoni illeciti – vittime 18 ragazze cristiane e due musulmane – ma secondo Shahid Anwar, coordinatore diocesano di Giustizia e pace a Faisalabad, i matrimoni falsi “fra cinesi e ragazze cristiane sono divenuti un numero spropositato. I gruppi criminali sfruttano povere famiglie cristiane e le accecano con promesse di denaro, poi usano le ragazze nell’industria del sesso, nei lavori forzati e in altre umilianti situazioni”. Yasir Talib, attivista per i diritti umani, oltre a condannare il comportamento del pastore Zahid, deplora anche le famiglie delle ragazze. Con i suoi collaboratori tenta di responsabilizzare i genitori: “Diciamo loro che non devono essere stupidi, cadendo nelle mani di questi gruppi che ti attraggono con la tentazione del denaro per far sposare tua figlia a un giovane cinese. Gli ‘sposi’ cinesi si adattano perfino a celebrare il loro matrimonio in chiesa, solo per ingannarti. Dopo il matrimonio, vendono le vostre figlie e guadagnano enormi somme di denaro. Per loro è un commercio, ma le vite e la fede di queste famiglie vengono segnate per sempre”.