Il testo del video
La Grazia è un dono che proviene da Dio. E nella grazia soggettiva Dio interviene a illuminare l'intelletto e a muovere la volontà. Aspetto fondamentale della preparazione all'atto di fede è la preghiera della Chiesa per noi e aspetto fondamentale per crescere nella fede è la nostra stessa preghiera.
In queste prime puntate del corso di Catechismo stiamo guardando alla parola "Credo", per mettere sotto i riflettori l'atto di fede. Analizzare la parola Credo è molto importante soprattutto in questi tempi in cui il significato di questa parola viene abbondantemente equivocato.
Partiamo dunque dalla definizione che abbiamo visto nel nostro primo incontro, la definizione dell'atto di fede tratta dalla Somma Teologica di San Tommaso d'Aquino:
"Credere è un atto dell'intelletto che aderisce alla verità divina, sotto il comando della volontà, mossa da Dio mediante la grazia".
Due dimensioni fondamentali emergono: la dimensione della Grazia e la dimensione dell'adesione dell'uomo. E, dentro a quest'ultima, il contributo delle due facoltà principali dell'uomo: l'intelletto e la volontà.
Il tema di questa lezione è la preparazione alla Fede e la crescita nella Fede, ovvero, come l'uomo può disporsi all'atto di Fede e come l'uomo, che già aderisce a Dio nella fede, può accrescere questa fede. Ebbene, se la Fede è ciò che abbiamo detto, secondo la definizione di san Tommaso, allora la preparazione alla fede deve riguardare tutti e tre gli aspetti: la Grazia, la volontà, l'intelletto.
PARTIAMO DALLA GRAZIA.
Noi sappiamo de fide che la Fede è una Grazia, ovvero non proviene dall'uomo e non è un merito dell'uomo. Questa è una verità della fede indubitabile, attestata dalle Scritture, dalla Tradizione e insegnata ripetutamente dal Magistero.
Ci sono diversi testi delle Sacre Scritture, ma in particolare due sono i riferimenti più chiari e consueti:
1. Vangelo di Giovanni 6, 44: "Nessuno viene a me se non lo attira il Padre mio che mi ha mandato"
Non si può andare a Cristo, ovvero l’uomo non può compiere questa azione, se non è prevenientemente attirato dal Padre. La Grazia precede l'azione dell'uomo.
2. Secondo Capitolo della Lettera agli Efesini: "E' per la grazia che siete stati salvati mediante la fede e ciò non vene da voi, ma è dono di Dio"
Ebbene, proprio questo tema dell'azione dell'uomo e della Grazia di Dio, il coordinamento di queste due azioni di Dio e dell'uomo, è stata sul tappeto durante la crisi pelagiana, durante i primi secoli, in Occidente.
Cosa sostenevano i pelagiani?
I pelagiani sostenevano che la Grazia di Dio intervenisse nell'atto di fede, ma solo qualora l'uomo si disponeva a ricevere questa grazia. Perciò, secondo i pelagiani, l'azione dell'uomo, ovvero il primo passo verso Dio, doveva venire dall'uomo, dopodiché, Dio concedeva la sua Grazia che era necessaria a vivere la fede.
Insomma, ciò che veniva negato dai pelagiani era la Grazia preveniente di Dio, ovvero negavano che il primo passo viene sempre compiuto da Dio e che il passo dell'uomo possa essere compiuto solo in virtù e alla luce di questa Grazia.
Attenzione, questa verità di Fede non significa che la Fede sia un accidente della persona o che la fede possa capitare o non capitare a seconda di uno strano arbitrio di Dio, poiché Dio ci ha assicurato, come dicono le scritture, che Lui vuole che tutti gli uomini siano salvi (cf. 1Tm 2,4). Dio offre a tutti gli uomini questa Grazia, sebbene non tutti la accolgano o sebbene molti che l'hanno accolta, l’abbiano poi rifiutata, in quanto - dice san Tommaso - la fede si può anche perdere. Il grande campione della lotta contro il pelagianesimo è stato sant'Agostino.
Ci sono due testi dogmatici importanti che andiamo ora a leggere insieme:
1- Il Canone terzo del decreto sulla giustificazione del concilio di Trento. Numero 1553 del Denzinger.
"Se qualcuno afferma che l'uomo, senza l'azione preveniente dello Spirito Santo e senza il suo aiuto può credere, sperare e amare, o pentirsi come si conviene per ottenere la Grazia della giustificazione, sia anatema.
Ovvero, è fuori dalla comunione della Fede e della Chiesa chi sostiene che si possa credere, sperare, amare e pentirsi senza questa grazia preveniente dello Spirito Santo, dell'aiuto preveniente di Dio.
2 - Costituzione dogmatica Dei Filius del Concilio Vaticano primo. Numero 3010 del Denzinger.
"Quantunque l'assenso della fede non sia affatto un moto cieco dello spirito, nessuno tuttavia può prestare il proprio consenso alla predicazione del Vangelo, come è necessario per ottenere la salvezza, senza l'illuminazione e l'ispirazione dello Spirito Santo, che rende a tutti soave l'aderire ed il credere alla verità".
E qui viene richiamato il Secondo concilio di Orange.
Il primo grande concetto dunque è che senza la Grazia di Dio l'uomo non può compiere l'atto di fede, l'uomo non può aprirsi e disporsi alla fede. Tutto ciò che l'uomo compie nel bene è ispirato dalla Grazia di Dio.
Questa Grazia di Dio preveniente e necessaria perché avvenga l'atto di fede dell'uomo ha una duplice connotazione.
A - Un'azione/Grazia oggettiva
B - Un'azione/Grazia soggettiva
La Grazia oggettiva
Quando parliamo di Grazia oggettiva ci riferiamo all'oggetto della Fede, ovvero al contenuto veritativo della Fede. In sostanza parliamo della Rivelazione: è Dio che prende l'iniziativa, di rivelarsi all'uomo, di farsi conoscere. Senza questa prima azione di Dio non ci sarebbe alcun atto di Fede possibile; l'intelletto non potrebbe aderire ad una verità di Fede perché questa verità di Fede non gli si è resa accessibile. È come se l'intelletto rimanesse sospeso senza un suo oggetto a cui aderire.
Diversa è invece la conoscenza razionale, secondo le capacità della nostra ragiona naturale di arrivare a conoscere Dio in alcuni suoi attributi. Per quanto riguarda i misteri della Fede, se non fosse Dio a rivelarsi e farsi conoscere, l'uomo da solo non sarebbe in grado.
La Grazia soggettiva
Questa iniziativa di Dio ha anche un aspetto soggettivo, riguarda anche il soggetto che crede e che aderisce a questo contenuto di fede perché aderisce a Dio (ragione formale della Fede). Dio concede una grazia che va ad agire sull'intelletto e sulla volontà, ovvero precisamente intervenendo su quelle due facoltà implicate nell'atto di fede secondo la definizione di san Tommaso.
CIRCA L’INTELLETTO
Dio dà una luce particolare perché l'uomo venga illuminato. Parliamo del lumen fidei, quindi una luce superiore rispetto a quella naturale della nostra intelligenza.
Perché è necessaria questa luce superiore?
- Anzitutto perché i misteri rivelati superano le capacità dell'uomo, dunque è necessario un supplemento, una elevazione della capacità naturale dell'uomo. Facciamo un parallelo con la nostra vista o udito: noi siamo in grado di vedere e di sentire solo una gamma limitata di luce e di suono; ecco la grazia è come se andasse ad ampliare questa capacità e ci permettesse di vedere quelle frequenze luminose o sonore al di sopra delle nostre possibilità. Così è per la fede: la luce della fede ci dà questi contenuti di fede che esistono, che l'uomo non è in grado di percepire, ma che invece può percepire perché Dio gli dà questa luce soprannaturale.
- In secondo luogo questo lumen fidei è necessario perché il nostro intelletto è stato ferito con il peccato originale e quindi si è offuscata anche la nostra intelligenza; dunque questa luce soprannaturale viene a rinforzare la nostra capacità conoscitiva e a diradare le tenebre.
CIRCA LA VOLONTÀ
Dio agisce anche sulla volontà dell'uomo, che poi a sua volta spinge l'intelletto ad aderire, rimuovendo gli ostacoli, rafforzando la volontà e attirandola in modo energico ma anche soave, in modo che la volontà non sia forzata, ma rimanga realmente libera, eppure vinca la sua debolezza e la sua resistenza. A questo riguardo c'è un testo molto bello e prezioso di Sant'Agostino, scritto proprio per contrastare il pelagianesimo e ristabilire il reale primato della Grazia.
Nel libro Contro le due lettere dei Pelagiani, nel primo volume, al capitolo 19.37, si legge:
"Voi ritenete che l'uomo sia aiutato dalla Grazia di Dio nell'opera buona in modo però da credere che la Grazia non faccia nulla per eccitare la sua volontà alla stessa opera buona".
Eppure, continua sant'Agostino con un esempio:
"Saulo (san Paolo) a quel tempo si recava a sterminare i cristiani con furore e mostruosa cecità di mente, per quali meriti di volontà Dio lo convertì da quei mali al bene con mirabile e repentina vocazione?"
Sant'Agostino domanda ai pelagiani quali fossero gli atti della volontà di san Paolo prevenienti la Grazia di Dio che abbiano attirato a Lui la volontà e abbiano illuminato l'intelletto di san Paolo, conducendolo alla conversione. San Paolo, in quel tempo, come noto, stava perseguitando i cristiani.
Sant'Agostino utilizza questa argomentazione. Se il Signore ci dice di pregare per i nostri persecutori, per i nemici o per i peccatori, allora significa che nel peccatore, nel nemico, nel persecutore, è necessaria una grazia che viene ottenuta tramite la preghiera di altri e proprio questa grazia di Dio previene l'atto di conversione e di adesione della fede della persona che prima di quella grazia non credeva in Dio. Ecco che la necessità della preghiera ci dimostra la necessità di una Grazia preveniente che tocchi il cuore, che muova la volontà e che illumini l'intelletto.
Questa grazia che è ottenuta dalla preghiera, come agisce sulla volontà dell'uomo?
Sant'Agostino commentando il vangelo di Giovanni 6, 44: "Nessuno viene a me se non lo attira il Padre mio che mi ha mandato".
E si domanda:
"Chi è attirato se lo voleva già e, allo stesso tempo, chi viene attirato se non vuole? E' dunque attirato in modo misterioso a volere da Colui che sa operare all'interno degli stessi cuori degli uomini, non perché gli uomini credano senza voler credere, perché è impossibile, ma perché da non volenti diventino volenti"
La Grazia non forza l'uomo, non costringe, non va contro la volontà dell'uomo, in quanto l'atto di Fede è per definizione un atto libero; la volontà viene invece attratta profondamente, misteriosamente, con quella forza dolcissima, quasi irresistibile, che è tipica della Grazia di Dio, e portata dal non volere al volere. Questo salvaguarda la libertà e la volontà dell'uomo, e allo stesso tempo la Grazia di Dio agisce in modo tale che l'uomo resti uomo, che la sua azione sia umana e libera.
LA PREGHIERA E LA GRAZIA
Le verità di fede esposte in questa seconda lezione ci fanno comprendere quanto sia importante la preghiera per la conversione delle anime, perché sia proprio la Grazia di Dio ad intervenire nei cuori che da non volenti diventino volenti. Questo è un atto proprio di Dio: l'annuncio umano, la persuasione umana non può andare così in profondità; è importantissimo evangelizzare, annunciare, ma solo alla Grazia di Dio è possibile piegare il cuore verso questo annuncio.
Ecco allora il piano di Dio: Egli vuole concedere questa Sua Grazia attraverso la preghiera degli uomini. È per questo che la prima grande opera di apostolato, così come è insegnato dalla Chiesa, è proprio la preghiera, perché agisce direttamente su Dio, il quale è l'unico che agisce direttamente sull'uomo.
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RICAPITOLIAMO
Abbiamo rivisto la definizione dell'atto di Fede.
Abbiamo visto cos'è la Grazia, ovvero un dono che proviene da Dio.
Abbiamo parlato della Grazia oggettiva e soggettiva.
E nella grazia soggettiva abbiamo visto come Dio intervenga ad illuminare l'intelletto e a muovere la volontà.
Abbiamo visto che un aspetto fondamentale della preparazione all'atto di fede è la preghiera della Chiesa per noi e che un aspetto fondamentale per crescere nella fede è la nostra stessa preghiera.
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PER APPROFONDIRE
- Costituzione dogmatica Dei Filius;
- Agostino, Contro i due libri dei Pelagiani, I, 19. 37
- B. Bartmann, Teologia Dogmatica (1949), I, 107-111
- Wiesław Dąbrowski, Il concetto di fede nel commento di san Tommaso d’Aquino al Corpus Paulinum, «Angelicum», Vol. 91, No. 3 (2014), pp. 441-445.