Il sospetto eutanasico per grazia ricevuta dal Quirinale
La grazia del Capo dello Stato a tre uomini che hanno ucciso per disperazione il figlio e le mogli. Certo, l'attenutante della disperazione è comprensibile, ma si tratta pur sempre di omicidi. Mattarella avrebbe fatto lo stesso per chi decide - per disperazione - di uccidere la moglie che lo tradiva? Il sospetto è che si voglia legittimare in un qualche modo l'eutanasia attraverso un atto di clemenza che assume un preciso connotato politico.
Nelle scorse ore, il capo dello Stato, Sergio Mattarella, ha assunto una decisione assai rilevante: quella di firmare ben tre decreti di concessione della grazia in favore, rispettivamente, di Franco Dri, di 77 anni, Giancarlo Vergelli, di 88 anni e Vitangelo Bini, che di anni ne ha 89. Tre nomi dietro ai quali si celano altrettanti, drammatici fatti balzati agli onori nelle cronache negli scorsi anni. La vicenda di Franco Drì iniziò nel 2015, quando l’uomo sparò al figlio, Federico, di 47 anni, tossicodipendente, al culmine dell’ennesima lite, un colpo di pistola al petto, uccidendolo. Giancarlo Vergelli , invece, nel 2014 eliminò la moglie, Nella Burrini, malata di Alzheimer. Aveva l'Alzheimer da tempo, precisamente da 12 anni, anche la moglie di Vitangelo Bini, il quale la uccise nel 2007.
Ora, da quanto è dato sapere, nel valutare le domande di grazia, per cui il ministro della Giustizia ha formulato avviso non ostativo, il Quirinale pare abbia tenuto conto dell’età avanzata dei condannati e delle precarie condizioni di salute dei medesimi, nonché dei pareri favorevoli espressi dalle autorità giudiziarie e, infine, delle eccezionali circostanze in cui sono maturati i delitti, peraltro evidenziate nelle sentenze di condanna. Il triplice atto di clemenza sottoscritto da Mattarella sembra dunque rispondere pienamente a criteri di giustizia e umanità, almeno a prima vista. Sì, perché se si vanno a considerare con attenzione le implicazioni di questi decreti di concessione della grazia emergono profili di grande criticità. Essi, in estrema sintesi, sono per lo meno tre.
Il primo concerne il fatto che, da quanto è dato sapere, nessuno dei tre anziani uomini graziati da Mattarella aveva né ha espresso parole di pentimento per i gesti compiuti. Atti certamente connessi a situazioni di disperazione, ma non per questo, in sé, meno gravi dato che parliamo pur sempre di tre omicidi. Di qui un primo dubbio: siamo proprio sicuri che il concedere la grazia a Dri, Vergelli e Bini, per quanto atto di certo meditato e – come si è poc’anzi sottolineato, emesso sulla base di riscontri favorevoli da parte delle autorità giudiziarie -, non possa in qualche modo risultare azzardato?
Un secondo aspetto che non può non colpire concerne il fatto che due delle tre concessioni di grazia riguardano uomini che hanno ucciso le loro mogli. Il che non può non passare inosservato, in una stagione in cui del contrasto al cosiddetto “femminicidio” si fa tutto il gran parlare che sappiamo. Certo, due “femminicidi” in questione, come già detto, hanno avuto per vittime donne malate. Ma dato che sempre di donne uccise si tratta, è lecito chiedersi se, in un futuro – possibilmente previo pentimento sincero del reo - sia possibile che a un uomo condannato in via definitiva per aver ucciso la moglie, per esempio, dopo aver scoperto che lei lo tradiva, possa essere riservato analogo trattamento di clemenza.
Il terzo e ultimo aspetto che ci si permette qui di rimarcare riguarda, infine, un dato che tra le righe i lettori avranno già colto, e cioè il pericolo che l’esercizio del potere di grazia così come posto in essere dal presidente Mattarella – vale a dire nei confronti di tre uomini che hanno ucciso per disperazione altrettante persone comunque in uno stato di grave sofferenza – non possa assumere il sapore di una legittimazione, sia pure ovviamente indiretta, dell’atto eutanasico. Quest’ultima osservazione, al pari delle due precedenti, non intende, sia chiaro, mettere in discussione l’istituto clemenziale, che peraltro è di antichissima origine.
Tuttavia che i tre atti di clemenza di Mattarella rispondano ad un’unica linea politica è un dubbio che purtroppo ci pare fondato e che sembra proprio porsi in una logica che tutto è fuorché quella di tutela della vita morente o del malato. L’augurio è ovviamente quello che le nostre preoccupazioni siano del tutto infondate, eppure se tre indizi fanno una prova, come sosteneva Agatha Christie, c’è ben poco di cui stare tranquilli.