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L'INTERVISTA

«Il sistema Italia è nel mondo, governo sveglia»

«Il lockdown ha messo a dura prova il Made in Italy ma il Sistema Italia all’estero, coinvolgendo tutte quelle realtà che sono il frutto della grande storia emigratoria italiana nel mondo, può essere di grande aiuto. Basta fare rete con le camere di commercio». Parla Fitzgerald Nissoli, deputata di Forza Italia eletta all'estero che ha presentato emendamenti al Decreto liquidità. 

Economia 21_05_2020

Gli effetti dell’emergenza Covid-19 non stanno risparmiando nessuno. Adesso l’Italia tenta di ripartire, ma il post-lockdown si presenta ancora più duro con un Paese indebolito economicamente e che affronta momenti di grande incertezza. In questo contesto, il Made in Italy appare come l’àncora di salvezza per rilanciare l’economia italiana; ma anche come una grande sfida per il settore produttivo, considerando che la recessione economica è globale e le esportazioni valgono un terzo del Prodotto Interno Lordo italiano.

“Per questo, sono fondamentali i cittadini italiani residenti all’estero e le forme associative che essi hanno promosso, oltre che le rappresentanze locali costituite dai Comites. Inoltre, sono di particolare rilevanza le Camere di Commercio Italiane all’estero, un punto di riferimento essenziale per la reale internazionalizzazione delle imprese. Esse, infatti, sono radicate sul territorio estero, spesso da molto tempo, e sono in contatto con gli operatori di ogni singolo settore che si trovano sul territorio, oltre ad avere un quadro chiaro del mercato locale”. L’ha evidenziato Fucsia Fitzgerald Nissoli, deputata di Forza Italia.

Fitzgerald chiede al governo che il Sistema Italia all’estero sia preso in considerazione nel Decreto liquidità, in modo che possa essere di supporto dell’internazionalizzazione delle imprese italiane. Un appello che dovrebbe essere un provvedimento scontato in una nazione con più di 35 mila imprese italiane all’estero. Per quello, la Nuova BQ l’ha intervistata per capire perché il Governo giallo-rosso non abbia contemplato queste realtà all’atto di assicurare la ripartenza dell’economia, ora all’esame della Camera dei Deputati. “Se implementiamo questa rete virtuosa l’economia italiana avrà gambe più forti ed energie nuove per correre ancora ed affrontare le sfide future”, ha detto la deputata eletta in Nord e Centro America.

Recentemente lei ha denunciato che nel provvedimento del Governo per far ripartire l'economia, ci sono gravi lacune che colpirebbero l'export del Made in Italy. Quali sono queste lacune?
Il lockdown ha messo a dura prova il Made in Italy, da quello agroalimentare alla moda, limitando prepotentemente ogni forma di scambio. Alla crisi dell’export, che flagella senza esclusione di colpi il mercato delle eccellenze italiane all’estero, avrebbero dovuto corrispondere delle azioni tese a rafforzare e migliorare il Sistema Italia all’estero, coinvolgendo tutte quelle realtà che sono il frutto della grande storia emigratoria italiana nel mondo, dalle associazioni alle rappresentanze locali delle Comunità, come i Comites, fino a quella più ampia e globale espressa dal Consiglio Generale degli Italiani all’Estero, facendo perno sulle Camere di Commercio Italiane all’Estero. Infatti, queste ultime sono una presenza professionale sul territorio che ha legami economici e conosce bene come agire per rilanciare i nostri prodotti di qualità! Ecco, mi sarei aspettata che nel ridisegnare e incentivare la proiezione economica internazionale dell’Italia ci fosse stata l’idea di mettere a sistema queste realtà che possono e vogliono contribuire al rilancio del nostro Paese, e invece no! È mancata l’idea di fare veramente rete con tutta la nostra presenza all’estero già attiva!

Lei ha fatto presente questa mancanza al Governo?
Sì, ma non solo, ho anche presentato un emendamento al cosiddetto decreto liquidità per fare in modo che le Camere di Commercio Italiane all’Estero (CCIE), strutture qualificate sul territorio estero, siano inserite negli interventi a supporto dell’internazionalizzazione delle imprese italiane previsti per la Fase 2 della gestione della crisi. In particolare, ho chiesto di aggiungere all’articolo 2 del “Decreto Liquidità” le seguenti parole: “A tal fine SACE S.p.A. attiva un raccordo con il sistema delle Camere di Commercio Italiane all'estero finalizzato a sviluppare una piattaforma per la fiera virtuale per lo sviluppo e la ricerca di contatti commerciali e la presentazione dei prodotti, a sviluppare servizi di Export Manager, a sviluppare la promozione del turismo di qualità in Italia e a sviluppare la promozione di investimenti esteri in Italia”.

Forse l’attuale Governo non ha nemmeno preso in considerazione la forza imprenditoriale dietro le Camere di Commercio e le comunità italiane all’estero?
Penso che non ci sia ancora una coscienza del valore dell’emigrazione italiana nel mondo e di quello che gli italiani hanno saputo realizzare all’estero in termini di presenza organizzata. Le Camere di Commercio sono uno di questi attori al servizio dell’economia italiana ma affinché si possa rendere al meglio il servizio c’è bisogno di fare sinergia, di creare le condizioni giuste affinché gli operatori economici possano lavorare insieme costruendo legami professionali tra chi opera dentro i confini nazionali e chi si trova all’estero.

Vediamo un sistematico disinteresse per gli italiani all’estero e per il Sistema Italia nel mondo: a gennaio la Farnesina ha infatti soppresso 27 uffici consolari onorari e la plenaria del CGIE della seconda metà dell’anno non si è riunita a Roma per insufficienza di risorse finanziarie. Cosa ne pensa? Con questi presupposti, la sua proposta ha qualche possibilità di essere accolta?
Penso che la scarsità di risorse che viene destinata agli italiani all’estero sia il frutto di questa mancanza di consapevolezza di cui parlavo prima. Infatti, durante il mio mandato parlamentare ho sempre cercato di far conoscere ai miei colleghi eletti in Italia le Comunità italiane all’estero, anche organizzando conferenze sul posto inerenti ai temi di interesse della Comunità che si trova all’estero. Devo dire che toccando con mano questa realtà hanno capito il valore e la grande risorsa dell’emigrazione italiana nel mondo, ma è molto difficile farlo capire a chi guarda da lontano e spesso con diffidenza a questa bella realtà che onora l’Italia nel mondo. Penso che questa crisi debba far riflettere sulla ricerca di strade nuove ed allora sono fiduciosa che si possa scoprire meglio la realtà degli italiani all’estero ed il valore aggiunto che può dare in termini di rete per lo sviluppo del nostro Paese! Per quanto concerne la chiusura dei Consolati onorari devo invece precisare che il MAECI ha semplicemente provveduto a razionalizzare la struttura eliminando quelle realtà che non erano attive e presenti solo sulla carta. Ma qualora se ne ravvisasse la necessità, il Ministero potrebbe attivare in breve tempo nuovi Consolati onorari. Noi abbiamo bisogno di una rete all’estero attiva ed interconnessa che sappia fare sinergia in coordinamento con le Ambasciate in maniera tale che le azioni svolte possano essere più efficaci e portare frutto facilitando la presenza italiana nel mondo.