Il silenzioso collasso della Grecia
Mentre tutti i riflettori sono puntati sulla Brexit, dall'altra parte dell'Europa la Grecia affonda. Anche se non interessa più, perché non presenta novità: il declino continua. La crisi è ormai umanitaria, fra disoccupati, senzatetto e un sistema sanitario ormai al collasso, turismo in calo e destabilizzazione politica.
Ieri l'Unione europea era considerata un porto sicuro, oggi una nave in tempesta da cui fuggire con la prima scialuppa di salvataggio disponibile. Lo sanno bene gli inglesi che, appena una settimana fa, hanno votato per la Brexit e lo sanno anche, loro malgrado, i cittadini greci ai quali Bruxelles non è riuscita a offrire una soluzione efficace. Anzi, a dirla tutta, la Grecia è da qualche tempo praticamente sparita perfino dai notiziari e il motivo è presto detto: da quel periodo la situazione del paese non è cambiata di nulla, se non in peggio.
La disoccupazione continua ad essere altissima (24%), con il numero di occupati a tempo pieno che si è ridotto di oltre 100mila unità, dai 3,37 milioni del luglio scorso ai 3,25 di oggi (dati Tradingeconomics). Non solo: dopo una modestissima crescita nell'ultimo trimestre del 2015, il Pil è sceso di nuovo dello 0,5% da inizio anno, mentre il debito pubblico supera costanemente il 175% del Pil: una percentuale inferiore solo a quella del Giappone (230%), che ha però dalla sua una struttura economica ben più solida. Le ripercussioni sulla popolazione sono a dir poco gigantesche: i senzatetto sono circa 20mila, il doppio rispetto all'inizio della crisi, mentre sono ben 3,4 milioni le persone a rischio esclusione sociale. Non solo: nella Grecia di oggi è diventato perfino difficile curarsi. Secondo il rapporto Health Power House nel 2015 la Grecia era al 28esimo posto su 35 nazioni come spesa medica individuale: nel 2013 era al 25esimo e nel 2012 al 22esimo. Ne sanno qualcosa i volontari del Banco Farmaceutico che, in collaborazione con l'Aifa (Agenzia italiana del farmaco), il 7 giugno hanno consegnato ben 60.503 confezioni di farmaci all'associazione “Doctors of the World” di Katerini (Salonicco). Fra i medicinali per fronteggiare una vera e propria emergenza sanitaria c'erano soluzioni per l’ipertensione, il diabete, l’osteoporosi, le malattie cardiovascolari, l’ulcera gastrica, antidolorifici, antiepilettici, antinfiammatori, antibiotici, antibatterici, antidepressivi, soluzioni fisiologiche e mucolitici, a dimostrazione che il sistema sanitario greco (così come gli stessi cittadini) non è ormai più in grado di far fronte nemmeno alle spese di base.
Come non bastasse, domenica scorsa, è stato diffuso un dato che mette in serio dubbio la capacità di ripresa del paese. Il Segretariato Generale per le Entrate ha ammesso che l'introito dell'Iva (Vat) nelle principali isole turistiche (fra cui Mykonos, Santorini, Paro, Corfu, Zacinto e Cefalonia) è calato di ben il 40% nei primi cinque mesi dell'anno. Una notizia che non è dovuta solo alla disorganizzazione della raccolta delle imposte, ma anche a un tendenziale calo dei prezzi deciso dagli operatori per attrarre turisti sempre più preoccupati dalla situazione politica e sociale. Basti guardare il sito della Farnesina per notare come vengano forniti moltissimi consigli precauzionali a chi vuole andare in Grecia: dall'attenzione al fatto che “servizi vengano erogati regolarmente (porti, aeroporti, ferrovie, ospedali, ecc.) e che le strade siano percorribili”, fino alla prescrizione “di uniformarsi alla legge e agli usi locali, prestando attenzione alle eventuali avvertenze della Polizia locale e tenendosi ben lontani dai luoghi di eventuale assembramenti nelle maggiori città del Paese”. Inoltre “va evitato, soprattutto ad Atene, di lasciare l'autovettura di notte in parcheggi incustoditi ed è opportuno dotarsi di assicurazione contro incendi e vandalismi. È altresì sconsigliabile lasciare documenti e bagagli nelle vetture parcheggiate, in particolare nella capitale”. Più o meno gli stessi consigli vengono dati dal governo britannico e da molti siti internazionali, che consigliano di evitare le manifestazioni e portare con sé più di uno strumento di pagamento, per via del limite al prelievo dagli sportelli.
L'instabilità politica, in Grecia, potrebbe perfino aumentare nei prossimi giorni. La portavoce del governo di Alexis Tsipras Olga Gerovasili ha infatti dichiarato che, entro la fine di questa settimana, il parlamento comincerà a discutere su una riforma del sistema elettorale per passare da un sistema maggioritario a uno proporzionale: nell'ipotesi del governo sarebbe eliminato il bonus di 50 seggi al partito che prende più voti. A prima vista sembra assurdo che Tsipras voglia privare il proprio partito di 50 seggi ma, in realtà, ha una logica: oggi Syriza ha 145 seggi su 300 e governa solo grazie a una precaria alleanza con i Greci Indipendenti, che minacciano ogni volta di tornare alle urne. Il proporzionale costringerebbe invece i partiti ad allearsi sotto la guida del leader del partito più votato: Alexis Tsipras. Una mossa audace che potrebbe, però, attirargli un'opposizione parlamentare tanto forte da farlo cadere di nuovo. Più che per il Regno Unito all'orizzonte si vedono tempi bui per la Grecia e, forse, per l'intera Europa.