Il Santuario a Maria che sorge ai confini della Terra
Il Santuario di Santa Maria di Leuca, sulla punta estrema della Puglia, è chiamato Santa Maria de Finibus Terrae, ai confini della terra. Esiste, però, anche un’altra denominazione: Santa Maria della Frontiera come se la Vergine, affacciandosi sul mare, spalancasse le proprie braccia per accogliere il mondo intero.
Gli antichi consideravano confini la soglia oltre cui i provinciales, ovvero i coloni, prendevano il posto dei loro cives, i cittadini romani a pieno titolo. Ecco perché il Santuario di Santa Maria di Leuca, sulla punta estrema della Puglia, è ancora oggi chiamato Santa Maria de Finibus Terrae, ai confini della terra. Esiste, però, anche un’altra denominazione. La chiesa pugliese è altrimenti detta, infatti, Santa Maria della Frontiera come se la Vergine, affacciandosi sul mare, spalancasse le proprie braccia per accogliere il mondo intero.
Qui, dove si dice sia sbarcato il principe degli apostoli agli albori del cristianesimo, come rammenta la croce petrina sul piazzale antistante la basilica, un tempo si adorava Minerva. L’iscrizione dell’ara sulla quale venivano offerti sacrifici alla dea, ora all’interno della chiesa, così recita: “Ubi olim Minervae sacrificia offerebantur hodie oblationes Deiparae recipiuntur”. Vale a dire: “Qui dove sacrifici a Minerva offriansi e doni, l’obol sacro a Maria cristian deponi”.
A San Pietro, dunque, sembra siano dovute la conversione dei leuchesi e la trasformazione del tempio pagano in tempio cristiano, inizialmente, però, intitolato al Salvatore. La devozione a Maria si diffuse particolarmente dopo un evento miracoloso: per intercessione della Vergine, invocata dagli abitanti del luogo, si placò un potente maremoto. Era il 365. Da allora la chiesa fu più volte distrutta da Turchi e Saraceni e sempre ricostruita seguendo le originarie mura perimetrali.
L’edificio attuale risale al Settecento. A quei tempi fu il vescovo Giovanni Giannelli che, dopo l’ennesima incursione nemica, decise di ricostruire la chiesa, consacrata nel 1755, conferendole l’aspetto di una fortificazione. Il prospetto principale, a terminazione piatta, è diviso in due parti da una trabeazione orizzontale: nella zona inferiore, impreziosita da epigrafi e stemmi, si aprono tre portali, i cui battenti vennero realizzati dallo scultore Armando Marrocco di Galatina in occasione del Giubileo del 2000.
Quello centrale è dedicato a Maria Ianua Coeli, ed è chiamato la porta del cielo. I laterali sono ispirati l’uno a un tema allora, ma anche adesso, molto attuale, l’Esodo di fine millennio, e l’altro a Maria Stella Maris. Nel nartece un angelo a braccia aperte accoglie i fedeli pellegrini con il seguente monito: “In questo sacro luogo agli umili è concesso il perdono, ai malvagi, invece, la rovina”. L’interno è un ambiente a navata unica con due cappelle per lato. Dal transetto destro si accede alla cappella del Santissimo Sacramento, realizzata negli anni Novanta del secolo scorso: qui il tabernacolo è incastonato in una croce di marmo bianco, mentre in un’altra limitrofa croce, in legno di ulivo di Betlemme, sono state intagliate le stazioni della Via Crucis.
Il presbiterio è illuminato da un vetro istoriato a forma di rosone che rappresenta l’Incoronazione della Vergine, Regina degli Angeli e dei Santi. É l’altare maggiore che conserva l’opera più preziosa: la tela con la Madonna e il Bambino Gesù è la terza versione del dipinto originario, che la tradizione vuole essere stato realizzato da San Luca. Andato perduto, fu sostituito nel Cinquecento da un quadro firmato da Jacopo Palma il Vecchio, a sua volta distrutto e rimpiazzato dal medesimo soggetto del pronipote, Jacopo Palma il Giovane. L’immagine oggi venerata, con i visi di Madre e Figlio, è la porzione risparmiata dall’incendio del 1624, solennemente incoronata d’oro nel 1722.
Già nel 343 papa Giulio I aveva concesso alla chiesa di Leuca numerose indulgenze, che andarono aumentando, insieme ai privilegi, nel corso dei secoli, fino a che, nel 1990, il sommo Pontefice Giovanni Paolo II elevò il Santuario Mariano a Basilica Pontificia Minore.