Il Sangue di Gesù, la reliquia di Terni tra fede e storia
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Ricorre in questi giorni la festa della reliquia del Preziosissimo Sangue custodita nel duomo di Terni. Il legame con san Giuseppe da Copertino, che l’adorò. E la città liberata dalla peste. Spaccato di «una devozione fondamentale».
In questi giorni di settembre, a Terni, si stanno svolgendo vari eventi legati alla festa in onore del Preziosissimo Sangue di Gesù e della relativa reliquia custodita nella cattedrale di Santa Maria Assunta. A livello liturgico le celebrazioni culmineranno, domenica 22 settembre, nella Messa presieduta dal vescovo Francesco Antonio Soddu, che benedirà i fedeli con la reliquia. Si tratta, nel suo nucleo, di «una croce pettorale che nella parte trasversale reca una scheggia della Vera Croce di Cristo e nella parte longitudinale, in un’ampollina, qualche goccia del sangue di Gesù», ci spiega don Alessandro Rossini, parroco della cattedrale di Terni.
Una reliquia la cui autenticità è storicamente attestata, in buona sostanza, da un episodio che ha coinvolto un celebre mistico: san Giuseppe da Copertino (1603-1663). Il patrono degli studenti era grande amico del cardinale Francesco Angelo Rapaccioli (1605-1657), che nutriva per lui una particolare venerazione. Un giorno il cardinale si recò ad Assisi per incontrarsi con fra Giuseppe. L’incontro avvenne nei pressi della Basilica di San Francesco, davanti a una serie di testimoni, che accompagnavano chi il porporato chi il frate minore conventuale. Appena i due amici si trovarono uno di fronte all’altro, il santo da Copertino, per divina ispirazione, si inginocchiò in atto di adorazione alla reliquia del Preziosissimo Sangue che il cardinale portava, nascosta, sotto le vesti. A ricordo di questo incontro, c’è un dipinto del XVIII secolo [vedi dettaglio nella foto accanto; in basso, il dipinto integrale], esposto sulla parete sinistra del presbiterio (con lo sguardo al tabernacolo), di fronte all’organo, del duomo ternano.
Il cardinale Rapaccioli fu anche, per 10 anni, vescovo di Terni (1646-1656) e nel 1651 volle donare la stessa reliquia del Preziosissimo Sangue alla diocesi umbra.
Di particolare rilievo storico è anche un altro fatto legato a questa reliquia, avvenuto sotto l’immediato successore di Rapaccioli alla guida della diocesi: monsignor Sebastiano Gentili, vescovo di Terni da maggio 1656 ad agosto 1667. Nel 1656 erano giunte in città le prime allarmanti voci di un’epidemia di peste, che stava interessando la penisola italiana, in particolare il centro-sud. Le autorità civili presero una serie di misure per prevenire il contagio: posero milizie armate alle porte di Terni per impedire che vi entrassero persone provenienti da città infette, nominarono una commissione sanitaria e stabilirono varie restrizioni, pur promuovendo la celebrazione di funzioni espiatorie nella cattedrale e in altre chiese cittadine. Nonostante tutto, la peste arrivò anche a Terni, causando molte vittime. Il vescovo, allora, dietro le suppliche del popolo che chiedeva l’aiuto divino, portò in processione la reliquia del Sangue di Gesù e, dall’alto di Torre Barbarasa, benedisse Terni con la stessa reliquia chiedendo a Dio di liberare la città dalla peste. Era il 21 giugno 1657. In memoria di questa ostensione rimane una lapide in latino, apposta sulla Torre Barbarasa, che recita: «A Sebastiano Gentili, vescovo di Terni, il quale, per far cessare la peste che infuriava in tutta la città, da questa torre di Barbarasa, mostra ai cittadini afflitti chiusi nelle loro case le reliquie del Sangue di Cristo, il 21 giugno 1657. Felice Barbarasa, in segno di grande e venerato rispetto, pose, come privato, questa lapide a ricordo di un beneficio pubblico». Nei mesi successivi, specie da agosto, i casi di peste andarono diminuendo e gradualmente scomparirono.
Una vicenda, questa, che rappresenta uno spaccato della fede nell’intervento di Dio nella storia che ha contraddistinto i nostri comuni e che con la modernità stiamo progressivamente perdendo, anche all’interno della Chiesa. Interventi soprannaturali che non sono certo “fantasie” di chi crede, ma che trovano riscontro nell’arte sacra, in iscrizioni, edifici antichi, come le vicende di questa reliquia del Preziosissimo Sangue ci ricordano.
È una storia che meritoriamente in questi anni a Terni si sta cercando di far riemergere, come ci spiega ancora don Rossini. Questa festa, celebrata negli ultimi tempi con maggiore solennità, vuole essere «un’immagine della rinascita della città – afferma il sacerdote – e, nel suo senso più ampio, di lotta alla peste morale: un segno di speranza per tutti, a partire dalle giovani generazioni, trasmettendo loro la verità che la salvezza viene dal Sangue di Cristo».
Già san Gaspare del Bufalo (1786-1837), il grande apostolo del Preziosissimo Sangue, sottolineava la necessità di propagare questa devozione, antica quanto il cristianesimo. «Vorrei avere mille lingue – scriveva – per intenerire ogni cuore verso il Sangue Preziosissimo di Gesù. È questa una devozione fondamentale che abbraccia tutte le altre: essa è la base, il sostegno, l’essenza della pietà cattolica. La devozione al Preziosissimo Sangue, ecco l'arma dei nostri tempi!». Fu un discepolo di san Gaspare, il venerabile (presto beato) don Giovanni Merlini, a ottenere dal beato Pio IX, nel 1849, che la festa del Preziosissimo Sangue venisse estesa a tutta la Chiesa. San Pio X ne fissò la data all’1 luglio. A seguito della riforma liturgica del 1969, la celebrazione propria all’1 luglio è stata soppressa e si è stabilito di celebrare il Preziosissimo Sangue insieme al Corpus Domini. La solennità dell’1 luglio sopravvive tuttavia negli istituti dedicati al Preziosissimo Sangue e nella forma straordinaria del Rito romano.
E poi ci sono chiaramente le feste locali, con date diverse. Altre città, italiane e non, vantano la custodia di gocce del Sangue di Cristo, evidentemente le reliquie più preziose in assoluto, trattandosi del prezzo che Nostro Signore ha pagato per la nostra redenzione. Il caso più noto, nel nostro Paese, è quello di Mantova, dove sarebbe stato martirizzato san Longino, il soldato romano (il cui nome originario era Cassio, secondo le rivelazioni ricevute dalla beata Anna Caterina Emmerick e trascritte, con qualche licenza, da Clemens Brentano) che trafisse con una lancia il costato di Gesù, facendone fuoriuscire sangue e acqua. Secondo la tradizione mantovana, ben consolidata, Longino avrebbe raccolto sul Calvario della terra imbevuta del Sangue di Gesù, causa della sua stessa conversione. E raggiunse poi l’Italia portando con sé la preziosissima reliquia, oggi custodita appunto a Mantova nella basilica di Sant’Andrea.
Il Preziosissimo Sangue di Gesù, versato grazie a Maria
San Gaspare del Bufalo è l'apostolo del Preziosissimo Sangue: oltre al Crocifisso portava con sé un quadro, con la raffigurazione della Regina del Preziosissimo Sangue, dove si contempla la Madonna non tanto nell’atto di accettare la morte del Figlio, ma mentre lo esorta ad effondere il Suo Sangue. Il Sangue offerto per la Redenzione è quello di Cristo, ma esso è offerto non senza il pieno consenso della Madre che arriva a “spingere” il Figlio fino al consummatum est.
Il Preziosissimo Sangue, sovrabbondanza dell’Amore
Fin dall’antichità, Dio ha istruito gli uomini circa il valore del sangue. Il sangue degli animali nell’Antica Alleanza non poteva aprire le porte del Paradiso. A liberarci dalla schiavitù del peccato è stato invece il Sangue di Gesù, prezzo della nostra Redenzione. Dio ha voluto che il Figlio versasse il suo Sangue fino all’ultima goccia, per dimostrarci quanto abbia a cuore la nostra salvezza e suscitare anche in noi l’amore verso di Lui.