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ALTA DIPLOMAZIA

Il ruolo dell'Italia nell'Ue: promuovere i diritti Lgbt

L'Italia deve distinguersi come presidente di turno dell'Unione Europea. Come? Con un'iniziativa sui soliti temi Lgbt: “Lottare contro la discriminazione fondata sull’orientamento sessuale e l’identità di genere". Non riuscendo a far passare la legge sull'omofobia, Renzi la vuole imporre dall'alto di Bruxelles.

Famiglia 25_09_2014
Lgbt in Europa

Il 28 ottobre prossimo la Presidenza italiana del Consiglio europeo ospita a Bruxelles una conferenza di alto livello sul tema “Lottare contro la discriminazione fondata sull’orientamento sessuale e l’identità di genere: prossime tappe nell’elaborazione delle politiche dell’UE e degli Stati membri”.

Sì, si tratta proprio della nostra Presidenza italiana, quella che con grandi annunci estivi avrebbe dovuto dare una spinta nuova all’Europa... Tutti annunci che – come già sottolineato su queste pagine – non corrispondevano alla realtà di un rapido semestre di Presidenza del Consiglio dell’UE: un sistema che dà allo Stato membro che presiede il Consiglio la possibilità di stabilire l’agenda di lavoro e null’altro che un valore simbolico. Questo valore simbolico è stato però usato dalla Presidenza italiana anche per questa conferenza sulla “discriminazione fondata sull’orientamento sessuale”.  L’organizzazione è realizzata in collaborazione con l’Agenzia per i Diritti fondamentali, zelante organo dell’UE basato a Vienna, che nel 2013 ha condotto un sondaggio che dimostrerebbe la grande discriminazione di cui sarebbero vittime le persone con tendenze omosessuali in tutta Europa.

Si tratta dello stesso sondaggio online senza alcun valore scientifico, che dopo il discusso successo della tristemente celebre relazione Lunacek (di cui abbiamo parlato nel febbraio scorso), continua a rappresentare la base pseudoscientifica di importanti iniziative dell’UE: con l’unico scopo di realizzare l’agenda della lobby gay molto ascoltata nei palazzi del potere, a Roma come a Bruxelles.

Nel complesso, sembra assistere ad una vera e propria strategia di attacco, lanciata lo scorso anno con questo finto sondaggio finanziato coi soldi di tutti noi contribuenti. Basandosi su di esso, il Parlamento europeo ha approvato la relazione dell’esponente lesbica dei Verdi Ulrike Lunacek, ora anche eletta Vice-Presidente del Parlamento e fautrice (insieme all’eurodeputato PD Daniele Viotti) dell’invito a Thomas Neuwirth, in arte Conchita Wurst, a cantare a Bruxelles.

Dopo le vacanze, il 12 e 13 settembre ecco che la lobby LGBT è tornata subito all’attacco in Europa con una grande conferenza internazionale a Belgrado, presa a modello di città intollerante e discriminatoria da rivoluzionare. Il titolo di questa conferenza di alto livello era a dir poco inquietante, se considerato programmatico: “Il futuro ci appartiene: i diritti LGBT nel cammino verso l’Unione europea”. La preoccupazione aumenta se pensiamo che vi hanno preso parte funzionari europei di alto livello.

Tra il 9 e l’11 ottobre Ilga Europe (è questo il nome della lobby gay finanziata dall’Ue nel nostro continente), terrà la sua conferenza annuale a Riga, con l’obiettivo di far fronte alle “minacce che la crisi economica sta causando alle vittorie del movimento Lgbt”. Anche qui, è annunciata la presenza massiccia di alti funzionari internazionali e Ong, dal Consiglio d’Europa all’Onu.

In questo scenario l’Ue non può che rappresentare un attore principale, ed il Governo italiano, che pure avrebbe la possibilità di focalizzare l’attenzione e di spendere energie per temi più vicini ai bisogni reali di famiglie e cittadini europei, decide di seguire la moda e di patrocinare un’ennesima conferenza sul tema “Lgbt”. Ma bisogna distinguersi. E allora si fanno le cose sempre più in grande. Con il supporto del Segretariato generale del Consiglio, saranno ospitati nel moderno edificio Justus Lipsius a Bruxelles “più di 250 decisori e professionisti dei diritti fondamentali provenienti da tutta l’Ue”.

Ma per far cosa? La lista è lunga: l’obiettivo è di sostenere l’elaborazione di risposte politiche efficaci per risolvere le sfide delle persone Lgbti in materia di diritti fondamentali; sensibilizzare i decisori pubblici; scambiare “pratiche incoraggianti al livello legislativo e politico (...) nella lotta contro la discriminazione fondata sull’orientamento sessuale e di genere”; discutere su come “rinforzare ed integrare le politiche di promozione di uguaglianza nei diversi ambiti relativi alle competenze dell’Unione”.

Tradotto dal politichese di Bruxelles significa che questa conferenza servirà a fare pressione sui politici perché instituiscano ovunque normative anti-omofobia, chiudendo il becco a chi si oppone all’uguaglianza, come la chiamano loro, intendendo per uguaglianza l’assenza di differenze tra uomo e donna. In due parole: teoria di genere. La cui diffusione deve portare a marce forzata allo snaturamento dell’istituzione della famiglia in tutta Europa.

Ebbene, il Governo Renzi non riesce ancora a far approvare il progetto di legge sull’omofobia a Roma? E allora se ne va a Bruxelles ad usare al meglio tutte le prerogative della Presidenza UE per questi fini che non trovano un’approvazione democratica in Parlamento. Laddove il popolo non segue, i burocrati e certi giudici saranno utilissimi alla lobby gay. E infatti... Chi ritrovi nel programma dell’evento? Marco De Giorgi, direttore dell'Unar, la macchina burocratica che in Italia sta portando avanti la diffusione della teoria del genere.

Questi sarà preceduto da un video messaggio dell’immancabile Ulrike Lunacek, da un discorso dell’Ambasciatore Stefano Sannino, rappresentante di noi italiani presso l’Unione Europea, e da altri interventi di funzionari ma anche di rappresentanti della cosiddetta “società civile”, tutti rigorosamente di sponda Lgbt, come Evelyne Paradis, direttore di Ilga-Europe, e Julia Ehrt, anche lei direttore, ma di Transgender Europe (sì... esiste anche questa).

E poi? Chi manca? Ma certo! Ivan Scalfarotto! Non poteva di certo mancare lui, Vice-Presidente del Pd, sottosegretario per le riforme costituzionali e per i rapporti col Parlamento e promotore, appunto, della legge liberticida sull’omofobia. Lui parlerà della Presidenza italiana come di una “chiamata per i diritti fondamentali” (sic!). Dulcis in fundo, Scalfarotto concluderà l’evento insieme ad un altro personaggio, ormai diventato simbolo di lotta politica per questo ceto gay tanto perseguitato: Thomas Neuwirth, meglio conosciuto come Conchita Wurst... Insomma, questa lobby gay sarà pure ben organizzata e piena di soldi. Ma comincia ad essere estremamente monotona e noiosa.