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IL BELLO DELLA LITURGIA

Il riposo durante la fuga in Egitto, secondo Caravaggio

Nel dipinto di Michelangelo Merisi, Il riposo durante la fuga in Egitto, l’angelo è il perno compositivo che dà la chiave di lettura dell’opera. Che è chiaramente divisa in due, per evidenziare l’umanità di Giuseppe, sulla sinistra, e la sacra divinità del Figlio, abbracciato dalla Madre, a destra. E poi c’è il paesaggio, quasi un unicum nella produzione dell’artista, con il cardo e il tasso barbasso che rimandano alla Passione e Resurrezione di Gesù.

Cultura 28_12_2019

Michelangelo Merisi, Il riposo durante la fuga in Egitto, Roma – Galleria Doria Pamphilj

I Magi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò…» (Mt 2, 13)

Quam pulchra es, quanto sei bella… Al Cantico dei Cantici si ispira il mottetto fiammingo riconoscibile nello spartito dipinto dell’angelo intento a suonarne la melodia nel Riposo durante la fuga in Egitto di Caravaggio. Celebra, il cantico biblico, l’amore mistico tra i due sposi, tra Cristo e la Sua Chiesa, qui mirabilmente tradotti nella Madre, Maria, che teneramente abbraccia il Bambino Gesù, sfinita dal grande amore per Lui e caduta, infine, nel sonno. Ego dormio, et cor meum vigilat, io dormo ma il mio cuore vigila…

L’angelo e la sua musica sono la chiave di lettura del bellissimo dipinto che il Merisi realizzò nei primi anni del soggiorno romano (1597-1598?). Il suo violino ha una corda spezzata, particolare che ricorda la precarietà della vita terrena che Giuseppe, con la partitura tra le mani, rappresenta. La figura meravigliosa della creatura angelica, immortalata di spalle, è anche il perno compositivo del dipinto, chiaramente diviso in due per evidenziare l’umanità di Giuseppe, sulla sinistra, e la sacra divinità del Figlio, sorretto dall’abbraccio della Madre, a destra.

Anche il paesaggio - per inciso un unicum, insieme alla tela del Sacrificio di Isacco, nella produzione del Merisi - risponde a questa logica; tanto è arida e brulla la terra sotto i piedi dell’anziano uomo, come Caravaggio immagina Giuseppe, quanto folta e rigogliosa è la vegetazione intorno a Maria. Eloquente, per di più, perché l’alloro rimanda alla verginità della Madonna, il cardo e il tasso barbasso, rispettivamente, alla Passione e alla Resurrezione di Cristo. All’Eucarestia allude, invece, il fiasco ritratto con efficace realismo a fianco di Giuseppe.

La strada che dalla Palestina conduce in Egitto è immersa in una luce diffusa che si propaga su tutta la scena fino ad attenuarsi nell’albeggiare del cielo sullo sfondo. Sembra, questo, un brano di pittura veneta o lombarda che esplicitamente dichiara il bagaglio culturale con cui Caravaggio era approdato nella Città Eterna.

La luce, dunque, e la postura dei personaggi in primo piano conferiscono all’atmosfera una nota di serenità, pur nel dramma dell’episodio neotestamentario che racconta della fuga precipitosa della Santa Famiglia. È un riposo, il loro, allietato da una musica celestiale che li accompagna e li conforta, nella consapevolezza del compito a ciascuno assegnato.