Il Qatargate segna la fine della credibilità dell'Ue
Quanti parallelismi tra il Qatargate e Tangentopoli. Il Pd trema, ma due riflessioni si impongono già: la retorica sul sovranismo e sui rubli di Mosca si infrange contro le trame agghiaccianti di Panzeri & co. Le istituzioni europee così perdono di credibilità nell'imporci vincoli e divieti.
E’ sempre difficile fare dei parallelismi tra inchieste giudiziarie, soprattutto a distanza di 30 anni. Tuttavia, il Qatargate, che pure è uno scandalo internazionale, presenta tante similitudini con Tangentopoli. Almeno per quanto riguarda le prime avvisaglie.
Il 17 febbraio 1992 l’inchiesta Mani Pulite partì con l’arresto di Mario Chiesa, detto “il mariuolo”, che non fece in tempo a nascondere le banconote delle tangenti pagate ai partiti della Prima Repubblica e fu preso con le mani nella marmellata. Il Qatargate ha già due Mario Chiesa: il primo è l’ex europarlamentare di Articolo 1 (il partito di Speranza e Bersani), ora lobbista, Antonio Panzeri; il secondo è Francesco Giorgi, compagno dell’ex presidente del Parlamento europeo, la deputata greca Eva Kaili. Giorgi ha infatti già confessato di aver gestito in prima persona il giro di denaro contante scoperto qualche giorno fa e ha ammesso di aver fatto parte di un’organizzazione utilizzata dal Marocco e da Doha per interferire negli affari europei. Ci sono dunque tutte le premesse per un allargamento dell’inchiesta, che fa tremare la sinistra italiana ed europea, visto che tra i nomi che si fanno ce ne sono diversi di europarlamentari progressisti.
Giorgi è stato incriminato e incarcerato per corruzione, riciclaggio di denaro e partecipazione a un’organizzazione criminale. I media greci riferiscono, però, che la Procura di Atene avrebbe aperto un’indagine penale sulla Kaili, sua compagna, per corruzione e riciclaggio di denaro in relazione a fatti diversi da quelli sui quali sta lavorando la magistratura belga e che hanno portato anche all’arresto di Panzeri e di altri due
In Italia il Pd trema perché Giorgi è assistente dell’europarlamentare dem, Andrea Cozzolino e tra i nomi che circolano c’è anche quello di Alessandra Moretti, altra europarlamentare che però si dice completamente estranea ai fatti e minaccia querele.
Il movente sembrerebbe del tutto sovranazionale: l’Emirato del Qatar è sospettato di aver voluto influenzare le decisioni dell’Ue, ricorrendo alla corruzione di diversi eurodeputati, per tentare di allontanare le accuse su temi come i diritti civili e umani e lo sfruttamento di lavoratori e manodopera straniera in relazione ai Mondiali tenuti nel Paese del Golfo. Va ricordato che a Bruxelles, nella casa di Panzeri, la polizia belga ha recuperato 600.000 euro in contanti e nell’abitazione della Kaili vari sacchi di denaro.
Esattamente come accadde per Tangentopoli, l’inchiesta sembra solo all’inizio, ma trent’anni fa finì per decapitare un’intera classe politica, mettendo fine alla cosiddetta Prima Repubblica, mentre in questo caso rischia di azzoppare le istituzioni europee, in particolare le cosiddette forze europeiste, toccate in via esclusiva da questi sospetti.
Il nodo è che uno Stato islamico probabilmente ricattava europarlamentari e burocrati di sinistra per pilotare decisioni dell’Unione. Se fosse così sarebbe davvero la fine del sogno europeista e dell’idea che il Vecchio Continente possa convertirsi in un’Unione solidale, inclusiva e rispettosa dei valori democratici. Ma è presto per dirlo. Potrebbe trattarsi soltanto di mele marce, che in ogni caso sembrano da rintracciare esclusivamente negli ambienti di sinistra.
E allora gli insegnamenti da trarre, già in prima battuta, nell’attesa dei prossimi sviluppi, sono almeno due.
Il primo riguarda la retorica sul sovranismo e il populismo. Per evitare che le forze sovraniste come la Lega in Italia potessero vincere le elezioni nazionali ed europee, sono state imbastite campagne su presunti legami tra il Carroccio e ambienti russi e si è parlato di fiumi di rubli transitati da Mosca alle casse salviniane. A tutt’oggi, però, non è stato trovato alcunchè e prove di questi presunti traffici non ce ne sono. Invece emergono trame agghiaccianti che riguardano esponenti della sinistra come Panzeri, che si spacciavano per paladini dei diritti degli ultimi e invece accumulavano tra le mura domestiche denaro contante di provenienza illecita. Senza dimenticare che la Ong fondata dal disinvolto ex europarlamentare italiano sarebbe servita proprio per far transitare il denaro e “ripulirlo”.
Il secondo spunto offerto da questa triste vicenda riguarda l’ormai scarsa autorevolezza delle istituzioni europee, che per lungo tempo hanno eroso porzioni crescenti di sovranità agli Stati nazionali. Quante volte ci hanno intonato il ritornello “ce lo chiede l’Europa” per imporci vincoli, parametri, divieti, limitazioni delle libertà personali e d’impresa? Con quale coraggio oggi continueranno a farlo, visto che le istituzioni europee potrebbero rivelarsi marce fino all’inverosimile e dominate da logiche che nulla hanno a che fare con l’unità europea e il bene dei cittadini?